PALERMO – “A Palermo si tratta, ma non si deve dire. Mi pare un gioco surreale. Credo che presentare i simboli sia un atto di onestà nei confronti degli elettori e mi atterrò alla linea del Pd. Se mi chiederanno di presentare la lista, lo farò; niente fughe in avanti”. L’ha detto il presidente della Regione, Rosario Crocetta, parlando delle Amministrative di primavera nel capoluogo siciliano. A chi gli ha chiesto se il Pd è a corto di nomi da spendere per la candidatura a sindaco, il governatore ha risposto che “ce ne potrebbero essere tanti” e ha aggiunto che “con Leoluca Orlando verrà fatto un accordo trasparente; se il sindaco uscente non lo condivide, il Pd decida di puntare su un’altra candidatura. Un accordo elettorale ha bisogno di un’intesa politica chiara. Mi dispiace che si sia perso tempo ma non mi immischierò nella vicenda”. Sull’incontro di due giorni fa tra il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini e Leoluca Orlando, ha detto di ritenere che “la figura del segretario provinciale di Palermo del partito, Carmelo Miceli, vada rispettata”.
Poi sulle Regionali: “Non mi faccio mettere la museruola da nessuno e non permetterò che le decisioni sulla Sicilia vengano prese altrove. Credo che sia allucinante che i sindaci e il presidente della Regione vengano decisi a Roma. In ogni caso sappiano che mi ricandido”.
Crocetta ha poi parlato della vicenda Anfe, il cui presidente, Paolo genco, è finito agli arresti domiciliari. “Oggi c’è la vicenda Anfe, è chiaro che meriterebbero un calcio nel sedere. Alcuni andrebbero cacciati senza pietà a calci nel sedere per quello che hanno fatto nella formazione ai giovani siciliani e ai lavoratori. Non possiamo fare finta che nulla sia successo – ha aggiunto -. Ci siamo trovati di fronte a attacchi che ci hanno creato molta sofferenza, fondi che dovrebbero essere utilizzati per creare lavoro sono stati utilizzati per truffe, non abbiamo altra possibilità che fare pulizia”. Utilizzando una metafora, il presidente della Regione ha poi affermato: “non estirpare un dente che va tolto diventa più doloroso”.
“La vicenda Anfe (l’arresto del presidente dell’ente, ndr) a la sentenza di Messina (la condanna di 20 persone, tra i quali il deputato di Fi Francantonio Genovese, nrd) mostrano l’entità dei problemi della formazione professionale, le difficoltà a riorganizzare questo mondo e a assicurare una continuità formativa. Nel passato avevamo una formazione riconducibile alle organizzazioni dei lavoratori e agli enti religiosi con in media 350 enti, poi ce ne siamo trovati 3.500. A metà degli anni 2000 si è fatta l’operazione di allargare la spesa dalle risorse regionali al fondo sociale, triplicandola: siamo passati da 100 milioni del 2005 a quasi 400 milioni del 2012. Questo ha pesato sulle politiche attive del lavoro. Dal 2010 in poi, pur in presenza di un blocco, si è dato il via libera ad assunzioni indiscriminate, tant’è che ne abbiamo trovati oltre 12 mila. C’è stata un’azione clientelare di massa sulla formazione. Questo settore ha bisogno di una nuova legislazione”. Crocetta ha quindi rivendicato le scelte operate dal suo governo: “Non avevamo scelta, ci trovammo in un contesto melmoso in cui chi voleva faceva un ente di formazione e veniva accreditato, creando questo scempio. Non credo che il ciclo di bonifica sia finito. Questi scheletri sono destinati a riemergere, a prescindere dall’azione dell’amministrazione, che in questi anni ha denunciato, mentre in passato ha operato nell’omertà”.