Crocetta difende Ardizzone | "Nessuna persecuzione su Cuffaro" - Live Sicilia

Crocetta difende Ardizzone | “Nessuna persecuzione su Cuffaro”

Il governatore con Ardizzone. Criticato da Schifani: "Scelta infelice".

La polemica sul convegno all'Ars
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PALERMO – Continua lo scontro sulla sala negata al convegno sul carcere con Totò Cuffaro. Dopo gli strali di Forza Italia di ieri, oggi il presidente dell’Ars ha ricevuto la solidarietà del presidente della Regione e del capogruppo del Pd all’Ars. A criticare la scelta di Ardizzone invece è l’ex presidente del Senato Renato Schifani.

La nota di Crocetta

“Trovo inaudito e al di fuori di ogni logica istituzionale, l’attacco che Forza Italia ha fatto nei confronti del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, per il diniego della sala Mattarella per un convegno al quale era invitato come relatore l’ex presidente della Regione, Cuffaro”. Lo dice in una nota il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta. “Nessuno vuole criminalizzare nessuno e sicuramente né Forza Italia né Cuffaro possono avercela con l’Ars per la condanna all’ex presidente – prosegue Crocetta -. La intitolazione della sala al presidente Mattarella, ucciso dalla mafia, vuole rappresentare una scelta chiara e netta del Parlamento, di lotta al sistema mafioso, come tra l’altro ribadito nel corso della legislatura con l’approvazione di una legge voto, per introdurre nello statuto un articolo che recita testualmente che ‘la Sicilia ripudia la mafia’. Nulla di tutto ciò ha a che vedere né con la discriminazione degli uomini né degli ex detenuti. Se Ardizzone non avesse vietato l’utilizzo di quella sala, la stampa italiana tutta, avrebbe titolato che l’Ars aveva offeso la memoria dell’ex presidente Mattarella – ancora il governatore -. Il presidente dell’Ars ha il dovere di difendere l’istituzione che rappresenta e lo ha fatto bene”.

“Forza Italia – continua Crocetta – se voleva fare un convegno, poteva scegliere un’altra sala. Non l’ha fatto con l’evidente scopo di creare polemiche e scontri in modo pretestuoso, in nome di una presunta persecuzione che non esiste, tant’è che l’ex presidente Cuffaro, dopo avere scontato la sua pena carceraria, gira regolarmente per la Sicilia per presentare il suo libro. Non me ne voglia Miccichè, ma la memoria si rispetta, in questo caso quella del presidente Mattarella, in passato anche quella di Falcone e Borsellino quando inopportunamente Miccichè mise in discussione la titolazione dell’aeroporto di Palermo ai due magistrati uccisi dalla mafia. Ribadisco, con la memoria delle vittime della mafia non si può scherzare, soprattutto quando lo si fa per ragioni politiche e bene ha fatto Ardizzone a vietare la sala. Tutto ciò – conclude il presidente della Regione – senza livore nei confronti di Forza Italia né nei confronti di Cuffaro”.

“Il presidente Ardizzone ha compiuto una scelta giusta e coerente”. Lo dice Alice Anselmo, presidente del gruppo PD all’Ars, a proposito della decisione del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone di negare l’utilizzo della Sala Piersanti Mattarella, nel Palazzo dei Normanni, ad un convegno sulle condizioni delle carceri che vedeva fra i relatori Salvatore Cuffaro. “Trovo irrispettosa nei confronti delle istituzioni – aggiunge Anselmo – una richiesta, provocatoria, presentata con l’evidente scopo di sollevare un polverone che di certo non fa bene alla Sicilia”.

La lettera di Schifani

Interviene anche il capogruppo di Area popolare al Senato Renato Schifani, che scrive: “Onorevole Presidente Ardizzone: la revoca della concessione da parte Sua della Sala Mattarella che avrebbe ospitato un dibattito sulla situazione delle carceri con autorevoli relatori, mi spinge al dovere di intervenire. Sento di intervenire, quindi, perché sono stato presidente del Senato della Repubblica e di tale funzione istituzionale ho vissuto e assorbito le alte, complesse e delicatissime esigenze. In testa a tutte questa: le Istituzioni esigono, a ragione, che chi le rappresenta gli somigli, dia cioè esempio quotidiano di imparzialità, efficienza e credibilità. Tutto ciò è rivolto ad alimentare l’attaccamento e il rispetto e soprattutto la fiducia da parte dei cittadini ai quali, dovremmo saperlo tutti, le Istituzioni sono stabilmente dedicate. E il decoro istituzionale è un elemento imprescindibile per un buon servitore di una istituzione. Di conseguenza – prosegue Schifani -, il così detto “Palazzo” deve essere e apparire “di vetro” in quanto a trasparenza e l’uso a cui è dedicato non può e non deve patire il sospetto d’essere considerato politico, cioè di parte. La Sua infelice scelta, gentile Presidente, ha contraddetto questi irrinunciabili principi. Lei s’è attribuito il diritto di emettere una sanzione in base a discutibili ragioni di opportunità. Nel concreto, Lei ha disatteso il civilissimo principio della riabilitazione sociale, cardine costituzionale, emettendo una condanna a vita nei confronti di chi non ha alcuna ragione, né di fatto né di merito, di subire poiché ha compiutamente e correttamente pagato il proprio debito con la giustizia. Certo, oggi viviamo in Sicilia il tempo del crocettismo, ma di ciò bisogna lasciare la titolarità all’attuale presidente della Regione. Imitarlo e gareggiare con lui è una colpa senza giustificazioni ed una penalità in più che la nostra Sicilia non merita. Lei se ne è lasciato tentare e ciò ha conferito alla Istituzione che rappresenta una grave debolezza. Peccato”.

“Mi dispiace averla turbata. Confidavo che la nostra interlocuzione fosse riservata, per il grande rispetto del ruolo che lei ha svolto. Non essendo così, mi vedo costretto a replicarLe, mio malgrado, in maniera pubblica”. Lo scrive il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, rispondendo a una nota dell’ex presidente del Senato, Renato Schifani, in merito alla revoca della concessione della Sala Mattarella per un convegno sui diritti dei detenuti ala quale era stato invitato l’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro. “So perfettamente – continua Ardizzone – che lei al mio posto si sarebbe comportato in modo diverso. Così come penso, invece, che se la stessa provocazione fosse stata fatta agli attuali Presidenti del Senato e della Camera non avrebbero agito diversamente da me. Su certe questioni non c’è terzietà o imparzialità”. “Pur essendone il destinatario – prosegue – sono convinto che lei, in realtà, con la sua lettera voglia mandare un messaggio non a me, ma ad altri. A chi? E quale messaggio?” “Con il rispetto che le è dovuto, Presidente, – conclude – se ha tempo, questa estate, legga l’illuminante libro di Bianca Stancanelli ‘La città marcia’”.


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