PALERMO – Quanto costano i debiti fuori bilancio del comune di Palermo? Caro, anzi carissimo, se si considera che oltre il 40% di quello che Palazzo delle Aquile sborsa è costituito da spese “accessorie” e interessi, come scrive nero su bianco il Segretario generale in una nota inviata alla Corte dei Conti e a Sala delle Lapidi. Un’attività che rientra in quelle di controllo che periodicamente vengono effettuate e segnalate alla magistratura contabile.
I debiti fuori bilancio sono, per intenderci, quelle spese che un ente considera impreviste e che quindi non sono inserite in un capitolo di spesa: la condanna a un risarcimento, la sconfitta in un processo e le relative imposte di registro, o ancora un esproprio. Debito che deve essere riconosciuto dal consiglio comunale e quindi passare al vaglio del controllo politico. Ma il fenomeno, negli enti locali, è diventato patologico e ha costretto più volte la Corte dei Conti a tirare le orecchie ai sindaci invitando anche le amministrazioni a rivalersi sui dirigenti che li creano, di cui vanno accertate le responsabilità. Palermo, ovviamente, non fa eccezione: nel 2013, consuntivo alla mano, il consiglio ha riconosciuto debiti per 4,8 milioni di euro, contro i 15 del 2012, ma ce ne sono ancora per 46 milioni di cui solo 19 con copertura finanziaria.
Ma la nota del Segretario generale Fabrizio Dall’Acqua, datata 3 settembre e che si riferisce ai debiti approvati nella sola seduta dell’11 giugno 2014, dice anche qualcosa in più. Ovvero che il costo dei debiti in sè rappresenta meno del 60% di quello che poi il Comune spende, perché il resto se ne va in spese varie che possono essere per esempio il risarcimento delle spese legali, le imposte dovute alle sentenze, interessi e tanto altro. Basti pensare che l’11 giugno sono stati approvati debiti per 3,8 milioni, ma di questi solo 2,1 per i debiti in sé e ben 1,7 per spese e interessi, con casi record in cui arrivano a 17mila euro. Una sommetta discreta ma a preoccupare è il trend consolidato, anche perché in alcuni casi basterebbe optare per le transazioni, anziché arrivare al giudizio, per evitare tasse superflue.
In alcuni casi, inoltre, le spese accessorie superano quelle del debito in sé: l’ufficio Espropriazioni (considerando solo i debiti riconosciuti l’11 giugno scorso) ha presentato debiti per 476mila euro, ma le spese accessorie sono di 1,1 milioni di euro, più del doppio. Nel caso dell’Edilizia scolastica il debito è addirittura pari a 0 e le spese arrivano a superare i 7mila euro; in quello analogo della Polizia municipale il debito è 0 e le spese ammontano a 22mila euro, mentre nel caso delle Manutenzioni a 11mila.
“Il lavoro fatto dal Segretario generale – dice il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo, che ha sollevato il caso in Aula – evidenzia come, su 3,8 milioni di euro di debiti fuori bilancio, le spese superino il 40%. Il denaro dei contribuenti non può essere utilizzato per pagare spese evitabili, si dovrebbe optare per le transazioni per non giungere alle sentenze. In sede di bilancio proporremo un ordine del giorno per far sì che per le spese future legate ai debiti fuori bilancio siano chiamati a risponderne i responsabili, ovvero chi non fa nulla per evitarle”.
La relazione della Segreteria, inoltre, contiene un interessante studio: dei 3,8 milioni di debiti, il 43% è imputabile all’ufficio espropriazioni; il 23 alle Attività sociali; l’11 alla Mobilità; l’8 alla Segreteria generale e altrettanto alle Opere pubbliche; il resto diviso tra Manutenzioni, Ambiente, Tributi, Edilizia privata, Polizia municipale, Centro storico e scuola. Toccherà ora alla Corte dei Conti valutare i provvedimenti adottati, mentre il Comune dovrebbe, seguendo le indicazioni dei magistrati, rivalersi su quei dirigenti che creano debiti evitabili come i maggiori esborsi dovuti al ritardo dei pagamenti delle forniture.


