(di Alberto Zanconato) (ANSA) – BEIRUT – Si allungano rispetto alle previsioni dei giorni scorsi i tempi per la consegna dal Libano di Marcello Dell’Utri, che a questo punto non potrà avvenire domani, come invece avevano ipotizzato le autorità di Beirut. Una fonte dell’ufficio giuridico della presidenza della Repubblica libanese ha detto oggi all’ANSA che non ci sono notizie sul decreto di estradizione che, secondo quanto previsto venerdì scorso dal ministro della Giustizia Ashraf Rifi, avrebbe potuto essere firmato tra oggi e domani dal capo dello Stato, Michel Sleiman. E anche se il via libera al decreto dovesse essere dato domani, sarebbero comunque necessari “alcuni giorni” per organizzare il trasferimento, hanno fatto notare altre fonti qualificate a Beirut.
Dell’Utri, arrestato il 12 aprile scorso all’Hotel Phoenicia di Beirut e condannato il 9 maggio con sentenza definitiva a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, ha detto due giorni fa di avere raccomandato ai suoi avvocati libanesi di non frapporre ostacoli o cercare di ritardare l’estradizione. E in Libano non vi sono state prese di posizione politiche contro la consegna dell’ex senatore all’Italia, dopo il parere favorevole dato la settimana scorsa in un brevissimo arco di tempo dal Procuratore generale presso la Cassazione, Samir Hammud.
“Non vi è stata nessuna pressione di carattere politico, né dall’Italia né in Libano”, aveva sottolineato lo stesso ministro Rifi, assicurando che per Beirut si tratta di “una normale estradizione”. Ma la decisione finale si inquadra in un momento convulso per il sistema politico libanese. Il presidente Suleiman concluderà il suo mandato domenica 25 maggio e il suo successore non è ancora stato eletto da un Parlamento dove le forze politiche contrapposte sembrano essere ancora lontane da un’intesa. Se la carica dovesse rimanere vacante, sarebbe il Consiglio dei Ministri ad assumere collegialmente le funzioni del Capo dello Stato, e quindi anche a dover dare l’approvazione finale all’estradizione, nel caso Suleiman non avesse firmato prima il decreto. All’uscita di una riunione del Consiglio dei Ministri venerdi’ al palazzo del Grand Serail, Rifi aveva detto di essere in procinto di preparare il decreto di estradizione, precisando che poi il documento avrebbe dovuto essere firmato dal ministro delle Finanze (per i costi dell’operazione), dal primo ministro e, appunto, dal presidente della Repubblica. E ad una domanda sui tempi di queste procedure, aveva detto di non escludere che Dell’Utri avrebbe potuto essere in Italia gia’ giovedì di questa settimana.