Di Crocetta non ce n'è uno solo | Monterosso, la politica si divide - Live Sicilia

Di Crocetta non ce n’è uno solo | Monterosso, la politica si divide

Le opposizioni: “La dirigente si dimetta”. Qualche alleato: “Il presidente sia coerente”. Raciti: “Siamo dispiaciuti”. Gli altri tacciono.

PALERMO – Crocetta l’ha difesa. “Aspettiamo il processo, mancano solo pochi mesi, in fondo”, ribadisce a Livesicilia: il presidente fa da scudo nei confronti di Patrizia Monterosso, segretario generale di Palazzo d’Orleans, a processo per peculato. Ma in questi giorni è in buona compagnia. La vicenda giudiziaria del capo della burocrazia regionale sembra infatti non avere scosso la sua maggioranza e nemmeno i componenti della sua giunta, dove in tanti, anche tra quelli che in passato hanno attaccato Crocetta sull’influenza del suo cerchio magico, da Antonello Cracolici a Bruno Marziano, oggi tacciono. Preferiscono mettere da parte la “questione morale” legata al processo nel quale la plenipotenziaria di Palazzo d’Orleans è ufficialmente entrata, scegliendo la via del rito abbreviato.

Tutti in silenzio, però, in queste ore. Persino i renziani, che pure avevano fatto piovere su Crocetta attacchi plateali in occasione delle faraoniche Leopolde. Anche in quelle occasioni ecco saltare fuori il tema della doppia morale, del cerchio magico, delle prese di posizione a convenienza. Silenzio, anche su quella sponda. Oggi nessuno si indigna, nessuno protesta. E ferma restando la convinzione che le accuse sono tutte da provare, nessuno, tra gli alleati del presidente, si pone il problema dell’opportunità politica o della stessa immagine della Regione. L’unico a dire qualcosa in merito è il segretario regionale del Pd Fausto Raciti: “Abbiamo seguito la vicenda e siamo molto dispiaciuti per il fatto che un dirigente così importante sia andato a processo. La scelta del rito abbreviato – aggiunge – ci pare comunque un modo per accelerare la conclusione della vicenda. Attendiamo l’esito”.

Tutto qua. Per il resto, il silenzio. E così, non resta che alle opposizioni il ruolo – certamente più semplice, più naturale – di chi deve sottolineare ambiguità e opportunità. Di sollevare un problema di natura anche etica, di fronte al governatore delle “moralizzazioni”. Ad esempio, è stato chiarissimo il Movimento cinque stelle: “Crocetta – hanno detto i deputati regionali grillini – non può più far finta di nulla. La rimozione della Monterosso ora è quasi una scelta obbligata per rispetto di tutti i siciliani. È uno scandalo – proseguono i parlamentari regionali 5stelle – che il capo della burocrazia regionale finora sia rimasta al suo posto, nel quale, quasi per un’assurda legge del contrappasso, è stata incredibilmente confermata da Crocetta per altri cinque anni, invece di accompagnarla alla porta”.

E contro la conferma della Monterosso è il presidente della commissione Antimafia all’Ars e leader del Movimento civico #diventeràbellissima, Nello Musumeci: “Non essendo abituato alla pratica dello sciacallaggio politico, – ha detto – mi limito a ripetere con serenità, quello che sulla dottoressa Patrizia Monterosso ho già detto nel novembre del 2015, quindi in tempi non sospetti: se fossi al posto della segretaria generale della Regione avvertirei la responsabilità di lasciare quel ruolo. Non si può essere credibili agli occhi degli altri se non si è nelle condizioni oggettive di poterlo essere. Ma ciò che più sconcerta è l’atteggiamento ambiguo del governatore: fa il moralista con gli avversari e “l’indiano” con gli amici del cerchio magico”.

All’attacco della burocrate anche Forza Italia: “E’ inopportuno – dichiara il capogruppo all’Ars, Marco Falcone – che la Monterosso rimanga dov’è. La scelta di Crocetta di difendere e confermare il suo Segretario generale rappresenta perfettamente l’ambiguità del suo falso moralismo. Il governatore del resto ha sempre usato un doppio binario: quando le vicende riguardano i nemici politici non perde un minuto per attaccare e puntare il dito, quando i fatti lo riguardano da vicino, invece, si scopre garantista. Ma in questo caso dovrà assumersi anche la responsabilità politica della scelta”. Ma tra le opposizioni c’è anche qualche voce “diversa”. “Sono e resto un garantista – dice il capogruppo di Cantiere popolare, Toto Cordaro – e lo sono ovviamente anche adesso, che non ho nulla da spartire con quello che è un avversario politico. La scelta del Segretario generale Patrizia Monterosso di andare a processo è una occasione per fare chiarezza su eventuali responsabilità. La dirigente non si è sottratta, anzi ha accelerato. Noi speriamo si giunga al più presto a chiarire le responsabilità. Ma è corretto attendere, per il momento”.

E cautela esprime anche qualche alleato di Crocetta. Sebbene non manchi la “frecciata” al governatore. Un presidente che negli stessi minuti riesce nell’incredibile equilibrismo di bollare come “marciume” il caso Anfe dando per certe le accuse a Genco che oggi – è bene ricordarlo – non è nemmeno sotto processo, e di sfoderare il più lucente garantismo per la burocrate che a processo c’è finita, dopo essere stata indagata dalla Procura che ne aveva anche chiesto il rinvio a giudizio.

Contraddizioni in parte messe in luce dal movimento Sicilia Futura fondato da Totò Cardinale. “Davanti ad una azione penale così importante – dice infatti il coordinatore regionale Nicola D’Agostino – occorre avere rispetto della decisione della magistratura, senza necessità di “processi” alternativi. Altra cosa è la decisione dei giudici contabili: se la condanna ripara il torto e non è incompatibile con il ruolo ricoperto, credo il Presidente sia nella legge se decide per la riconferma al ruolo. Sono scelte – aggiunge però il deputato regionale – che possono prestarsi a diverse interpretazioni sul piano dell’opportunità, l’unica cosa che è richiesta al Presidente della Regione è la coerenza: ciò che vale per uno, deve valere per tutti”. Tutto qua. Per il resto, tra gli alleati di Crocetta, il processo al più alto burocrate regionale, braccio destro del presidente, non è poi un grosso problema.


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