CALTANISSETTA – “Non conoscevo personalmente Paolo Borsellino e non avevo mai avuto rapporti con lui, ci fu solo una stretta di mano il giorno in cui mi insediai come ministro”. Lo ha dichiarato l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino sentito come teste, in videoconferenza, questa mattina nel corso dell’udienza del processo sul depistaggio della Strage di Via d’Amelio che si celebra a Caltanissetta. L’incontro a cui fa riferimento Mancino risale al primo luglio del 1992, giorno in cui si insediò al Viminale. “C’erano molte persone quel giorno – ha aggiunto il teste – che volevano congratularsi con me per la mia nomina. Borsellino era accompagnato da Vittorio Aliquò ma questo l’ho saputo dopo”. Mancino ha poi aggiunto di non aver mai conosciuto l’allora capo della squadra Mobile di Palermo Arnaldo La Barbera e di aver incontrato l’ex funzionario del Sisde Bruno Contrada poco prima del suo arresto. Ha poi riferito che non fu coinvolto dall’allora ministro della Giustizia Giovanni Battista Conso sull’emanazione dei decreti applicativi del 41bis. A citare l’ex capo del Viminale, è stato l’avvocato di parte civile, Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino. Imputati del processo sono tre poliziotti: Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di calunnia aggravata in concorso. (ANSA).
L'ex ministro dell'Interno sentito come teste al processo che si celebra a Caltanissetta
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