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Da Roma bocciata la bozza |della rete ospedaliera

Bentivegna: "Il servizio sanitario regionale è a rischio implosione".

l'intervento di Cimo Asmd
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CATANIA – “La CIMO ASMD assieme alle altre organizzazioni sindacali ha richiesto all’assessorato alla Sanità, una convocazione urgente dopo la bocciatura da parte del Ministero della Salute della bozza di rimodulazione della rete ospedaliera per conoscere le contestazioni ministeriali, le direttive per il modello ospedali riuniti e per la riduzione di posti letto e l’orientamento operativo dell’Assessorato per l’ennesimo nuovo piano fantasma. È necessaria una vera concertazione che possa davvero rimettere in piedi il servizio regionale siciliana che è a rischio implosione, altro che business intramoenia”. Lo dichiara Stanislao Bentivegna, segretario regionale CIMO ASMD.

“La recente inchiesta pubblicata su Repubblica Palermo sull’attività ambulatoriale svolta dai medici in regime di intramoenia nelle diciassette aziende ospedaliere siciliane – sottolinea il segretario Stanislao Bentivegna – svelerebbe i retroscena nebulosi di un vorticoso business da oltre 45 milioni di euro all’anno, 39 milioni dei quali finirebbero nelle tasche dei medici siciliani (diecimila in tutto) solo sette dei quali, però, sono risultati indagati nell’ultimo anno per il reato di peculato, per avere cioè approfittato dell’ingolfamento delle liste di attesa e dirottato i pazienti nei propri ambulatori. La CIMO ASMD, come sindacato dei medici che nell’isola conta quasi mille iscritti, ritiene di dover fornire ai lettori una lettura diversa di quei numeri che se dati in pasto in termini assoluti sull’onda di un demagogico paradigma che declina tutto in spending rewue, rischia di non rendere alcun servizio alla collettività e di dipingere tutti gli oltre diecimila medici siciliani come affaristi, crestaioli se non addirittura ladri e truffatori, senza puntare sulle reali cause che stanno determinando il collasso del sistema sanitario regionale”.

“Sarebbe stato utile chiarire nell’articolo – prosegue Bentivegna – innanzitutto, che i 45 milioni di euro di ricavi sull’intramoenia in una Regione che conta poco più di 5 milioni di abitanti, il 17 % dei quali ricorre all’Alpi si traducono in circa 50 euro a paziente in un sistema, regolato da norme molto rigide, ribadite nell’ultimo decreto assessoriale del marzo 2014 (337/2014) che prevede che la tariffa richiesta dal professionista all’utente debba contenere delle quote, a priori e non a forfait, destinate all’azienda (5%), alla equipe di supporto ambulatoriale (12%) al personale indiretto (5%), al fondo perequazione ( per i medici che non svolgono tale attività) (5%), al fondo per la prevenzione e l’abbattimento delle liste di attesa ( 5%), spese amministrative (3%), senza considerare le voci di Irap, assicurazioni e previdenza”. “Complessivamente, dunque, il 30, 35 per cento di quei ricavi – aggiunge il segretario Bentivegna – sono destinati alle aziende che, cosa non da poco, incassano direttamente e immediatamente gli importi per le prestazioni e provvedono a trattenere le quote per ogni voce”.”Pertanto per tornare all’inchiesta di Repubblica – prosegue – se è vero come si legge che alle aziende restano qualcosa come 770 mila euro, con i conti in rosso e in caduta libera la responsabilità non è certo da addebitare ai camici bianchi in corsia”.

Vale la pena ricordare che agli atavici problemi della sanità siciliana si è aggiunta una riforma varata nel 2009 dal governo regionale che non è mai decollata, che ha determinato finora solo l’accorpamento di ospedali, meno unità operative complesse e meno ambulatori, meno personale medico e paramedico, aumento dei ticket, concorsi bloccati, senza una rimodulazione della rete ospedaliera, le reali cause delle liste di attesa sei, otto, dodici mesi” . “Sulla bozza appena bocciata dal ministero della Salute, la CIMO ASMD da un anno solleva obiezioni, incongruenze e muove rilievi tecnici, senza che sia stata mai ascoltata, nella più assoluta distrazione e incompetenza degli uffici assessoriali che dopo un anno di appuntamenti annullati hanno concesso ai i medici un incontro tanto formale quanto inutile ai primi di luglio, pochi giorni prima della presentazione della bozza, che come era prevedibile ha prodotto solo un nulla di fatto”.

 

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