Devastata e buttanissima | Torna in scena la Sicilia - Live Sicilia

Devastata e buttanissima | Torna in scena la Sicilia

Niente, politicamente, li seppellirà. Il presidente imbullonato alla sedia, i novanta di Palazzo dei Normanni: tutto resterà così com'è. Ma almeno, ridendo, si può resistere, con 'Buttanissima Sicilia' che torna a Palermo. Come acquistare i biglietti (LEGGI)

Una risata non li seppellirà e che importa? Rosario Crocetta governa con la squinternata quintessenza del suo baraccone. Il Pd – il partito del chissenefrega – gli regge il lembo della veste da reuccio, fingendo una guerra che non c’è. Ecco il capolavoro di cinismo. Ecco il potere per il potere, il potere che serve a masticare altro potere, il potere che vomita solo il potere; nemmeno settecento Totòcuffaro sarebbero riusciti nell’impresa.

Una risata non li seppellirà, ma almeno torna ‘Buttanissima sicilia’ al Biondo (qui le informazioni su date e biglietti): celebre didascalia dello sberleffo puntata contro il regno di Saro, macchina di invenzioni (il regista Giuseppe Sottile), scrittura (Pietrangelo Buttafuoco, autore del libro da cui nacque la trama) e attori o musicanti (Salvo Piparo, Costanza Licata, Irene M. Salerno); un lenimento che passa sulla ferita e non la cicatrizza, offrendo però la possibilità di riderne amaramente. E’ poco? E’ tutto ciò che si può ottenere nell’era di un presidente imbullonato alla sedia, come le truppe di ventura dell’Ars, come il Pd che tiene sullo stomaco Saruzzo, secondo il manuale perfetto dei rovinosi inganni. Ed è la sinistra il mandante del delitto.

Ed è sempre teatro che si rinnova, il Crocettismo , rubando la scena alla scena. Cosa c’è di più dadaista di un governatore che nessuno ama, a parte i cortigiani dalle mandibole robuste che rendono grazie per tanto pane e tale companatico? Anticipa Salvo Piparo: “Lo spettacolo ha qualche novità rispetto alle prime edizioni (quando un’Isola accorse in massa, per scoprirsi nuda). La realtà supera l’immaginazione e fornisce sempre nuovi elementi. Potevamo non occuparci di beni confiscati? Potevamo non dire nulla su Tutino e lo scandalo della sanità?”.  No, non potevano.

Buttanissima è una magia coinvolgente, un sortilegio che affranca e atterrisce. “La gente esce dalle sale interdetta – racconta Pietrangelo Buttafuoco – . Non sa più da che parte del sipario stia la verità. Si chiede, la gente: come può essere che il livello dell’assurdo giunga a questo? E come dovremmo definirli i novanta signori accomodati sulla poltroncina dell’Ars, che non hanno nemmeno il garbo di presenziare alle sedute? Un mondo autoreferenziale – quello dei lorsignori – che ha un unico problema: le consorti con il mutuo da pagare. Tutto si sopporta nel teatrino. Gli scandali, Lucia Borsellino costretta a girare con la scorta, l’abbraccio di Mattarella a Manfredi, con la forza della sua denuncia. E se, per pura ipotesi drammaturgica, la scorta di Lucia dovesse incrociare quella di Saro, che succederebbe, attaccherebbero turilla come diciamo noi? Nessuno ci vuole mettere mano, nemmeno Matteo Renzi”.

Quinte su quinte in un sovrapporsi che rende impossibile ogni netta distinzione. Ecco la scena madre: il presidente della Repubblica che stringe il figlio di Borsellino, che ha appena fatto a pezzi i mestieranti del Crocettismo, a palazzo di giustizia, leggendo un’orazione civile sulle dimissioni di Lucia e sulla Sanità svilita in cerchio magico. In primo piano la chioma bianca del capo dello Stato, l’augusto braccio che accarezza una spalla. Uno spettacolo da allargare il cuore. Il palermitano Sergio sembrava dicesse: ora ci penso io. Invece – ricorda bene Pietrangelo – non ci ha pensato nessuno. Era un effetto presidenziale.

Non c’è chi pensi ai siciliani incatenati, un popolo di Prometeo con il fegato divorato dai vermi. Non c’è chi si rompa la testa, lassù, scorrendo l’elenco della vergogna: la viabilità che è nonsenso, il disastro dei conti, le leggi impugnate, la marcia miserabile delle formichine che circondano il pane ammuffito del potere per ricavarne briciole, la dignità che è diventata bestemmia, l’indegnità che si fa nutrimento. C’è un coro ignominiosamente muto, fra Roma e Firenze, mentre va sul palco una buttanissima tragedia siciliana. Ma questa risata, almeno, resisterà.


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