16 Novembre 2021, 10:10
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Ricorso straordinario contro la sentenza che lo ha condannato all’ergastolo per essere stato il mandante dell’omicidio del giornalista Mauro Rostagno. Lo ha presentato alla Cassazione il conclamato capo del mandamento mafioso di Trapani Vincenzo Virga, in carcere dal 2001. La Cassazione nel 2020 lo ha condannato in via definitiva all’ergastolo confermando le sentenze di primo grado e di appello. A presentare il ricorso è stato il difensore di Virga, avvocato Stefano Mezzadini. L’udienza camerale è fissata per il prossimo 16 dicembre. Nella sostanza la difesa di Virga ripropone ai giudici della massima corte lo scenario della cosiddetta pista interna alla Saman. In particolare, il legale nel provvedimento lungo sette pagine, fa riferimento all’escussione di Renato Porcu, un ospite della comunità Saman. I giudici avevano “censurato come affetto da motivazione apparente quella della Corte del secondo grado in ordine al rigetto della richiesta di rinnovazione istruttoria dibattimentale avente ad oggetto l’escussione, tra l’altro, di Renato Porcu – scrive il legale- la motivazione della Corte si fondava su una sintesi di ciò che questi avrebbe dovuto riferire considerata pletonica”. Il legale poi spiega che la frase in questione è che “nei giorni antecedenti l’omicidio in Comunità Saman ‘si respirasse un’aria molto pesante'”.
E riporta quanto avevano detto i giudici della Cassazione nelle motivazioni: “Il diniego di rinnovazione istruttoria per l’esame di Antonio Fiorentino, di Renato Porcu e di Giuseppe Alastra non può essere valutato secondo il prospettato vizio dell’omessa assunzione di prova decisiva. Le richieste di prova furono avanzate ai sensi dell’articolo 507 cpp, sicché l’omesso accoglimento della sollecitazione di parte alla rinnovazione istruttoria in appello può essere valutato unicamente ai sensi dell’articolo 600 cpp. Sul punto però le argomentazioni della sentenza impugnata sono adeguate, coerenti e hanno dato compiuta risposta alle doglianze difensive”. Appresa la notizia è intervenuto l’avvocato Fabio Lanfranca, difensore della sorella di Mauro Rostagno, Carla. “L’estremo tentativo della difesa di Virga di riattualizzare il tema della pista interna definitivamente smentito in tre gradi di giudizio”, dice il legale all’Adnkronos – “la matrice mafiosa dell’omicidio è chiara così come il ruolo di mandante dell’omicidio Rostagno svolto da Vincenzo Virga”. Secondo il legale il boss vorrebbe “recuperare la testimonianza di uno degli ospiti della comunità Saman, in totale controtendenza rispetto a tutti gli altri che sono stati sentiti nel lunghissimo dibattimento, e che è stato correttamente inquadrato nell’insieme delle risultanze probatorie”.
Anche la figlia del sociologo e giornalista assassinato nelle campagne di Lenzi, Maddalena Rostagno, contattata dall’Adnkronos ha commentato il ricorso straordinario presentato dal legale del boss Virga contro l’ergastolo definitivo. “A quanto pare si insiste sulla pista interna. Di tutte le angherie che sono state dette, scritte e fatte in questi anni, una di quelle che mi lascia più impotente – ha detto Maddalena Rostagno – è quando mi tocca leggere che mentre sparavano a mio padre mia madre si trovasse nella sua stanza con un altro uomo. So esattamente dove mi trovavo quando ho sentito le raffiche degli spari, ero sola in camera di mia madre, e le avevo parlato cinque minuti prima per chiederle di aiutarmi nei compiti di matematica, ma lei era in ufficio”. “Quanta pazienza che ci vuole, quanta pazienza…”, ha concluso la figlia del giornalista e sociologo. I processi per l’omicidio di Mauro Rostagno, che risale al 26 settembre 1988, hanno sviscerato tutte le piste che si sono affacciate durante questi lunghi anni, per soffermarsi, grazie anche alle collaborazioni di diversi pentiti , sulla matrice mafiosa. Un ordine di morte partito dal patriarca mafioso del Belice Francesco Messina Denaro. Rostagno per i suoi interventi dagli shermi di Rtc era diventato una “camurria” per i mafiosi che alla notizia dell’avvenuto delitto commentarono con parole di liberazione. Importanti furono anche le investigazioni condotte dalla Squadra Mobile di Trapani all’epoca diretta dall’attuale direttore del Servizio Centrale Anticrimine del Viminale, Giuseppe Linares: “Era circondato dai lupi – ebbe a dire Linars anche durante la sua testimonianza in Corte di Assise a Trapani – ed lupi lo hanno azzannato”. Chiaro riferimento a Cosa nostra trapanese che vedeva in Rostagno un giornalista capace di accendere una rivolta sociale contro la mafia.
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16 Novembre 2021, 10:10