Dal centrosinistra, verso il centrodestra. E già qualcuno parla di ‘cambiacasacca’. Ma gli uomini di Sicilia Futura non ci stanno e rilanciano: “Noi siamo sempre al centro, semmai a cambiare è stato qualcun altro”. O qualcos’altro. Cioè il Partito democratico, del quale gli uomini del movimento fondato da Totò Cardinale sono stati una vera e propria costola, una appendice. A volte più fedeli al renzismo di quanto fossero alcuni esponenti Dem. “Renzi rimane un grande politico, ma ci ha deluso. Adesso guardiamo alla grande casa dei moderati”. Così dice il segretario regionale del partito, il messinese Beppe Picciolo.
La sua recentissima storia politica è un po’ il simbolo del “travaglio” di Sicilia Futura. Candidato prima alle Regionali col Pd (non eletto nonostante tantissimi voti ricevuti), sconfitto all’uninominale sempre tra i Dem in un confronto che sembrava già segnato (i collegi andranno tutti al Movimento cinque stelle), impegnatissimo alle ultime primarie dei Democratici. Infine, impegnato alle elezioni Europee al sostegno di una candidata nelle liste di… Forza Italia. Con tanto di ringraziamenti pubblici ricevuti dal coordinatore azzurro Gianfranco Miccichè. Che è successo, insomma?
“È successo che siamo stati le vittime del Partito democratico – si rammarica Picciolo – dopo aver dato tanto, dopo esserci impegnati in prima persona, mettendoci la faccia. E invece…”. E invece qualcosa non è andato a buon fine: “Non sono stati rispettati alcuni impegni presi”. E se qualcuno pensa che si tratti, ad esempio, della elezione alle Europee di Valeria Sudano, la cui elezione avrebbe aperto le porte del parlamento nazionale proprio a Picciolo, lui smentisce: “La questione è politica, le poltrone non c’entrano”. E la questione “politica” è tutta nel nuovo corso del Pd “chiaramente spostato verso sinistra: è venuto meno il dialogo con forze centriste come la nostra. Un dialogo che Renzi aveva portato avanti per lungo tempo”. Poi, il cambio alla guida del partito: “Ci dispiace, Renzi resta per noi un grandissimo politico e ci auguriamo che voglia ancora tornare sulla scena. Ma siamo anche un po’ delusi. Ci saremmo aspettati una sua presenza maggiore e invece si è defilato”.
Una delusione che è anche nelle parole del fondatore del movimento, l’ex ministro Totò Cardinale: “Renzi avrebbe dovuto sentire la responsabilità di continuare a dare voce – spiega – a questo mondo che ha lavorato anche per lui”. E ovviamente, la delusione da Renzi cola fin su Davide Faraone: “Avrebbe potuto fare di più dal punto di vista politica – dice Picciolo – ma mi rendo conto anche della situazione: per lui non è facile, visto che è attaccato anche dall’interno, da pezzi del suo partito”.
Ma è ancora vivo, nel “divorzio” tra Sicilia e Futura e Pd, il “caso Cardinale”. Daniela, stavolta. La cui candidatura alla Camera aveva sollevato polemiche e proteste all’interno del partito in occasione delle Politiche. “Ma quando abbiamo detto: bene, facciamo le primarie e facciamo scegliere alla gente su chi deve essere candidata, nessuno ha accettato. Pezzi di partito si sono apertamente schierati contro mia figlia” ricorda Totò Cardinale. “Quando si presentava per i comizi – rincara Picciolo – il Pd faceva trovare i circoli chiusi”. Intanto, Daniela ha anche formalmente lasciato il gruppo Pd. Con una lettera inviata al capogruppo alla Camera Graziano Delrio ha anche spiegato la motivazione: “La rottura dei rapporti tra Sicilia Futura ed il PD siciliano mi obbliga, per ragioni di coerenza e mio malgrado, a lasciare il gruppo del Partito Democratico. Non bisogna di certo fare ricorso alla rassegna stampa di quei giorni – dice la Cardinale – per ricordare quale fu l’atteggiamento assunto con pubbliche manifestazioni di dissenso da alcuni dirigenti di Partito, in particolare contro la mia candidatura. Ancora oggi, tuttavia, si attendono i necessari provvedimenti atti al ripristino delle regole statutarie. Da qui la sofferta decisione largamente condivisa all’interno di Sicilia Futura”.
Insomma, il caso Cardinale, la “svolta a sinistra”, il disimpegno di Renzi. Così, ecco lo strappo. E adesso? Cosa fanno gli uomini di Sicilia Futura? Un indizio molto chiaro è da rintracciare proprio alle ultime Europee, quando Picciolo ha deciso di sostenere Dafne Musolino, candidata vicina al sindaco Cateno De Luca, nella lista di Forza Italia. “Miccichè – ricorda Picciolo – ha avuto il garbo istituzionale di ringraziarci pubblicamente. Adesso pare si stia lavorando a un progetto su scala nazionale: una casa dei moderati, alla quale saremmo felici di appartenere, pur mantenendo la nostra identità, in un patto federativo. Una forza moderata, a trazione meridionalista che possa coinvolgere anche gli autonomisti e gli altri moderati. Poi, credo che anche qualcuno del Pd possa guardare a questo progetto, mi auguro sempre che in questo caso ci sia anche Matteo Renzi”. E così, la svolta a destra, pur restando al centro, potrebbe anche tradursi in un consolidamento della maggioranza all’Ars a sostegno del governatore Nello Musumeci: “Noi voteremo sempre i provvedimenti che reputiamo giusti. Certamente, non faremo opposizione preconcetta. Anzi credo che Musumeci stia facendo bene molte cose”. Resta da capire cosa ne pensano i deputati di Sicilia Futura all’Ars: Nicola D’Agostino ed Edi Tamajo. Intanto, gli ex “pararenziani” sembrano guardare al centrodestra, stando al centro, ma non scordandosi del centrosinistra.