La lunga giornata di Borsellino - Live Sicilia

La lunga giornata di Borsellino

''Sapere che sulle indagini sulle stragi ci sarebbero stati depistaggi mi suscita indignazione''. Così il Presidente della Camera Gianfranco Fini, a Palermo, per l'anniversario dell'uccisione di Paolo Borsellino, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano quali sentimenti susciti in lui sapere che pezzi dello Stato potrebbero avere bloccato le inchieste sull'eccidio di via D'Amelio. ''Chiunque crede nelle istituzioni - ha aggiunto - si indigna quando apprende che c'è del vero in questo. Molto va ancora chiarito ma questo è compito della Magistratura''.
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”Sapere che sulle indagini sulle stragi ci sarebbero stati depistaggi mi suscita indignazione”. Così il Presidente della Camera Gianfranco Fini, a Palermo, per l’anniversario dell’uccisione di Paolo Borsellino, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano quali sentimenti susciti in lui sapere che pezzi dello Stato potrebbero avere bloccato le inchieste sull’eccidio di via D’Amelio. ”Chiunque crede nelle istituzioni – ha aggiunto – si indigna quando apprende che c’è del vero in questo. Molto va ancora chiarito ma questo è compito della Magistratura”.

”No a Schifani, sì, invece a Fini”. Lo ha annunciato il popolo delle ”Agende rosse”, che è tornato in via D’Amelio, dopo il corteo fino all’albero Falcone, per dare vita a un nuovo ”presidio”. I manifestanti si sono detti contrari alla presenza di Schifani, che peraltro non era prevista. ”Si era diffusa la voce – ha spiegato Salvatore Borsellino, fratello del magistrato – che Schifani stava venendo per partecipare al corteo. I giovani, a quel punto, hanno deciso di tornare indietro. Il questore in contatto col cerimoniale di Fini, ci ha chiesto se avremmo gradito la presenza di Fini in via D’Amelio: gli abbiamo risposto di sì, che la presenza del presidente della Camera per noi andava bene”.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini si è recato in via d’Amelio per deporre una corona di fiori. Ma è stato contestato da un gruppo di appartenenti al comitato della “Agende rosse”: “Vergogna, gli anno detto, fuori l’agenda rossa”. Fini si è avvicinato ai manifestanti per capire cosa dicessero, e questi gli hanno chiesto se anche per lui Mangano fosse un eroe. Ha risposto: “E’ un cittadino italiano condannato per mafia, non un eroe”. E’ partito pure il corteo della “Giovane Italia” (la foto è di repertorio) e del Forum XIX Luglio, da piazza Vittorio Veneto. Manfredi Borsellino, figlio del magistrato ucciso, ha acceso simbolicamente la prima fiaccola in testa al corteo.

Al grido “resistenza” è partito il corteo, formato da circa cinquecento persone, che da via Mariano D’Amelio raggiungerà l’albero Falcone in via Notarbartolo per ricordare il giudice Paolo Borsellino ucciso assieme alla sua scorta il 19 luglio 1992. Una gigantesca bandiera italiana precede la lunga fila di persone che unirà nel ricordo delle stragi anche il magistrato Giovanni Falcone, trucidato dalla mafia due mesi prima di Borsellino. Tutti hanno in mano l’agenda rossa, appartenuta a Borsellino e misteriosamente sparita il giorno dell’eccidio, diventata il simbolo della ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio. Proprio vicino al luogo dove il giudice venne ucciso da una auto bomba è stata posta la simbolica lapide di Vittorio Mangano, lo “stalliere di Arcore”, definito dal senatore Marcello Dell’Utri “un eroe”.

“Che ci sia un numero di persone anche delle istituzioni che si lamenta del silenzio sulle stragi, che in molti casi è stato voluto dalle istituzioni stesse, è un segnale importante. C’é un presidente della commissione antimafia che dice di volere andare fino in fondo e anche questo mi sembra fondamentale”. Lo ha detto il procuratore Antonio Ingroia, questo pomeriggio in via D’Amelio per ricordare Paolo Borsellino e la sua scorta, uccisi 18 anni fa. “C’e qualcuno delle istituzioni che non vuole che la realtà venga a galla – ha proseguito – E’ una verità difficile che va conquistata, speriamo che chi vuole far luce su queste vicende sia più forte di chi ci osteggia. La seconda Repubblica è figlia delle stragi ma anche della trattativa inconfessabile. Credo che una democrazia si può reggere solo se fa luce sulle proprie origini”.

Davanti a centinaia di agende rosse alzate, alle 16.55 – l’ora dell’eccidio – è calato il silenzio in via D’Amelio, dove morirono il 19 luglio del 1992 il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Un minuto senza cori e parole per commemorare il magistrato, prima di un lungo applauso da parte della circa 500 persone presenti alla manifestazione. Il popolo delle agende rosse, come quella appartenuta al giudice e misteriosamente sparita dopo l’attentato, chiede di sapere chi è stato a volere la morte del giudice che proseguì le indagini su Cosa nostra cominciate da Giovanni Falcone, ucciso due mesi prima, il 23 maggio del 1992. “Sono calate le tenebre su quello che successe il 19 luglio 1992. I riflettori restano solo su via D’Amelio, su castello Utveggio e sui luoghi dove la strage è stata pensata c’é buio fitto. Il colonnello Giovanni Arcangioli si è allontanato da qui con quell’agenda rossa. Ogni 19 luglio vengono qui le istituzioni per controllare che tutto proceda come sempre, senza luce”, ha detto Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso diciotto anni fa, ricordando amaramente quel giorno e questi anni trascorsi senza la verità. In via D’Amelio, tra i manifestanti, anche i parlamentari della commissione nazionale Antimafia Fabio Granata e Giuseppe Lumia.

Dal blog di Raffaele Lombardo: “La sconfitta definitiva della mafia passa non solo attraverso la strada giudiziaria e di repressione poliziesca ma anche, e forse soprattutto, per la presa di coscienza e l’assunzione diretta di responsabilità delle nuove generazioni. E’ con questa motivazione che, in occasione del 18° anniversario della strage di via D’Amelio, il governo della Regione, in collaborazione con l’Assessorato all’Istruzione, distribuirà in tutte le scuole della Sicilia le foto che ritraggono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, veri eroi civili della nostra regione”.

“Sulla strage di via D’Amelio ci sono stati troppi silenzi e in altri casi parole pronunciate per confondere e non per fare chiarezza”. Lo ha detto il presidente della Commissione Nazionale Antimafia, Giuseppe Pisanu, che ha partecipato alle commemorazioni organizzate nel giorno del diciottesimo anniversario dell’uccisione del giudice Paolo Borsellino nella caserma Lungaro, a Palermo. La Commissione sarà per i prossimi tre giorni impegnata, a Palermo, in audizioni di prefetti e dei capi delle procure dell’isola. Ai giornalisti che gli chiedevano se è ottimista sulla possibilità di arrivare finalmente alla verità sull’eccidio di via D’Amelio, Pisanu ha risposto: “Non sono ottimista, ma ho fiducia nell’intelligenza e nell’impegno politico della mia Commissione Antimafia. Penso anche che un paese che non riesce a fare luce sulle vicende tragiche del suo passato è un paese costretto a riviverle”. “Occorre – ha concluso – rendere giustizia ai cittadini. Noi stiamo facendo il possibile stando attenti a non interferire con il lavoro dei magistrati. C’é una verità giudiziaria che spetta ai magistrati ed è basata sulla ricerca delle prove; poi c’é una verità politica a cui dobbiamo arrivare noi”.

“Il giudice Borsellino è stato un esempio di dedizione allo Stato e di lotta all’illegalità e la sua storia è patrimonio prezioso di civiltà e di democrazia“. Lo scrive il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un telegramma inviato al prefetto di Palermo in occasione della ricorrenza della strage di Via D’Amelio. “L’anniversario della strage di Via D’Amelio, ove si è compiuto il sacrificio del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, Catalano, Cascina, Traina, Li Muli e Loi – sottolinea il premier – è occasione per rendere commosso omaggio alla loro memoria. Il giudice Borsellino è stato un esempio di dedizione allo Stato e di lotta all’illegalità e la sua storia è patrimonio prezioso di civiltà e di democrazia. La prego di rivolgere ai familiari, i sensi di viva partecipazione mia e del Governo al solenne ricordo dei Caduti”, conclude il capo del Governo.

“Oggi, 19 luglio, l’Italia dei Valori parteciperà alla manifestazione organizzata a Palermo per ricordare la strage di Via D’Amelio che stroncò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta. E’ questa un’occasione importante per onorare la memoria e l’infaticabile impegno con il quale il magistrato siciliano portò avanti la sua battaglia in difesa dello Stato di diritto, arrivando a pagare il prezzo più alto”. Lo scrive in una nota il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro aggiungendo che “il nostro obiettivo imprescindibile è quello di combattere tutte le mafie, di ottenere giustizia e di far emergere, ad ogni costo, la verità”. “Su questa tragica vicenda, infatti, anche dopo diciotto anni, permangono troppe ombre e sussiste una diffusa omertà che impedisce di chiudere un capitolo buio della storia del nostro Paese. Ci chiediamo – prosegue Di Pietro – che fine abbia fatto l’agenda rossa di Borsellino, scomparsa subito dopo la strage, e perché pezzi deviati dello Stato si siano adoperati per depistare il corso delle indagini. Siamo in piazza, oggi, perché pretendiamo risposte a queste scomode domande e, soprattutto, perché crediamo nell’affermazione della giustizia e della verità che restano, per noi, pilastri fondamentali per uno Stato di diritto”. Oltre al Presidente dell’Italia dei Valori saranno presenti il portavoce nazionale del partito, Leoluca Orlando, l’eurodeputato Luigi de Magistris, Ignazio Messina, il coordinatore regionale, Fabio Giambrone e altri esponenti dell’Italia dei Valori.

“I risultati conseguiti grazie all’impegno di magistrati e forze dell’ordine vanno integrati da uno sforzo costante e coerente della società civile nell’opporsi ad atteggiamenti di collusione e indifferenza rispetto al fenomeno mafioso. Altrettanto indispensabile è il convinto e forte sostegno alle nuove indagini in corso sulla terribile stagione delle stragi che sconvolse il Paese nei primi anni novanta”. E’ quanto afferma in un messaggio inviato ad Agnese Borsellino, il presidente della Repubblica ricordando il giudice assassinato dalla mafia 18 anni fa. “Con armonia d’intenti e pieno spirito di collaborazione – sottolinea Napolitano – le istituzioni tutte debbono contribuire a fare piena luce su quegli episodi rispondendo così all’anelito di verità e giustizia che viene innanzitutto da chi, come lei e i suoi famigliari, è stato colpito negli affetti più cari, ma nello stesso tempo e più che mai dall’intero Paese”.

“Che la strage di via D’Amelio non fu solo responsabilità della mafia lo sapevamo da anni. E’ un’intuizione vecchia. Ora il problema è trovare gli elementi processuali che accertino questa verità”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso intervenuto alla cerimonia di commemorazione dell’eccidio in cui persero la vita Paolo Borsellino e la sua scorta organizzata nella caserma della polizia Lungaro a Palermo. “Non si può parlare di costi o di tempi – ha aggiunto -. Le vittime hanno il diritto di conoscere quanta più verità possibile”. Ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulle dichiarazioni del procuratore aggiunto di Caltanissetta Domenico Gozzo, che ha definito la strage di via D’Amelio un “golpe”, Grasso ha risposto: “non parlo di indagini in corso”.

Il presidente del Senato, Renato Schifani ha deposto deponendo una corona di fiori in memoria del giudice Paolo Borsellino e degli agenti di scorta uccisi 18 anni fa. La cerimonia si svolge nella caserma della polizia Lungaro a Palermo. Partecipano, tra gli altri, il procuratore generale di Palermo Luigi Croce, i questori di Palermo e Trapani Alessandro Marangoni e Giuseppe Gualtieri, il vice capo della polizia Francesco Cirillo.

Sono arrivati in via D’Amelio, luogo della strage in cui furono uccisi Paolo Borsellino e i poliziotti Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina, i bambini dell’Associazione “Ragazzi di strada” dello Zen, del Centro salesiano Santa Chiara e di Ubuntu, che in questo momento stanno animando la strada con giochi e canti. “La mafia è una cosa brutta – dice Aymen, 8 anni, originario del Marocco, che ha conosciuto la storia di Falcone e Borsellino tramite il cartone animato trasmesso in televisione – perché uccide le persone a cui tu vuoi bene. I giudici Falcone e Borsellino erano buoni e un assassino li ha uccisi perché loro stavano liberando la città dai cattivi”. Aymen da grande vuole fare il calciatore , “perché è più semplice – sostiene – Di sicuro non farò il carabiniere perché poi alla fine muori”.


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