PALERMO – Un errore. Un’imprecisione, una macchia su quella proposta di contratto. Uno strafalcione da diecimila euro. L’assemblea dei soci di Sicilia e-Servizi ha deliberato il nuovo trattamento economico dell’ex commissario, adesso presidente, Antonio Ingroia. Per lui, ecco 50 mila euro lordi annui di indennità. Dieci mila in più del dovuto.
Già. Perché la legge parla chiaro. E adesso l’assessorato all’Economia sta cercando di capire come intervenire. Come correggere quell’errore, finito su un atto notarile. Antonio Ingroia, stando alle norme, deve guadagnare di meno. Per carità, nessuna cifra da capogiro. Diecimila euro lordi. Che in busta paga si traducono in circa 400 euro mensili. Ma questa gaffe dell’assemblea dei soci di Sicilia e-servizi stride, e molto, con gli annunci di questi giorni. Con i tagli che il governatore Crocetta ha annunciato proprio sulle partecipate. Riduzioni di compensi, di sprechi, di indennità “gonfiate”.
E un po’ gonfiata è anche quella di Antonio Ingroia, come detto. Cinquantamila euro sono troppi. E paradossalmente, a dirlo è non solo la legge ma proprio il governo che finora – e di questo parleremo – ha garantito quel gettone. La legge in questione, per essere precisi, è la Finanziaria del 2010. Che all’articolo 17 prevede gli interventi per la riduzione della spesa nelle società partecipate. “I compensi corrisposti ai componenti degli organi di amministrazione e controllo, degli istituti, aziende, agenzie, consorzi, organismi ed enti regionali comunque denominati, – si legge – sottoposti a tutela e vigilanza dell’amministrazione regionale che usufruiscano di trasferimenti diretti da parte della stessa, fatta eccezione per le aziende sanitarie ed ospedaliere nonché per le aziende ospedaliere universitarie, non possono superare l’importo onnicomprensivo di 50.000 euro annui per ciascun componente degli organi di amministrazione e di 25.000 euro per ciascun componente degli organi di vigilanza e controllo”.
Ma quei cinquantamila euro, come detto, sono troppi. Perché nel frattempo è intervenuto il governo di Rosario Crocetta. La delibera, per l’esattezza, è la numero 452 del 2012. Una delibera che di fatto traduce in atti concreti (fino a un certo punto, a dire il vero) gli annunci del governatore appena insediatosi. Tagli, tagli, tagli. Con quella delibera, insomma, era iniziata la “rivoluzione”.
Era il 30 novembre del 2012. E tra gli interventi previsti per il “contenimento dei costi della pubblica amministrazione” ecco spuntare il taglio del 20% per i “compensi annui da erogare ai componenti degli organi di amministrazione, controllo e revisione (ove previsti)”. E – giusto per evitare equivoci – la stessa norma faceva riferimento proprio alla Finanziaria del 2010, che aveva fissato i tetti di 50 e 25 mila euro. Insomma, quei compensi devono scendere, dice Crocetta. I 50 mila devono diventare 40 mila. E i 25 mila devono trasformarsi in 20 mila.
Eppure, nel caso della nomina dell’ex Pm, il governatore si distrae. E, come confermato dal sito ufficiale della Regione, attribuisce a Ingroia un compenso da 50 mila euro lordi. E il taglio? Non c’è. La società Sicilia e-Servizi, nel frattempo, è stata “resuscitata” (per la seconda volta). L’azienda che andava liquidata, chiusa, grazie all’operato dell’ex Pm, è stata recuperata. Rimessa “in bonis”. Sul mercato. La decisione dell’assemblea dei soci è dell’8 aprile scorso. Il passaggio dallo stato di liquidazione a quello “sano” si è completato in 60 giorni. Intanto, a Ingroia è stato attribuito il nuovo ruolo: quello di Amministratore unico della società. L’8 aprile, insomma, serve un nuovo contratto. E i soci di Sicilia e-Servizi decidono di riproporre per il “nuovo” amministratore unico, lo stesso compenso ottenuto da liquidatore: 50 mila euro. E il taglio? Non arriva nemmeno in questo caso. Ma stavolta, in assessorato vogliono vederci più chiaro. La delibera va applicata. E la Regione dovrà chiedere la “rettifica” di quella somma. I 50 mila euro lordi devono diventare 40 mila. Del resto, lo ha detto Crocetta. Che si è distratto prima, e anche adesso.
E non è l’unico caso, a dire il vero. Il taglio che farebbe scendere da 50 a 40 mila euro i compensi degli amministratori delle società partecipate, non è stato applicato – stando ai dati ufficiali pubblicati sul sito della Regione e aggiornati al 6 febbraio 2014 – in altri casi. Succede ad esempio all’Ast. Lì, l’intero cda si assicura compensi da 50 mila euro lordi a testa. Si tratta del presidente Dario Lo Bosco, del vicepresidente Stefano Polizzotto e del consigliere Rosario Carlino. Paradosso nel paradosso, visto che la delibera che dispone i tagli fa riferimento proprio a una nota della Segreteria tecnica del presidente, con la quale sono state trasmesse alla Ragionieria generale quelle disposizioni. Quei tagli. A capo di quella segreteria tecnica era proprio Stefano Polizzotto. Che ha chiesto ufficialmente che venissero applicati i tagli che non verranno, mesi dopo, applicati nel suo caso. Ma un caso simile è anche a Sviluppo Italia Sicilia. Al vertice del cda Rosario Crocetta ha nominato una persona assai gradita. Carmelina Volpe ha svolto in passato il ruolo di presidente del collegio dei revisori dei conti a Gela. Adesso è al vertice della società partecipata. Anche per lei, 50 mila euro lordi di compenso. Anche in questo caso, nessun taglio del 20%. Anche in questo caso Crocetta ha dimenticato di rispettare le norme volute da… Crocetta.