CATANIA – Sottolinea di farlo “a tutela dell’avvocatura”, professione che svolge da più di 45 anni. I penalista del foro di Catania Giuseppe Lipera ha fatto presentare al suo legale, l’avvocato Graziella Coco, un ricorso in Cassazione contro l’ordinanza con cui il gip archivia la sua querela per diffamazione nei confronti dell’avvocato dello Stato Angelo Francesco Nicotra.
La storia, nota perché finita più volte al centro delle cronache, è quella della querelle relativa alla permanenza in Italia di Sarah, una ragazzina nata e cresciuta in Italia che però a 7 anni fu rapita dal papà e trascinata in Tunisia. Quando la ragazzina ha trovato la forza e i mezzi per scappare, è tornata qui dalla sua mamma e dai suoi fratelli con un gommone, salvo ottenere dallo Stato italiano un decreto di espulsione.
Il caso
Sarah è difesa dall’avvocato Lipera. Lui si è opposto alle argomentazioni della Questura di Trapani (lo scafo era approdato a Pantelleria) e la controparte, l’avvocato Nicotra appunto, ha definito le sue argomentazioni “farneticanti elucubrazioni”. Una definizione ritenuta diffamatoria da Lipera e dai suoi legali.
“L’ordinanza è in primo luogo errata perché non possono essere condivise le argomentazioni fornite dal Gip, che appaiono profondamente azzardate e insidiose – scrive l’avvocato Lipera -. Un Avvocato, infatti, potrebbe sempre criticare una sentenza, uno scritto avversario, una requisitoria del Pm, ma seguendo la linea fornita dal Gip si arriverebbe alla liceità dell’insulto del Pm o dell’avvocato di controparte”.
Le giustificazioni
Secondo Lipera, “un conto è dire: “la sentenza è errata e merita di essere riformata”; un conto invece è dire: “le argomentazioni fornite dal magistrato o dall’avversario sono alla stregua di quelle di un folle delirante” e giustificare detto fenomeno esclusivamente con la “manifestazione di un pensiero critico che non ha adeguati equivalenti”.
È questa una delle ragioni che hanno spinto Lipera a ricorrere in Cassazione, chiedendo che la Suprema Corte annulli l’ordinanza di archiviazione. “Mi preme sottolineare che, ove avessi avuto la possibilità di costituirmi parte civile, avrei chiesto solo un euro a titolo di risarcimento del danno, essendo una mera questione di principio e avendo esclusivamente a cuore la dignità della Avvocatura e della Magistratura”.
La dignità della toga
E ancora: “Sono perfettamente a conoscenza che ci sono possibilità che il presente ricorso venga dichiarato inammissibile e so che potrei essere condannato a pagare le ammende dovute, ma ho deciso di presentare ugualmente l’impugnazione perché è assurdo che in un processo si lascino liberi i contraddittori di insultare gratuitamente, senza che esista alcuna tutela per la dignità della Toga, con il rischio che il comportamento tenuto dall’Avvocato dello Stato Nicotra Angelo possa diventare dilagante”.