CATANIA – Divorzio avvenuto. Il deputato Ars Nicola D’Agostino abbandona lo scudocrociato. Lo fa sapere lui stesso attraverso Facebook: “Ho deciso di lasciare l’Udc. Ringrazio dirigenti, colleghi ed amici per la fiducia concessami in questi due anni, ma le scelte nazionali non mi convincono per il futuro mentre quelle regionali stanno penalizzando il nostro territorio”. Tutto era già nell’aria. Si chiude dunque una perentesi forse fin troppo breve e aperta dopo la sua seconda elezione al parlamento siciliano nel 2012 tra le fila dell’Mpa.
Allora, la separazione da Raffaele Lombardo avvenne in tandem con Giovanni Pistorio, attuale segretario regionale del partito di D’Alia e Casini. Ma della vecchia coppia se ne sono perse le tracce e da tempo. Almeno delle elezioni europee, tornata che ha visto una sostanziale eclissi della stella dell’ex senatore autonomista, in coincidenza però dell’elezione a sindaco di Acireale di Roberto Barbagallo, espressione vincente del progetto di D’Agostino in area ionica. Anche i tradizionali auguri natalizi con il corpo elettorale sono avvenuti in sedi separate. Dettaglio che aveva suscitato non pochi bisbigli tra i convenuti.
Non chiamatelo però cambio di casacca o peggio ancora di bandiera. E’ lo stesso deputato a stoppare considerazioni tutt’altro che felpate. “Non ho mai creduto che i partiti fossero dei fini ultimi e delle scelte assolute, piuttosto degli strumenti per sostenere le proprie idee e per dargli semmai forza e capacità realizzativa”. Insomma, il progetto continua passando da Catania e si consolida pienamente nel centrosinitra. Catania Futura, il neonato gruppo consiliare di Palazzo degli Elefanti, il cui patron è l’ex assessore regionale Nico Torrisi, è già organico alla maggioranza che sostiene Enzo Bianco, senza però avere una espressione diretta in Giunta.
Progetto locale, sì. Ma oltre i confini territorali, un parlamentare ha l’obbligo formale di guardare a un nuovo contenitore partitico nazionale. Per dirla con D’Agostino, si tratta “dell’esigenza di tutelare un patrimonio umano e di intelligenze che non ha mai fondato le sue basi su steccati partitici”.
Sullo sfondo sembra esserci l’approdo dentro il Pd, direttamente tra le braccia di Matteo Renzi. Al momento però D’Agostino preferisce non esporsi ulteriormente, limitandosi a invocare “soluzioni che ci permetteranno di continuare il nostro impegno con rinnovata efficacia”. L’ingresso tra i democrat sembra tuttavia piacere ai maggiorenti del partito etneo. A eccezione però di Fausto Raciti, il segretario regionale e espressione della vecchia classe dirigente nazionale. Tra loro c’è la comune provenienza acese e una futura convivenza in un terriorio che per uno dei due rischia di essere troppo limitato. Stando ai risultati delle scorse amministrative, è il giovane deputato a Montecitorio a rischiare di trovarsi sguarnito a casa propria.