Damiani confessa: gare, nomine, lo 'zio' e la giunta Musumeci a Catania

Damiani confessa: tangenti, nomine, lo ‘zio’ e quella Giunta

L'ex manager parla della corruzione nella sanità siciliana. Sulla nomina di Candela "il presidente Musumeci andò in minoranza".

PALERMO – Duecento pagine zeppe di omissis in cui si intravedono gli sviluppi futuri dell’inchiesta della Procura di Palermo sulla corruzione nella sanità siciliana.

Sono gli interrogatori di Fabio Damiani del 20 e 26 novembre scorsi, a cui ne sono seguiti altri di cui non ci conosce il contenuto. Di sicuro sono serviti al procuratore aggiunto Sergio Demontis e ai sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini per approfondire trame e intrecci del comitato di affari che ha gestito le gare pubbliche.

Damiani ha prima ammesso le sue responsabilità e poi ha reso delle confessioni più ampie, facendo i nomi di burocrati e politici in grado di influire i primi sugli appalti e i secondi sulle nomine dei manager. L’inchiesta punta a scoprire il terzo livello, quello delle connivenze della politica.

“Ricattato con delle foto”

Fabio Damiani racconta di essere stato a lungo nelle mani dell’imprenditore agrigentino Salvatore Manganaro e non viceversa, a differenza di quanto sostenga quest’ultimo. L’ex manager dell’Asp di Trapani dice di avere già trovato Manganaro con le mani in pasta quando fu nominato provveditore delle opere pubbliche all’Asp di Palermo. Manganaro viene descritto come “vulcanico” e con un “approccio aggressivo”, capace di aggiudicarsi commesse dell’azienda sanitaria con le sue ditte o per conto di altre imprese.

“Ricattato con delle foto”

Addirittura Damiani riferisce di avere vissuto un periodo sotto ricatto: “Io nel 2015 o nel 2016, non ricordo, sono andato a Dusseldorf su missione dell’amministrazione, sono andato a ‘Medica’ che è una manifestazione diciamo settoriale per la sanità. Ad un certo momento bussano alla mia camera, era una ragazza straniera la quale mi ha detto che era il regalo di Manganaro, l’ho licenziata perché ho capito che era una prostituta. Poi dopo 2-3 mesi Manganaro mi ha mostrato una serie di foto tra me e questa persona e lì mi ha chiesto diciamo per distruggere questo dossier dei soldi e io gli ho dati 50.000 euro”.

Le carte di credito

Ad un certo punto il rapporto fra i due si è intensificato fino a diventare “segreto” per evitare che gli altri imprenditori si insospettissero. Damiani conferma di avere ricevuto soldi da Manganaro anche se nega la cifra di dieci mila euro al mese riferita dall’imprenditore: “Mi ha messo a disposizione due bancomat, prima un BancoPosta e poi una carta della Credem, dai quali io prelevavo delle somme per spese e prelievi. Somme che non so indicare con precisione”. Parla, però, di “60.000 mia euro”.

Quella sera all’Asp di Palermo

Divennero talmente stretti i loro rapporti che Manganaro finì per avere accesso serale agli uffici dell’Asp. Incursioni con fini certamente non leciti. Tra le ditte favorite dal sistema illecito ci sarebbe la “Tecnologie sanitarie” di cui era amministratore delegato Francesco Zanzi.

Per pilotare una gara si spinsero a cambiare la busta con le offerte. Così Damiani ricostruisce l’episodio: “Il cambio della busta non sono stato io materialmente a effettuarlo, ma misi Manganaro nelle condizioni di farlo. Una sera lo accompagnai in Asp e gli feci vedere dove era la chiave della cassaforte e gli feci vedere quali erano i plichi ove erano contenute le offerte economiche. Poi lui in almeno altre due occasioni si è recato in Asp, mi ha detto con altre persone, e prima ha sottratto la busta, poi l’ha sostituita. L’accordo di Manganaro con Zanzi per questa gara prevedeva corresponsione di somme all’aggiudicazione, alla sottoscrizione del contratto e alla consegna dei lavori, una parte di queste somme era destinato a me”.

L’appalto delle pulizie

Nell’aprile 2016 Damiani diventa responsabile della Centrale unica di committenza, ormai è il potente manager da cui passano tutti gli appalti della sanità siciliana. Una nomina in cui ci sarebbe lo zampino di “Manganaro in accordo con Navarra”.

Si tratta del nisseno Salvatore Navarra, fra gli indagati dell’inchiesta, che ha confessato di avere promesso una tangente milionaria affinché la società Pfe, di cui è presidente, ottenesse l’appalto delle pulizie negli ospedali siciliani. O meglio, affinché non venisse danneggiata e tagliata fuori dal maxi appalto da 227 milioni di euro.

Damiani racconta di avere nominato un consulente, uno dei tanti nomi omissati, “come persona che mi avrebbe potuto aiutare nel redigere il capitolato” che interessava a Navarra. Una volta conosciuto l’imprenditore, “mi ha aiutato anche per accedere alla direzione della Cuc, in quanto si stavano registrando dei problemi sulle nomine di alcuni direttori generali dell’amministrazione regionale e anche la mia candidatura era sospesa”.

“Ho incontrato lo zio, è un politico”

Ad un certo punto “Navarra, tramite Manganaro, mi fece sapere che un importante politico avrebbe potuto aiutarmi”. Del politico sappiamo il soprannome, “lo zio”, perché la sua identità è coperta dal segreto istruttiorio. I pm gli chiedono il suo nome, Damiani risponde: “Io non ho paura a farlo… lo incontrai e questo politico mi confermò di avere un ottimo rapporto con Navarra che lui gli aveva chiesto di intervenire in mio favore. Io ero già nominato alla direzione della Cuc e quei problemi rischiavano di mettere in discussione la regolarità della nomina e per questo Navarra si attivò”.

L’anonimo e Crocetta

Di quali problemi parla? Il presidente della Regione Crocetta aveva aperto un procedimento formale diciamo di infrazione sulla mia nomina a dirigente della Cuc”. Un anonimo aveva sollevato problemi di carattere contrattuale: “Poi di fatto la questione amministrativa si risolse, non so se si è risolta grazie all’interessamento di omissis o per un insieme di circostanze questo non lo so, so soltanto che si è risolta”.

I nomi omissati sono decine. Tra questi i funzionati con cui “Manganaro aveva strettissimi legami, uno fra tutti “omissis che gli ha fatto vincere tantissime procedure e poi lui gli ha comprato le porte di casa della ristrutturazione che omissis ha fatto nell’appartamento nuovo che stava facendo… poi aveva legami stretti con la signora omissis”. Amicizie che hanno consentito a Manganaro di aggiudicarsi decine di “procedure sotto soglia” con affidamenti diretti e senza gara.

La nomina in diretta

Nel 2018 Damiani viene scelto dal governo regionale per guidare l’Asp di Trapani. Si tratta del giro di nomine da cui resta fuori Antonio Candela, manager dell’Asp di Palermo. Damiani era certo della sua nomina, ma volle lo stesso sincerarsi che tutto andasse per il verso giusto. Qualcuno compose il suo numero e Damiani ascoltò in diretta il lavoro della giunta che il governatore Nello Musumeci, subentrato a Crocetta, aveva convocato a Catania: “Io avevo una persona che mi faceva la cronaca di quello che stava avvenendo fin tanto che la mia conferma alla Asp di Trapani era stata ratificata dalla Giunta di governo. Io non aspiravo in nessun’altra sede cioè io sapevo che ero a Trapani, non potevo e non volevo aspirare a Palermo non volevo aspirare ad Agrigento, tra l’altro sapevo perfettamente chi erano poi direttori che sono stati nominati”

Musumeci voleva Candela ma…

Ed ecco il retroscena sulla mancata nomina di Candela: “Musumeci voleva fortemente la nomina del dottore Candela e la cronaca che mi facevano seduta stante era che ci sono stati dei grossi contrasti tra vari personaggi col presidente perché il presidente fino all’ultimo lo voleva poi di fatto… tanti hanno festeggiato… c’era un forte contrasto politico-istituzionale per la nomina di candela a Catania diciamo che tutti sapevamo che non sarebbe stato nominato e che il presidente sarebbe stato posto in minoranza la mia posizione era totalmente diversa perché non era contrastata da nessuno né quella di altri in altre aziende”.

Al termine di quella giunta Musumeci avrebbe fatto un comunicato per ribadire la stima nei confronti di Candela, allora apprezzato manager impegnato sul fronte della legalità, in attesa di assegnargli un nuovo incarico. Che sarebbe arrivato un anno e mezzo dopo, con la nomina alla guida della cabina di regia siciliana nella strategia contro il Covid.


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