Fuoco e fiamme a Gela, ora ci sono i nomi. Nella notte carabinieri e polizia hanno arrestato due uomini accusati si aver dato alle fiamme almeno 8 auto e un garage per ‘rimostranze sindacali’.
In manette sono finiti Orazio Perotta, 33 anni, e Giovanni D’Amico, 27. Sarebbero, rispettivamente, mandante ed esecutore degli incendi, accesi per intimidire colleghi di lavoro, vertici d’azienda e anche il compagno della ex moglie. Perrotta era un operaio della Smim impianti di Gela, azienda dell’indotto del petrolchimico. Aveva chiesto aumenti di stipendio e il pagamento di straordinari anche fuori busta. Ma le sue rivendicazioni non avevano mai trovato soddisfazione. Così Perrotta incarica D’Amico di darsi da fare con la tanica di benzina a cominciare dalle auto dei suoi colleghi che non condividevano la sua posizione, mentre ai vertici aziendali avrebbe inviato diverse lettere anonime con minacce di morte. Ma l’azienda aveva capito tutto e, il 31 gennaio scorso, ha messo alla porta l’operaio che a questo punto si produce in una manifestazione clamorosa. L’11 febbraio sale su una torre di rilevamento meteorologico dell’Enichem alta 40 metri dalla quale, proclamandosi innocente, minaccia di gettarsi nel vuoto, qualora non fosse stato riassunto. L’uomo avrebbe anche commissionato l’incendio di due auto del compagno della ex moglie.
Perotta lavorava nel consorzio “Conapro”, sciolto per presunte infiltrazioni mafiose. I lavoratori, tra cui l’operaio che è stato arrestato stamani, sono stati distribuiti in altre aziende del petrolchimico gelese. L’inchiesta coordinata dalla procura di Gela pone fine alla controversia tra i dipendenti della Smim Impianti Spa, ditta dell’indotto Enichem di Gela, e i vertici della stessa azienda i quali, tra il novembre del 2006 ed il luglio del 2007, hanno subito l’incendio delle loro autovetture, sia personali che aziendali, ed hanno ricevuto numerose minacce di morte attraverso lettere anonime.