PALERMO – “Il presidente? Non l’ho più sentito”. Qualcuno inizierà a chiamarla la “sindrome Grasso”. Voluti, indicati, nominati e poposti come simboli della rivoluzione. E infine dimenticati. Messi da parte. Senza nemmeno concedere il lusso di una telefonata. Tano Grasso doveva diventare il “dirigente dei dirigenti” con ampi poteri sugli appalti. Ma il suo incarico, dopo gli annunci ufficiali, non arriverà mai. Valeria Grasso invece non è più il sovrintendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana. Non lo è più, a essere precisi, da più di due mesi. Il suo contratto, scaduto il 24 luglio, non è più stato rinnovato. L’impegno è durato appena quattro mesi. Perché? “Non ne ho idea – commenta serenamente l’imprenditrice – visto che da allora non ho avuto il piacere di parlare né col presidente, né con l’assessore Stancheris”.
E dire che la nomina di Valeria Grasso doveva puntellare “simbolicamente” la rivoluzione antimafia di Crocetta. L’imprenditrice palermitana che ha denunciato i suoi estorsori, è la proprietaria di una palestra che fu costretta a chiudere dopo le continue pressioni del racket. Secondo il governo, il suo nome poteva “contribuire a rilanciare la battaglia per il mantenimento della Foss”. Tutto “nel rispetto della legalità e dando alla direzione della Fondazione il taglio che serve: quello imprenditoriale”. E l’impatto rivoluzionario di quella nomina stava anche nella scelta di svolgere l’incarico gratuitamente. “Di fronte a tanta gente che da mesi non prendeva lo stipendio – dice oggi Valeria Grasso – mi sembrava corretto non pretendere alcuna indennità”. Ma dopo quattro mesi di lavoro “gratuito”, il governo ha dato alla Grasso il benservito. Anzi, nemmeno quello. Ha semplicemente fatto scadere la nomina. E non l’ha (finora) rinnovata a causa di quelli che il commissario della Foss definisce dei “cavilli”.
Ma la Grasso, oggi, si interroga: “Mi chiedo cosa possa essere successo – dice – e non so darmi una spiegazione. Mi hanno solo spiegato che la Foss dovrà ricostituire il cda e quell’organo nominerà il nuovo sovrintendente. Chi sarà e quando sarà nominato non glielo so dire”. Anche perché, al di là di quella comunicazione di Silvia, sulla Grasso è calato il silenzio: “La mia nomina – spiega – era stata pubblicamente voluta dal presidente Crocetta. Ma da mesi non sento né lui, né l’assessore Stancheris. Pazienza”. E nelle parole dell’imprenditrice ecco anche un filo di amarezza: “Avrei voluto cambiare il teatro – racconta – ma in quattro mesi sarebbe stato impossibile per tutti. Io ho lavorato col massimo impegno ma sempre in una situazione di grave emergenza”.
Ma dopo quattro mesi, tanti saluti. “Se mi aspetto che il cda rinomini me? Non mi aspetto di essere richiamata così come non mi aspettavo di essere scelta per questo incarico. Io – aggiunge – ho sempre detto di non avere alcuna competenza musicale, ma che avrei provato a trasferire la mia esperienza imprenditoriale. Del resto – ricorda – quando mi fu proposto questo incarico chiesi alcuni giorni per rifletterci. Vivevo in una località protetta e si trattava di un cambiamento radicale per la mia vita”.
Alla fine, ecco il sì. Un matrimonio durato davvero poco, però. Un nuovo “pasticcio” nella gestione degli incarichi pubblici dell’era Crocetta. Una nomina che si è incagliata contro un cavillo normativo, come spiega il commissario della Foss Gianni Silvia: “Il fatto è molto semplice: l’incarico del sovrintendente era legato a quello del Commissario straordinario. Un incarico che scadeva il 24 luglio. Quando il governo aveva deciso di rinnovare il mio incarico, si è accorto che si sarebbe trattato della terza volta: e la norma lo vieta. Così, – aggiunge Silvia – pur di garantire continuità alla Foss, sono stato confermato, ma nel ruolo di commissario ad acta”. Ed eccolo, il cavillo: “Il commissario ad acta, – aggiunge Silvia – al contrario del Commissario straordinario, non può nominare il sovrintendente”. Poco male. Ci penserà qualcun altro. “L’assessore ha già fatto sapere – spiega Silvia – che presto verrà ricostituito il cda. Sarà quello l’organo preposto alla nomina del nuovo sovrintendente”. Quando questo cda vedrà la luce, resta un mistero. Così come l’eventuale “ripescaggio” della Grasso. “Io so solo – conclude l’imprenditrice – che la continuità di un incarico è il presupposto vero del cambiamento. Non vorrei che qualcuno avesse pensato che restando in quella sede, di cose ne avrei cambiate pure troppe”.