PALERMO – Rosario Crocetta non si farà dettare l’agenda di governo da nessuno. Che con l’elezione di Matteo Renzi si possa compiere, “finalmente”, un vero rinnovamento anche in Sicilia, il presidente della Regione se lo augura, ma non è disposto a scendere a compromessi, anzi: “Quando il Partito democratico ha deciso di appoggiare la mia candidatura – afferma il governatore a margine di un incontro con i lavoratori di Sicilia e-Servizi venture – sapeva che stava candidando un uomo libero. E il Pd rappresenta una parte dell’esecutivo, certo, ma non è il governo”. Un governo, quello di Crocetta, che invece vuole mantenere la sua connotazione “di innovazione e indipendenza, pur confrontandosi con le forze politiche che lo compongono”.
I renziani in Sicilia con l’elezione alla segreteria nazionale del sindaco di Firenze chiedono di ‘pesare’ di più negli equilibri e nelle scelte a livello regionale. Cosa risponde?
“Queste parole sono degne di una logica stalinista, da vecchio sistema: si candidassero alla presidenza, allora potranno fare tutte le agende che vogliono”.
Vi siete proposti di approvare entro il 31 dicembre Bilancio e Legge di stabilità. E’ una scadenza che pensate si possa rispettare?
“I presupposti per l’approvazione entro fine anno ci sono tutti, ma i parlamentari sappiano che ogni ritardo potrebbe avere conseguenze sul futuro di 20 mila precari: se non si arriverà all’approvazione entro fine dicembre saranno sul lastrico. Se la sentono?”.
Intanto c’è anche da deciedere la nuova programmazione dei fondi europei.
“Puntiamo soprattutto all’istituzione di un fondo sullo sviluppo che dia accesso al credito alle imprese in un momento in cui le banche non fanno più prestiti. La situazione è paradossale: i siciliani risparmiano e il nostro risparmio viene dirottato altrove. Irfis, Ircac e Crias potrebbero diventare agenzie per lo sviluppo. Non scimmiottamenti del sistema bancario, ma agenzie che facciano operazioni a rischio zero. Ho anche pensato all’istituzione di un fondo di garanzia per i prestiti che si fanno alle aziende, così le imprese potranno chiedere investimenti alla Bei (Banca europea per gli investimenti, ndr) a tassi bassissimi, ed essere garantite dalla Regione. E c’è poi ancora da istituire il fondo per la povertà”.
Quindi i tagli non si fermano?
“Certo, e non è una battaglia giustizialista e astratta fatta soltanto per mandare qualcuno in galera, anche se qualcuno se lo merita, ma perchè le risorse liberate dal taglio alle spese inutili possano essere destinate agli investimenti e al lavoro”.
E cosa prevede il bilancio sulle partecipate?
“Non un taglio di lavoratori ma ai costi inutili. Queste società spendono continuamente risorse per l’affitto di immobili, consulenze, avvocati, consigli di amministrazione, bollette: tutte spese inutili, che potrebbero essere utilizzate per fare solidarietà sociale e risanare il Bilancio. E in questa finanziaria queste misure ci sono tutte”.