Ha eseguito solo lo sbancamento di un terreno. In compenso ha accumulato una montagna di debiti. Per la precisione, quasi cinquanta milioni di euro. La procura di Palermo ha chiesto che sia dichiarato il fallimento delle Pea, Palermo Energia Ambiente spa. Si tratta della società che avrebbe dovuto costruire il termovalorizzatore di Bellolampo. Un progetto naufragato e di cui restano debiti, macerie e una sfilza di consulenze, pagate e da pagare. Già, perché se la Pea si è sporcata le mani quella sola volta in cui ordinò lo sbancamento del terreno nei pressi della discarica palermitana, in compenso non si è fatta mancare nulla in termini di affidamento di incarichi e consulenze.
L’istanza di fallimento si muove parallelamente all’inchiesta sui presunti falsi in bilancio. Mentre il pubblico ministero Calogero Ferrara indagava sui conti della società ha scoperto che la stessa versava in stato di insolvenza, tanto che nel settembre 2010 è stata posta in liquidazione.
Il progetto imprenditoriale della Palermo Energia Ambiente inizia quando il ministro dell’Interno nominò l’allora presidente della Regione Totò Cuffaro commissario delegato per l’emergenza rifiuti. Per evitare che la Sicilia seguisse il cattivo esempio della Campania, la Regione otteneva carta bianca per la costruzione di quattro termovalorizzatori. Di cui uno a Palermo. Le società Falck, Actelios, Aster, Emit, Amia, Consorzio Asi, Gecopre, Safab, diedero vita ad un raggruppamento temporaneo di imprese, con la Falck capogruppo. Nacque la Pea che nel febbraio 2002 ottenne dal ministero l’autorizzazione alla costruzione del termovalorizzatore. Nel luglio del 2007, però, la Corte di giustizia europea annullò la gara d’appalto perché il bando non era stato pubblicizzato secondo le norme comunitarie. Nel 2008 l’Arra, l’Agenzia regionale per i rifiuti e le acque, subentrata al commissario delegato, bandì una una nuova gara che però andò deserta. Il governo ha poi cambiato strategia abbandonando il progetto dei termovalorizzatori.
Tra la Pea e la Regione c’è tuttora un contenzioso davanti al Tribunale civile. Nel frattempo, però, la Palermo energia ambiente è stata messa in liquidazione. Ha un deficit di 44 milioni di euro. La metà sono debiti nei confronti dei soci che hanno immesso capitale, l’altra metà sono debiti nei confronti dei fornitori. Ecco l’elenco dei principali creditori e le cifre: Amia (3.570.762 più 321.684 per il diritto di superficie del terreno di Bellolampo), Emit Ercole Marelli impianti (151.591), Edeff De Fraia (248.063), Edeff s.a.s. di Eugenio De Fraja Frangipane (297.675), Elettroambiente spa (993.910), Epc Sicilia (19.838), Falck Renewables spa (2.762.409), Falck spa (11.029.575), Pricewaterhousecoopers (11.256 euro per la revisione contabile del 2010), Società appalti e forniture per acquedotti (2.531.701), Willis Italia spa (471.881). Ed ancora fra i debiti ci sono le parcelle di avvocati e notai: Ignazio Margiotta (spese notarili 8.000), Di Noia (spese legali 17.550), Carlo Dominici (è il commissario liquidatore a cui sono andati 8.676 euro), Anna Romano (57.375 per un ricorso del 2007 e 12.354 per un altro nel 2008), Alberto Romano (17.213 e 42.458 per due ricorsi legali), Gallo & C (293.000), Alberto Stagno d’Alcontres (spese legali 2009: 64.824. Organismo di vigilanza 2008: 6.205 euro), Studio Armao (479.400 di spese legali nel 2009 e 102.000 per un ricorso del 2006), Studio Astone (spese legali nel 2009 per 64.824), Studio De Vergottini (spese legali nel 2010 per 31.200), Studio Grimaldi (spese legali nel 2006 per 22.950), Studio Lombardi – Molinari (spese legali nel 2010 per 93.600), Studio Carlo Sorci-Alberto Stagno d’Alcontres (spese legali nel 2009 per 32.770), Ugo Serio (spese notarili 4.753). Infine c’è il capitolo debiti per gli stipendi dei consiglieri di amministrazione: Caruso (7.627), Colimberti (48.000 e 17.359), Di Maggio (15.321 e 1.452), Pisante (8.679), Galioto (36.000 e 13.019), Lo Cicero (23.014 e 2.904), Lo Franco (24.000 e 1.452), Rodi (15.090.
La voce Studio Armao si riferisce all’attività professionale dell’attuale assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao. Quando questi era ancora assessore alla Presidenza fu al centro di una polemica per un presunto conflitto di interessi. Mentre trattava con il gruppo Falck un mega risarcimento della Regione per l’annullamento del bando dei termovalorizzatori, fino al 2008 era stato consulente dello stesso raggruppamento. L’indagine si è arricchita anche delle dichiarazioni di Maria Sole Vizzini, del collegio sindacale, e dell’attuale commissario Amia Paolo Lupi.
A non convincere i magistrati c’è pure la differenza di modus operandi fra l’Amia e la Falck, soci di maggioranza in egual misura della Pea. Il Gruppo Falck ha visto accumulare crediti per un importo superiore a 12 milioni rispetto a quelli vantati dall’ex municipalizzata, la cui gestione dissennata è sfociata nella condanna del management.
Fin qui la richiesta di fallimento della Pea. L’udienza è fissata per il 29 marzo davanti al giudice Gabriella Giammona. Nel frattempo prosegue l’inchiesta penale che vede i vertici della Pea indagati per falso in bilancio. Non è escluso che le vicende fallimentari, qualora il fallimento venisse dichiarato, potrebbero provocare conseguenze e nuovi avvisi di garanzia in ambito penale.