PALERMO – Tre anni ci carcere. Massimo Ciancimino è stato condannato per detenzione di esplosivo. Fu il figlio di don Vito a fare ritrovare i candelotti di dinamite nel giardino di casa. Sostenne di averli ricevuti da un non precisato personaggio a scopo intimidatorio, salvo cambiare versione quando i magistrati scoprirono che l’indagato si era portato l’esplosivo da Bologna. Il testimone riferì anche di averne data una parte a un amico, Giuseppe Avara, condannato a due anni, pena sospesa (era difeso dall’avvocato Giuseppe Seminara), e che questi se ne sarebbe disfatto buttandola in mare. Versione che contrastava con quella dello stesso amico che disse di averla gettata in un cassonetto.
Ciancimino jr ha giustificato il suo atteggiamento e le sue differenti versioni perché dettato dalla paura per le continue minacce ricevute. Da qui la richiesta di assoluzione chiesta dagli avvocati Francesca Russo e Roberto D ‘Agostino che avevano invocato lo ” stato di necessità” dell’imputato. Il processo per detenzione di esplosivo è solo uno dei tanti in cui è imputato Ciancimino. È accusato anche di concorso in associazione mafiosa nel processo sulla trattativa Stato-mafia di cui è anche testimone chiave, di calunnia ai danni nell’ex capo della polizia De Gennaro e di avere violato un paio di volte la misura di prevenzione allontanandosi senza permesso da casa. Il processo di oggi si conclude dopo che all’imputato è stato negato il patteggiamento.
Dopo i ripetuti dinieghi della Procura Massimo Ciancimino ha scelto il rito abbreviato. I pubblici ministeri Paolo Guido e Nino Di Matteo avevano bollato come incongrua la richiesta di applicazione di una pena ad un anno e undici mesi di reclusione e 400 euro di multa. Tutto ruotava attorno al riconoscimento, oggi respinto, delle attenuanti generiche. Senza di esso è diventato impossibile scendere sotto i tre anni proposti dai pm Paolo Guido e Nino Di Matteo. E oggi accolti dal giudice per l’udienza preliminare Daniela Cardanone. La pena di tre anni non può essere sospesa. Ciancimino jr la sconterà solo e se diventerà definitiva.
“Accettiamo la sentenza anche se la riteniamo ingiusta – è il commento degli avvocati Russo e D’Agostino -. Leggeremo le motivazione per capire per quale motivo non siano state riconosciute le attenuanti e faremo appello. Riteniamo che non sia stata fatta giustizia”.