PALERMO – Anna Corona, la madre, le figlie, il fratello e un’amica: sono tutti finiti sotto intercettazione. Sono stati “spiati” con metodi tradizionali e iniettando un trojan nel loro cellulare. Nulla è emerso sul loro possibile coinvolgimento nel rapimento di Denise Pipitone, né uno spunto per una nuova pista investigativa.
Per non lasciare nulla di intentato la Procura di Marsala, che ha chiesto l’archiviazione per la donna e per Giuseppe Della Chiave, ha anche ripreso le intercettazioni della vecchia inchiesta, quella culminata nella precedente archiviazione e nel processo che si è concluso con l’assoluzione, ormai definitiva, di Jessica Pulizzi, figlia di Anna Corona.
“… a casa c’ha purtai”
L’obiettivo era valutare se, grazie alle nuove tecnologie, si potessero trovare nuovi spunti. A cominciare dalla frase captata l’11 settembre 2004, a distanza di pochissimi giorni dal rapimento, quando in commissariato erano stati convocati Corona, la figlia e l’allora fidanzato Gaspare Ghaleb. In quel contesto Jessica disse alla mamma: ” … a casa c’ha purtai”. L’ipotesi, che non ha retto nei tre gradi di giudizio, è che Jessica Pulizzi stesse parlando di Denise.
Il riascolto è stato complicato. L’audio era ed è rimasto disturbato per via dei rumori provenienti dalla strada e quelli dei condizionatori. Non si è potuto isolare altre frasi oltre a quella registrata e dunque non c’è alcuna prova che si parlasse di Denise. Anche le nuove intercettazioni non hanno fatto emergere spunti interessanti. “È possibile affermare fin d’ora che nessuna conversazione intercettata – scrivono i pubblici ministeri – assume rango di prova o di mero indizio circa la responsabilità dell’indagata Corona, né di altri soggetti”.
Astio, rancore, ma nessun elemento rilevante
Corona e le altre persone intercettate hanno più volte parlato di Denise Pipitone, soprattutto in concomitanza delle trasmissioni dedicate dalle televisioni nazionali al caso. Sono emersi “astio e rancore” verso Piera Maggio, addirittura “disprezzo”, ma nulla di penalmente rilevante.
Nelle conversazioni Anna Corona parlava del contenuto delle trasmissioni, si spingeva a fare ipotesi e valutazioni sulla piccola Denise, circolavano ipotesi legate all’esoterismo e ad incontri sessuali di gruppo, riferimenti a video cassette dal contenuto pornografico compromettenti per alcuni mazaresi, si faceva riferimento al possibile coinvolgimento nel rapimento dei parenti di Piera Maggio. Nessuna pista concreta, nessuna traccia da seguire.
L’ispezione nella vecchia casa
Nel corso delle indagini è spuntato il racconto di Vincenzo Ferro, un uomo che aveva visitato la casa di via Pirandello dove viveva la famiglia Corona all’epoca dei fatti. Faceva riferimento ad un’apertura nella parete, poi ricoperta. Nel corso di un’ispezione nulla è stato trovato. Né in casa, né in garage, dove le ricerche si sono estese in un pozzo.
Il giallo della testimone
E poi c’è il giallo sollevato dall’avvocato di Piera Maggio, Giacomo Frazzitta, contattato da una donna che diceva di avere ricevuto strane confidenze da Anna Corona. In principio contattò il legale via Facebook: “Salve mi scusi l’orario sono 4 anni che tento di contattarla mi sono rivolta alle forze dell’ordine avevo sempre paura la mia posizione e molto particolare il fatto è che purtroppo ho delle informazione su la piccola Denise non ho alcuna intenzione che venga fatto il mio nome tranne davanti a lei ed un giudici x quanto mi ha dichiarato la sig Anna corona e quale io ho riferito alla polizia allora del fatto e nn hanno fatto nulla”.
Si tratta di una donna sposata con un dirigente veterinario. Il legale riferiva nella lettera girata in Procura le parole riportate dalla donna e che sarebbero state pronunciate da Anna Corona: “A picciridda morse picchi io a Piera Maggio ci mangio u core”. Addirittura Corona le avrebbe detto la bambina “venne messa nel magazzino di un signore che viveva all’estero e aveva un casa nella sua palazzina”.
“Dov’è Denise?”
Frasi inquietanti, che però hanno assunto valore diverso quando la donna è stata convocata dai pm. È vero che chiese ad Anna Corona “dov’è Denise? e la risposta fu: “‘A picciridda morse’, rimasi completamente scioccata. Aggiunse anche: ‘A Piera le si deve bruciare il cuore’, frase ripetuta almeno tre volte, in italiano, e battendosi contemporaneamente il petto. Ricordo che la notte non riuscii più a dormire”.
E la storia del magazzino? Il giorno dopo Anna Corona tornò dalla donna e le disse: “Ma tu pensi realmente che io possa fare del male a dei bambini? Io sono una timorata di Dio”. Fu la donna a fare riferimento all’ipotesi, raccontata dai media, che la bambina fosse stata buttata in mare. Ed è ora che Anna Corona le avrebbe detto: “Ma chi ce li ha i soldi per prendere una barca e andarla a buttare a mare? L’avranno buttata in qualche magazzino. Non mi ha mai detto che la bambina era stata messa in uno specifico magazzino e meno che mai in quello di un signore che viveva all’estero e aveva una casa nella sua palazzina. Non ho mai sentito la Corona parlare di un anziano che viveva all’estero (né tanto meno in Svizzera) e tornava in Mazara del Vallo perché lì un’abitazione”.
Di un magazzino parlarono in riferimento ad un immobile a Carini di proprietà dell’anziano di cui Corona si prendeva cura e dalla cui vendita Corona sperava di potere ottenere i soldi per riparare la macchina. Anche su questo fronte la Procura ha fatto degli accertamenti senza esito.