MESSINA – La sua avventura a Londra, come tecnico della nazionale italiana paralimpica di Tennistavolo, si è chiusa con la sola medaglia d’argento di Pamela Pezzutto (a Pechino gli azzurri chiusero con due argenti e un bronzo), ma Alessandro Arcigli, mister messinese, è in ogni caso soddisfatto dal movimento azzurro.
Arcigli parte dalla finale per il terzo posto a squadre persa contro i britannici: “Pur amareggiato per la clamorosa rimonta subita dalla squadra femminile contro la Gran Bretagna – afferma il mister messinese – nel match per il bronzo, sono comunque soddisfatto della prova del gruppo. Nessuno degli atleti Italiani impegnati a Londra 2012, ha perso contro qualcuno dal ranking più basso del proprio. Quindi nessuna prestazione è stata deludente e non si può certo dire di aver raccolto meno di quanto ci si aspettava. Anzi in più di un’occasione si sono battuti avversari di classifica superiore sovvertendo, così, un pronostico sfavorevole”.
L’avventura olimpica apre delle riflessioni che Arcigli analizza in questo modo: “Vorrei soffermarmi – dichiara Arcigli – sulla necessità di rendere professionisti i nostri atleti. Molti di loro sono lavoratori, e ciò perché in Italia per i campioni disabili non è possibile vivere di sport come fanno i loro colleghi normodotati. Ciò non significa che non siano professionali, ma dovrebbero iniziare ad essere professionisti per competere a livelli così alti. Faccio il confronto con stati che garantiscono agli atleti disabili condizioni adatte alla pratica sportiva a livello agonistico, cosa che in Italia ancora non succede. Non sono paragonabili le attenzioni che vengono loro rivolte in paesi come la Gran Bretagna o anche l’Ucraina e altri stati europei, dove hanno capito che la disabilità non è un peso ma una risorsa. Spero che i nostri atleti, oltre ad essere professionali, diventino presto professionisti” .
Chiusa finale sul prossimo appuntamento in agenda: “Ora dobbiamo rimboccarci le maniche, con Londra si chiude un quadriennio, ma se ne apre un’altro e Rio 2016 non è poi così lontana”.