Dadalove, il documentario in proiezione al 'Sole Luna Doc Film Festival' - Live Sicilia

Dadalove, il documentario in proiezione al ‘Sole Luna Doc Film Festival’

La regia è di Chiara Agnello
PALERMO
di
2 min di lettura

PALERMO – Si intitola “Dadalove” il documentario della regista Chiara Agnello. Prodotto da Wellsee sarà proiettato il 7 luglio, alle 20:30, nel cortile Abatelli, nel complesso monumentale dello Steri, in piazza Marina a Palermo, nell’ambito dell’edizione 2022 del “Sole Luna Doc Film Festival”. L’ingresso è libero.

“L’idea di questo documentario mi è venuta dopo aver visto una dei tanti e sorprendenti spettacoli prodotti dal duo di registi siciliani Ugo Giacomazzi e Luigi di Gangi con la loro compagnia TeatriAlchemici – spiega la regista -. Entrambi attori e registi straordinari, lavorano da circa 10 anni con questo gruppo di ragazzi affetti dalla sindrome di down, con i quali hanno creato questa speciale compagnia teatrale che è ormai amata moltissimo dal pubblico palermitano e non solo”.

La regista Chiara Agnello

Vincitori di premi importanti, accolti nei teatri più belli, protagonisti addirittura di opere liriche, questa piccola compagnia vanta un curriculum teatrale di tutto rispetto. “Un instancabile lavoro, umano e artistico, profondo e leggerissimo, che ha creato, a mio avviso – prosegue Chiara Agnello – una delle compagnie di teatro più valide in Italia oggi, sia per la sperimentazione di un linguaggio nuovo e altro che per la qualità umana dei soggetti coinvolti. Sono sempre rimasta molto colpita dalla libertà che i due autori lasciano ai loro attori, liberandoli da schemi convenzionali e aiutandoli a trovare una cifra espressiva personale, che amplifica la loro diversità rendendola meravigliosa e vicina. È difatti questo che mi ha spinta dentro questo progetto sperimentale, ovvero la capacità di rendere una sindrome, da sempre considerata uno svantaggio, una carenza o una iattura, una possibilità per essere un attore straordinario se non addirittura autore dei tuoi gesti, dei tuoi passi, della tua parola stessa”.

Non sono registi “normali” e sani che dirigono ragazzi “malati”. Sono invece due artisti che hanno capito il valore espressivo che questa sindrome porta, potente e viscerale, che diventa strumento per esprimersi, per creare, per conoscere e conoscersi. Un gruppo di persone che ha trovato il modo di raccontare un mondo bellissimo e onirico, e di raccontarlo senza mezzucci, senza vergogna, senza nascondersi. Una umanità altra che vive sul palcoscenico con i suoi versi, le sue oscenità, la sua bellezza imperfetta, la sua credibilità, che combatte per vivere e avere uno spazio dentro il mondo, contro ogni forma di normalizzazione dell’arte e contro ogni forma di razzismo o di ghettizzazione del diverso.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI