Da Napoli alla rete di pusher| Fiumi di cocaina verso la Kalsa - Live Sicilia

Da Napoli alla rete di pusher| Fiumi di cocaina verso la Kalsa

Parte della cocaina sequestrata nel blitz della squadra mobile Tiro Mancino

Le intercettazioni. Antonino Abbate, nipote del boss Luigi, il referente per l'arrivo della roba

Palermo - il blitz Tiro Mancino
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PALERMO – Quello della cocaina era un affare da milioni di euro. Dalla Campania arrivava alla famiglia Abbate della Kalsa, poi veniva piazzata nel mercato dello spaccio, con una fitta rete di pusher che tra i suoi clienti vantavano liberi professionisti e impiegati sia di Palermo che della provincia di Agrigento e Trapani. Una copertura quasi totale della Sicilia occidentale, dove giungevano fiumi di cocaina gestiti dall’organizzazione smantellata nell’operazione “Tiro mancino” della squadra mobile palermitana.

Il referente per l’arrivo di ogni carico di cocaina, secondo quanto accertato dagli inquirenti, sarebbe stato Antonino Abbate, nipote dello storico boss della Kalsa, Luigi, detto “Gino ‘u mitra”. Giovanni Battista Di Giovanni, addetto alle pulizie della clinica Candela e fratello del boss in carcere, Gregorio Di Giovanni, sarebbe stato il braccio destro di Abbate, insieme a Giuseppe Tumminia. I tre avrebbero dato vita ad una fitta rete di contatti con tre fornitori, Mario Mancino, palermitano e due napoletani, Gaetano e Ferdinando Matuozzo.

Ma Abbate poteva contare anche su Benito Eros Culotta, altro arrestato nel blitz antidroga e anche lui imparentato con la famiglia mafiosa della Kalsa, trovato in possesso di un grosso quantitativo di cocaina custodito in un magazzino di Falsomiele. Marco Bardi acquistava la droga da Di Giovanni, mentre Rubino, ultimamente, si era dedicato anche alla “produzione propria” di marijuana. Nel corso del blitz i poliziotti hanno infatti trovato nella sua abitazione della Zisa una coltivazione con ventuno piante di marijuana e tutto l’occorrente per la piantagione, dalle lampade alogene al sistema di ventilazione, fino ai fertilizzanti.

Nel 2013 uno dei pusher fu arrestato e furono sequestrati ben cinque chili di cocaina. Il gruppo però non si scoraggiò e fu proprio Abbate a chiamare Mancino, che si trovava a Napoli: “Giustamente noi dobbiamo andare avanti”, gli diceva.

Mancino: “Noi siamo rimasti che veniamo a fine settimana, ci vediamo da vicino e concludiamo”.
Abbate: “A mare siamo per ora. Secondo te si risolve questo problema?”
Mancino: “Sì, si risolve al cento per cento”
Abbate: “Più o meno secondo te quanto ci vuole?”
Mancino: “Quanto vogliamo noi, massimo martedì o mercoledì siamo a posto. Ma tu non puoi venire?”
Abbate: “no, per ora io non posso poi ti spiego. Tu quando devi venire me lo devi fare sapere prima”.
Mancino: “Eh…per ora mi stanno facendo fare la trottolina, avanti e indietro, avanti e indietro, la trottolina. Hai capito? Mi stanno mandando a comprare tutte le…”
Abbate: “Ho capito, ma tu chiamami prima, giustamente io devo sapere prima. Più che altro perché dopo c’è il battesimo. Cose, la sala, i tavoli non ci bastano…Perché poi devo fare cose pure per il mangiare giustamente, hai capito?”.  


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