L'amore perduto e il circo dell'orrore, scusaci Denise

L’amore perduto e il circo dell’orrore, scusaci Denise

Le lacrime di chi non smette di sperare date in pasto allo show.
DENISE PIPITONE
di
2 min di lettura

Scusaci Denise, se abbiamo preso i tuoi occhi da bambina e li abbiamo lanciati nel tritacarne mediatico del circo dell’orrore, nel pendolino del destino: è il Dna o non è il Dna? E siamo stati attori e spettatori, ognuno con la sua porzione di ignominia. No, la cronaca, che è il sale amaro della vita, non c’entra, con le sue necessità. Ma lo show ha avuto il sinistro cigolio di un cancello che si chiude sull’ultimo panorama della decenza. E noi, guardoni, a indignarci, ma, intanto, a guardare.

Scusaci Denise, per il tuo amore perduto, per il dolore di tuo madre, per lo strazio di una famiglia. E, ancora una volta, per i tuoi occhi bambini. Avremmo dovuto proteggerli, per quella che per noi è memoria e che per tua madre è vita e speranza che tu possa tornare dal buio. Non siamo stati all’altezza di preservare la tua innocenza, di custodirla in un luogo inaccessibile ai tanti lupi cattivi che girano nel bosco. E questa, purtroppo, non è una favola. Nessuna lieta fanciullezza riemerge dalla pancia del lupo. Non c’è una figlia che riabbracci la sua mamma. Nessuno che sussurri: e vissero tutti felici e contenti, prima di spegnere la luce.

Scusaci, bambina, per avere tenuto con noi il riflesso malato delle emozioni, la morbosità, lo spioncino, non la porta che si spalanca sull’afflizione, mentre le mani cercano di offrire un disperato conforto. Ecco perché i tuoi occhi, a distanza di tempo, sono un dito puntato contro gli adulti che siamo diventati. E ci dicono che siamo dei masticatori di anime e che tutto, anche l’indicibile, riduciamo a spettacolo. E’ il labirinto del gossip che tritura i sentimenti umani e li trasforma in risacca voyeuristica. Ma non esiste un filo d’Arianna per ricondurre il cuore sul sentiero della sua sofferta normalità. Eppure, bisognerebbe porre un freno alla proliferazione di Minotauri interessati al circo dell’orrore, allo show, e non alla verità. Le lacrime di una mamma non potranno mai essere carne da audience.

Tu, piccola Denise, sei, tuo malgrado, il simbolo della scomparsa e di chi non può giustamente darsi pace. Non la fine, non la perdita totale che si consuma e che propone un altro tipo di inferno, ma l’invisibilità che non certifica l’assenza e che lascia molliche di pane sminuzzate su mille sentieri, su centomila affanni, sugli infiniti ‘ti ritroverò’, quanti ne possono contenere le domande di chi non smette di cercare.

E i tuoi occhi sono qui con noi che non ne siamo degni. Dentro c’è il mondo di bellezze che compongono i segreti silenziosi dei bambini. Se sono ancora aperti, noi speriamo che guardino qualcosa che restituisca bellezza. Se si sono chiusi, noi preghiamo che sia accaduto in breve tempo. E che tu abbia trovato un luogo di quiete e di luce. In attesa del ritorno a casa. Nel frattempo, perdonaci.


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