28 Maggio 2022, 06:00
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CATANIA – Sono passati oltre due anni dalla perquisizioni della Guardia di Finanza nell’impero societario e calcistico creato (e ormai crollato) dall’imprenditore catanese Nino Pulvirenti. Nel mirino dei finanzieri del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria le aziende del gruppo Finaria, partendo da Meridi che gestiva una catena di supermercati (in amministrazione straordinaria da gennaio 2020) a Torre del Grifo a Massanunziata, quartier generale della squadra rossoazzurra (ormai fallita), ma anche hotel e residenze private dell’ex patron del Calcio Catania. Da quel provvedimento emerse che Pulvirenti era indagato per il crac Meridi.
L’inchiesta è arrivata all’udienza preliminare. Assieme all’imprenditore belpassese sono imputati per bancarotta fraudolenta il figlio Santi Maria, Santo Barbagallo, Carmelo Sapienza, Franco Davide, Giuseppe Davide Caruso, Pietro Lo Monaco e Davide Franco. I pm Fabio Regolo e Alessandra Tasciotti, al termine di un’articolata requisitoria, hanno chiesto al gup di disporre il rinvio a giudizio. Le discussioni della difesa si svolgeranno il 18 luglio.
Al centro del teorema accusatorio diverse “operazioni” finanziarie e contabili che avrebbero trasformato Meridi, in dissesto, in una sorta ‘di cassa’ del gruppo. Pulvirenti, presidente del cda dal 2010 al 2016 e ritenuto dalla magistratura anche “l’amministratore di fatto nel periodo successivo e reale dominus della società del gruppo Finaria”, avrebbe agito in concorso a Santo Barbagallo (amministratore unico dal 25.03.2016 al 14.07.2017) e Carmelo Sapenza (amministratore unico dal 14.07.2017 al 7.01.2020). L’aggravamento dei conti, perpetrato dai tre imputati, avrebbe portato Meridi – secondo la magistratura – a un’esposizione debitoria di “oltre 74 milioni di euro”. Del sistema di ‘distrazione’ dei fondi avrebbero fatto parte anche Franco Davide e Giuseppe Davide Caruso quali amministratore delegato e presidente del Cda dal 13.04.2016 al 05.04.2018, Pietro Lo Monaco e Davide Franco quali amministratore delegato e Presidente del Cda di Calcio Catania spa da fine 2016 al 16.05.2020 e il figlio Santi Pulvirenti, proprietario dell’Azienda Agricola Biorossa. Da Meridi – nonostante i diversi crediti che vantava – sarebbero stati “spostati” quasi 15 milioni di euro “senza alcuna giustificazione” a Finaria. Rinunce di crediti, canoni anticipati, noleggi, affitti di rami d’azienda, distribuzione di dividendi. Per la Procura di Catania sarebbero stati questi i ‘meccanismi’ utilizzati per ‘dissipare’ e ‘distrarre’ risorse economiche dalla ‘dissestata’ Meridi.
Nino Pulvirenti fino a pochi anni fa era a capo di un colosso imprenditoriale di supermercati, compagnia aerea, hotel, calcio. Pezzi di un ‘regno’ che piano piano sono crollati e si sono trasformati in inchieste giudiziarie. Dal crac Windjet alle partite truccate di “Treni del gol”. E ora l’ex re mida dell’imprenditoria siciliana rischia un altro processo.
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28 Maggio 2022, 06:00