PALERMO – Crolla a picco il mercato dei mutui italiano: a maggio infatti il numero delle richieste di finanziamenti ha fatto registrare un nuovo calo, ancora a due cifre, attestandosi a -12% rispetto allo stesso mese del 2012. La Sicilia non ha certo fatto meglio, con un -14% rispetto a maggio dello scorso anno.
E non segna numeri positivi neanche il dato relativo alla percentuale di ottenimento del finanziamento: solo il 7% degli Italiani che richiedono ad un istituto bancario l’erogazione di un mutuo riesce ad ottenerlo, dato che in Sicilia scende al 4,1%, penultima tra le regioni d’Italia, davanti soltanto alla Calabria.
I dati forniti da Eurisc – una banca dati di informazioni creditizie gestita da Crif, società indipendente specializzata nella gestione del rischio e per il marketing – sono impietosi per tutta la penisola in generale – marcando i numeri peggiori da dieci anni a questa parte –, ma si fanno durissimi quando si analizzano le regioni del Mezzogiorno. La Sicilia segna un’età media dei richiedenti di 41 anni contro i 38 della media nazionale ed una durata di 25 anni contro i 21 anni della media nazionale.
“Le famiglie italiane, negli ultimi due anni, hanno assunto un atteggiamento diverso sia rispetto all’investimento immobiliare che rispetto ai mutui.” spiega Simone Capecchi, direttore Sales&Marketing del Crif. “Considerando la fase di perdurante incertezza che caratterizza la nostra economia, molti italiani scelgono di non appesantire il bilancio familiare. Piuttosto preferiscono rinviare l’acquisto della casa oppure rivolgersi alla cerchia familiare o a quella degli amici, temendo di non riuscire a pagare regolarmente i finanziamenti eventualmente accesi.”
Federconsumatori denuncia che la situazione rischia di arrivare ad un punto di non ritorno. “Il decreto legislativo 141/2010 e la nuova normativa sulle società di mediazione creditizia hanno amplificato il carattere recessivo di una congiuntura negativa ormai sine die”. sottolinea il presidente di Federconsumatori Sicilia, Lillo Vizzini. “Inoltre, non è affatto vero che vi sia una forte discesa dei costi delle case: nelle aree metropolitane i prezzi sono pressoché stabili, tutt’al più si registra qualche lievissima diminuzione nelle zone più marginali e periferiche. Alla luce di questo andamento è chiaro ed evidente che l’unica strada per far ripartire il mercato immobiliare sia quella del ridimensionamento dei prezzi, coerentemente con le sane logiche di mercato, in concomitanza con una riduzione della tassazione ed un maggiore e più facile accesso al mercato dei mutui per tutti coloro che ne hanno bisogno, senza che le persone si trovino di fronte ad una quasi certa risposta negativa quando si recano in banca a domandare un finanziamento”.
Anche Adusbef denuncia con parole dure la situazione. “Le banche italiane, che hanno avuto 274 miliardi di euro di prestiti triennali dalla Bce al tasso del 1%, invece di indirizzare una parte di quella enorme massa monetaria verso le attività produttive, assecondando la richiesta di credito proveniente da famiglie e piccole e medie imprese, preferiscono acquistare i titoli di Stato, per conseguire profitti a colpo sicuro senza il rischio d’impresa”.