Da Pif ad Antoci e Bartolo | Siciliani, la Leopolda porta bene - Live Sicilia

Da Pif ad Antoci e Bartolo | Siciliani, la Leopolda porta bene

La carriera del regista si impennò dopo una incursione alla kermesse renziana. Succederà ancora?

L'evento del Pd
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PALERMO – Di sicuro c’è che la Leopolda porta bene. Ne sa qualcosa, ad esempio, il regista siciliano Pif, che dopo un intervento alla kermesse renziana vide la propria carriera impennarsi: ricchi spot pubblicitari e anche due film che toccano il tema della mafia. Erano i giorni in cui Pif prendeva ad esempio Mirello Crisafulli: “Ma come fate a tenervelo nel Pd?” chiedeva direttamente a Renzi. Lo stesso che avrebbe abbracciato o che aveva già accolto al governo, deputati indagati per altre faccende, transfughi di ciò che fu il centrodestra.

Ma la Leopolda porta bene ai siciliani. E magari avverrà anche agli altri protagonisti siculi che si sono aggirati, nei giorni dell’evento, negli spazi della vecchia stazione e persino sul palco. Tra questi, il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, obiettivo di un attentato il maggio scorso e di una nuova intimidazione poche ore fa. Il suo intervento è un racconto accorato dei giorni dell’attentato fortunatamente senza danni alle persone. Paura che Antoci ricorda, aggiungendo però che a quella è seguita la “speranza e il coraggio. Perché noi siamo di più, siamo più dei mafiosi”. Un intervento certamente alto e di spessore. Anche quando ha tirato fuori dall’armamentario della retorica (nel senso di arte retorica, per carità) antimafiosa, il mantra tanto caro al senatore Beppe Lumia: “Legalità e sviluppo”. Tutto bello e tutto condivisibile, per carità. Tranne, forse, la caduta finale. Perché Antoci, nel suo intervento alla Leopolda ha dovuto, voluto, cercato di fare stare sulla stessa mattonella la lotta alla mafia e il referendum del 4 dicembre. Un aspetto etico, legalitario con uno smaccatamente politico. E lo ha fatto, compiendo un “giro largo”: “I mafiosi hanno paura del cambiamento. La riforma costituzionale è il cambiamento. Il 4 dicembre daremo un colpo alla criminalità”. Boh. Sarà. Antoci probabilmente, sul finire del suo intervento, ha smesso i panni del coraggioso amministratore di un ente regionale, vestendo, chissà, quelli del futuro candidato alla presidenza della Regione.

Dalla mafia all’immigrazione, il passo non è poi così lungo. E così, l’unico siciliano, insieme ad Antoci, a calcare il palco della Leopolda è l’ormai celebre medico di Lampedusa Pietro Bartolo. Anche nelle sue parole, la sintesi di una esperienza di vita straordinario, a contatto con la sofferenza dei migranti e anche col miracolo delle vite salvate. “L’Italia – ha detto – è un Paese campione in solidarietà e accoglienza. Bisogna però mettere fine a questo olocausto, a questo genocidio. A Lampedusa non abbiamo una marcia in più – ha concluso con giusto orgoglio – sono gli altri ad avere una marcia in meno”. Ma poi, anche per Bartolo, la necessità di compiacere il “padrone di casa”: “Devo riconoscere quanto fatto da Matteo Renzi – ha detto – con tenacia si batte in prima persona portando le istanze del nostro Paese in Europa”. Applausi, ca va sans dire.

Intanto, tra le sedie della Leopolda, si aggiravano altri siciliani in cerca di nuovi quadrifogli, di un po’ di quella fortuna politica e professionale che solo la Leopolda sa regalare. Ce’era ad esempio l’assessore regionale ai rifiuti Vania Contrafatto insieme al collega Alessandro Baccei (più fiorentino che siciliano, quindi un po’ a casa). C’erano poi alcuni deputati renziani. Quelli del cambiamento, della rottamazione. Come Giuseppe Laccoto, ad esempio, deputato catanese giunto all’Ars alla quarta legislatura: quindici anni di fila tra gli scranni di Sala d’Ercole. O come Luca Sammartino, eletto con l’Udc e transitato da Articolo 4 prima di approdare nel Pd. E c’era Valeria Sudano, cuffariana, nipote dello storico big della Dc catanese Mimmo Sudano, eletto col Cantiere popolare di Saverio Romano e oggi al Pd anche lei seguendo la trafila attraverso Articolo 4. Un partito, quello, fondato da Lino Leanza, politico vicino a Cuffaro negli anni d’oro, e scomparso prematuramente. Lo stesso Leanza recitò un ruolo di primo piano per l’elezione al parlamento europeo col Pd di Michela Giuffrida: anche alla Leopolda, come il docente universitario Maurizio Carta, un nome in ascesa a Palermo (che i renziani, oltre a Rosi Pennino possano puntare su di lui anche come candidato sindaco alle primarie?). A guidare il tavolo tematico sulla scuola, ovviamente, Davide Faraone. Che della “Leopolda” è anche un organizzatore. La Leopolda sicula, per la precisione. Ma per i siciliani in cerca di fortuna, il palco giusto è quello di Firenze.


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