Cuffaro, la difesa: "Nessun patto" - Live Sicilia

Cuffaro, la difesa: “Nessun patto”

Il processo per concorso esterno
di
2 min di lettura

“Tutti i medici che Giuseppe Guttadauro aveva indicato a Domenico Miceli affinché diventassero primari grazie all’appoggio di Salvatore Cuffaro non sono stati mai nominati. Questo dimostra che non c’é stato nessun patto”. Così l’avvocato Nino Caleca, legale dell’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, si è opposto a una delle accuse che vengono contestate all’ex governatore nel processo per concorso in associazione mafiosa che si svolge davanti al gup Vittorio Anania. La vicenda, affrontata da Caleca, è quella delle richieste del boss mafioso Guttadauro affinché Salvo Picciurro diventasse primario del Civico e che Marcello Catarcia e Giacomino Giannone, fossero inseriti nei primi dodici posti della graduatoria del concorso per assistente medico dell’ospedale Civico di Palermo.

Poi la difesa dell’ex governatore siciliano ha puntato il dito contro un verbale di Massimo Ciancimino. “Chiedo la nullità dell’interrogatorio di Massimo Ciancimino del 22 dicembre scorso: è stato sentito come imputato di reato connesso mentre doveva essere ascoltato dai pm come indagato per mafia” ha detto l’avvocato Oreste Dominioni, legale di Salvatore Cuffaro. In quell’occasione Ciancimino parlò del famoso pizzino in cui si farebbe riferimento, secondo il testimone, a Dell’Utri e Cuffaro per l’ottenimento di provvedimenti di clemenza per i mafiosi. “Questo interrogatorio – ha osservato il legale – non può essere utilizzato in questo processo così come dovrebbe essere annullata la sua deposizione del 2 febbraio 2010 al processo Mori. Anche in quel caso fu sentito come imputato di reato connesso perché è sotto processo per riciclaggio del tesoro del padre. La legge è molto chiara in questo senso, se è indagato deve essere sentito come tale”. “La procura, come dimostra la perizia sui pizzini presentata dai pm in questo processo – ha spiegato l’avvocato – stava già indagando su Ciancimino e sulla veridicità dei documenti che presentava già da molto tempo”. L’avvocato ha quindi chiesto l’acquisizione della perizia sui pizzini presentati da Ciancimino secondo la quale il documento in cui si parlerebbe di Cuffaro e Dell’Utri non sarebbe stato scritto con nessuna delle macchine da scrivere conosciute di Bernardo Provenzano. Il pubblico ministero, Francesco Del Bene, si pronuncerà sulle richieste della difesa durante la prossima udienza che si svolgerà il 2 dicembre.

I pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene hanno chiesto la condanna a dieci anni. Cuffaro è stato già condannato in appello per favoreggiamento aggravato dall’aver agevolato la mafia.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI