Ciancimino jr torna in aula: "Mio padre conosceva Ciancio" - Live Sicilia

Ciancimino jr torna in aula: “Mio padre conosceva Ciancio”

Il figlio dell'ex sindaco di Palermo è teste nel processo a carico dell'editore catanese.

CATANIA – Torna in aula Massimo Ciancimino. Il ‘came-back’ non è nella sua Palermo (anche se è residente a Napoli), ma nel Palazzo di Giustizia di Catania. Parla come testimone nel processo a carico di Mario Ciancio Sanfilippo, imputato per concorso esterno alla mafia. La voce risente dell’ictus che lo ha colpito nel 2019, quando era detenuto in carcere. Il figlio del già assessore ai Lavori pubblici e sindaco (per 17 giorni) di Palermo Vito Ciancimino – scomparso nel 2002 – ritiene di essersi salvato proprio perché fosse in cella. “Sono intervenuti subito, se fossi stato a casa da solo non so cosa sarebbe successo”, dice rispondendo alle domande del pm Antonio Fanara. E avvisa: “Ho ancora qualche problema con la memoria”. Un esame lungo e articolato quello di Ciancimino junior. Nella prima parte il magistrato focalizza la storia giudiziaria del teste, le condanne per il trasporto di esplosivi (“Mi sono autodenunciato”), per riciclaggio, per bancarotta. E poi le calunnie, tutte collegate al processo Trattativa. Anzi in quel processo ci sono i papelli, le agende, i memoriali, i pizzini di Vito Ciancimimo. Anche se uno di quei documenti è stato ritenuto ‘artefatto’ per quanto riguarda le dichiarazioni mosse a carico del dottore De Gennaro. Il tribunale, presieduto da Roberto Passalacqua, ha chiesto al pm di depositare tutte le sentenze a carico del testimone al fine della “valutazione della sua attendibilità”. 

Ciancimino senior era politico della Dc legatissimo a “Salvo Lima”. Il figlio lo descrive come un “collettore di vari sistemi di potere”. Tra cui quello mafioso. Bernardo Provenzano sarebbe stato un frequentatore della casa del sindaco di Palermo (“Lo ha dichiarato lui stesso”). All’epoca Massimo Ciancimino era poco più che un adolescente: siamo tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80. Dalle stanze della residenza del democristiano sarebbe passato anche il capo dei capi Salvatore Riina. “Ma mio padre si permetteva di trattarlo male”, spiega il teste. 

L’esame poi è entrato nel vivo del dibattimento. Ciancimino junior non ha mai conosciuto il proprietario del quotidiano La Sicilia. “Ciancio però lo conosceva mio padre. Anzi lo stimava moltissimo – racconta – lo riteneva un imprenditore intelligente, che era riuscito a blindare l’informazione catanese”. 

Ciancio sarebbe stato citato nei racconti (anzi confessioni) del padre (nel 2002) al figlio per l’affare dell’acquisizione delle quote del GdS di Ardizzone. A casa di Ciancimino sarebbe arrivato un giornalista che avrebbe chiesto l’innesto di nuovi capitali nel giornale in un momento finanziario delicato. L’ex sindaco di Palermo avrebbe individuato Mario Ciancio. E per convincerlo Vito Ciancimino avrebbe avviato due linee, una attraverso Salvo Lima che avrebbe contattato i ‘cavalieri del lavoro’ di Catania e una invece con Riina che si sarebbe messo in collegamento con Santapaola. Questa seconda strada sarebbe stata intrapresa “perché Ciancio sembrava titubante”, dice Ciancimino jr. Il padre si sarebbe mosso per cercare di far cambiare la linea editoriale del GdS ritenuto la voce della procura. Ciancio entra nelle quote del giornale palermitano nel 1981. Due anni prima il quotidiano siciliano pubblica a tutta pagina – a puntate – un memoriale difensivo di Ciancimino. “I fatti di Ciancio sono scollegati dal memoriale”, precisa il teste dopo che Fanara gli mostra la fotocopia dell’articolo. 

Poi il racconto, o meglio il ricordo di quanto confidato dal padre si sposta all’incontro che sarebbe avvenuto a casa dell’architetto Scardina. A quell’appuntamento,  che sarebbe avvenuto tra il 1980 e il 1984 (nel 2009 ha raccontato prima del 1981, quando ancora non aveva la patente), ci sarebbero stati Totò Riina, Bernardo Provenzano, ma anche i catanesi. 

“Ho visto arrivare una bellissima Mercedes nera con un uomo accompagnato da un altro. Dopo ho saputo da mio padre che quello era Benedetto Santapaola e che la persona con lui sarebbe stato Ciancio”. A quella riunione ci sarebbe stato anche Costanzo, uno dei cavalieri catanesi. L’oggetto del confronto sarebbe stato l’acquisto del palazzo di vetro, conteso tra ‘i catanesi e i Salvo’. Ciancimino jr non avrebbe mai partecipato ai summit, faceva da accompagnatore o da autista del padre.

Il nome di Ciancio spunta in altri tre incontri, uno in un hotel di Cefalù e i rimanenti in due alberghi di Taormina. Ciancimino jr, rispondendo alle domande degli avvocati Carmelo Peluso e Francesco Colotti, difensori di Ciancio, non è in grado di mettere a fuoco il ricordo preciso di quegli incontri in cui ha accompagnato il padre. Ma in un verbale del 2009 li colloca nel 1981, cioè prima che avesse preso la patente. Anche se la patente l’ha presa nel 1982 (infatti secondo Fanara andrebbe letta come limite temporale proprio  il 1982). Ciancimino jr non conosce argomenti di quei rendez-vous, in cui sarebbero stati presenti quasi sempre i cavalieri del lavoro. “Non approfondivo, sinceramente non mi interessavano”. Alla procura, nonostante l’indicazione del teste nel 2009 di fornire documentazione utile a riscontrare i suoi racconti, non è mai arrivato alcun “atto”. “Ha sequestrato tutto la procura di Palermo”, dice Ciancimino. Che ha cura di evidenziare: “Mio padre non mi ha mai detto che Ciancio è un mafioso anzi lo stimava molto”. 

L’udienza si è aperta con l’esame di Renzo Bissoli, l’imprenditore del Nord dell’operazione del Pua. Con il consenso delle parti sono state acquisite le dichiarazioni rese ai pm, l’esame infatti si è concentrato su alcuni aspetti. Ad un certo punto il pm Fanara parla di un articolo di LiveSicilia che nel 2013 pubblica i verbali del pentito Santo La Causa sul Pua, Bissoli e Ciancio. Nell’ufficio dell’allora direttore de La Sicilia ci sono le cimici, ma quel giorno Bissoli e Ciancio escono fuori dai locali del giornale. Un comportamento differente rispetto agli altri giorni. Un alterazione della condotta che non sfugge al Ros. E Fanara, nel corso dell’esame, chiede lumi. Bissoli dice chiaramente: “Santo La Causa non l’ho mai conosciuto, questo matto non so come si sia inventato queste cose. Non escludo che magari dopo qualche cena abbiamo parlato anche di questo. Ma non sono mai corso a incontrare Ciancio per discutere di questo”. 

Prima di aggiornare il processo, sono stati depositati i verbali del pentito Angelo Siino e il certificato di morte. Qualche mese fa l’ex ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra è venuto a mancare. 


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