Dalla guerra dei conti al dialetto |Torna e soffia il vento sicilianista - Live Sicilia

Dalla guerra dei conti al dialetto |Torna e soffia il vento sicilianista

La giunta batte i pugni sul tavolo con Roma, Figuccia va in tour, i Siciliani Liberi a congresso.

La tendenza
di
5 min di lettura

PALERMO – Come un fiume carsico che riemerge quando meno te lo aspetti, ecco riapparire il sicilianismo. Con la Lega pronta a governare il Paese insieme con i 5 Stelle che monopolizzano o quasi alle urne il malcontento del Sud, nella politica nostrana torna in auge il repertorio autonomista, quello che fu bandiera dei governi di Raffaele Lombardo e che si era ammosciato, seppur con significative eccezioni, negli anni di Crocetta.

Sicilia e Sud tornano parole d’ordine nel dibattito politico. Ed è tutta una corsa a chi è più sicilianista o meridionalista. Con un occhio all’Isola e un altro a Roma, dove Lega e 5 Stelle stanno lavorando alla genesi del nuovo governo. Carmelo Pullara, capogruppo all’Ars dei Popolari e Autonomisti, al riguardo bacchetta Di Maio e Salvini: “Sette sono le righe dedicate alla “pezza che rattoppa” un programma che quasi neanche cita il Sud. Una vergogna scandalosa della quale i due leader Salvini e Di Maio si sono accorti e hanno cercato, sforzandosi, di rimediare. Per primo ho segnalato che nessuna menzione veniva fatta nel programma di Lega e Cinquestelle di un piano di investimenti strutturali per il Sud. Nessuna menzione della necessità di un ravvicinamento in termini di aggiornamento tecnologico, ammodernamento dei trasporti, infrastrutture “chiave”, strumenti di sostegno per la gestione sul territorio della crisi migratoria, potenziamento del sistema scolastico e sanitario. Solo accenni su un reddito di cittadinanza che non si realizzerà mai e che tra l’altro il Sud non ha mai chiesto! “. Proprio quel Sud che alle urne si è espresso con percentuali plebiscitarie (in Sicilia vicine al 50 per cento) a favore dei grillini. Colorita la chiosa del deputato: “Ci avete messo la toppa ma il Sud non ci sta. Vi dimenticate che il Meridione ha il valore più grande che possa esistere: l’orgoglio. E la pezza, a questo punto, la potrete utilizzare per altro…”.

E accanto alla richiesta di attenzione per il Sud, condivisa anche da altri politici critici verso Lega e 5 Stelle, ecco poi la spinta marcatamente sicilianista. Si può definire un habitué in tal senso, sin dai tempi d’oro del lombardismo, Gaetano Armao. L’assessore all’Economia sin dalle prime battute ha interpretato il suo ruolo rimarcando una cesura rispetto all’era di Crocetta e degli accordi siglati dall’ex governatore con lo Stato, accordi capestro secondo i critici. La Sicilia adesso batte i pugni sul tavolo a Roma. Lo ha fatto questa settimana a proposito delle ex Province, con la relazione in Conferenza delle Regioni sul Def 2018 in cui Armao ha evidenziato il consistente contributo in termini di concorso reso dalla Regione e dalle ex Province siciliane (ora Liberi consorzi e città metropolitane) nel periodo 2012-2018, che ammonta complessivamente a 8 miliardi e 300 milioni di euro. “Il contributo – spiega una nota della Regione – è costantemente cresciuto negli anni oltre ogni ragionevole misura e con determinazione unilaterale dello Stato, basti pensare che nel corso dell’ultimo quadriennio (2015-2018) ha raggiunto un ammontare di circa 5 miliardi e 700 milioni di euro. “Intendiamo contestare questo modo di procedere che comprime oltre ogni ragionevole misura, sopratutto se aggiunto al taglio del 3% sulla spesa corrente concordato nella precedente legislatura, e in termini di gran lunga superiori ad ogni altra Regione italiana – ha precisato Armao – abbiamo già per questo impugnato il bilancio dello Stato 2018 e attendiamo l’insediamento del nuovo Governo per chiedere l’immediata prosecuzione del negoziato per la revisione di queste condizioni inique”.

E mentre la giunta prosegue la sua battaglia sui conti, nella politica isolana fioriscono altre iniziative sicilianiste. Come quella promossa da Vincenzo Figuccia che questa settimana con il suo #CambiAmo la Sicilia ha chiamato a raccolta “il popolo siciliano per rivendicare le grandi battaglie di giustizia sociale, i temi della fiscalità di vantaggio, delle zone ad economia speciale e della defiscalizzazione della benzina”. Ed è stato solo l’inizio di un tour che coprirà 100 comuni siciliani. Parola d’ordine: insularità. “Ho voluto fortemente questa giornata – ha detto ai suoi Figuccia – come componente della Commissione Statuto e prima ancora, da uomo libero figlio di questa terra. Vi aspetterò qui, lontano da salotti e aule magne, sotto un semplice gazebo per rivendicare un’autonomia legislativa e fiscale ad oggi purtroppo dopo 70 anni, ancora incompiuta”.

E il vento di sicilianismo arriva anche sul fronte del dialetto. Anzi, più corettamente, della Lingua siciliana. Anche questo si era già visto negli anni di Lombardo. “Sono davvero positivamente sorpreso per la felice scelta del governo regionale di dare migliore attuazione alla legge regionale 9 del 2011 da me scritta, presentata all’assemblea e votata – festeggia Nicola D’Agostino, capogruppo di Sicilia Futura all’Assemblea regionale siciliana -. Una legge semplice che riconosce ed autorizza, all’interno dell’autonomia riconosciuta dalla legge nazionale a tutte le scuole, di introdurre ore curricolari sull’insegnamento della Storia, della Letteratura e della Lingua siciliana. Una legge che in questi sette anni ha funzionato per merito della iniziativa volontaristica e silenziosa di centinaia, forse migliaia, di docenti siciliani e per impulso dell’Università di Palermo che ha provveduto alla loro formazione. Un plauso per questo prezioso lavoro va al professor Giovanni Ruffino, ma oggi sento davvero di ringraziare il presidente Musumeci e l’assessore Lagalla perché lo studio a scuola di queste materie ha un valore culturale e sociale che non è solo identitario”. 

E intanto, i sicilianisti indipendentisti non restano a guardare. Il 27 maggio, infatti, i “Siciliani Liberi” celebreranno il primo congresso nazionale, a Palermo. “Con questa trasformazione, vogliamo fortemente radicarci ancora di più su tutto il territorio siciliano per parlare da vicino e costantemente con tutti i siciliani che non si sentono più rappresentati dai ferrivecchi della partitocrazia asservita alle segreterie nazionali italiane


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI