PALERMO – Nino Dina è socialmente pericoloso. La sezione misure di prevenzione applica la sorveglianza speciale all’ex deputato regionale, contestandogli i suoi rapporti con alcuni esponenti mafiosi. È la prima volta che un provvedimento colpisce un politico dell’Ars.
Gli viene imposto l’obbligo per un anno e mezzo di rimanere a casa dalle 20:30 alle 7:00 del mattino e di non partecipare a pubbliche riunioni. La Procura della Repubblica avrebbe voluto che il provvedimento fosse più pesante: obbligo di dimora per quattro anni. La richiesta, però, non è stata accolta in pieno.
“Siamo rimasti sorpresi del provvedimento che ovviamente impugneremo nella convinzione che non sussistano i presupposti per l’applicazione di alcuna misura di prevenzione nei riguardi dell’onorevole Dina – spiegano gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano -. Lo stesso Tribunale, infatti, valorizza essenzialmente fatti assai risalenti nel tempo, addirittura datati al 2003, accertando al tempo stesso la insussistenza di ‘concreti favori resi al sodalizio’ e discostandosi da alcune recenti sentenze della corte europea per i diritti dell’uomo”.
Dina, parlamentare da più legislature, storico esponente dell’Udc, infine approdato al Gruppo misto, il mese scorso si è dimesso dal parlamento siciliano, annunciando di non volersi più candidare. È uscito indenne da diverse inchieste. Ne restano pendenti due per una presunta corruzione elettorale e per un’ipotesi di finanziamento illecito ai partiti.
Il collegio composto dai giudici Luigi Petrucci, Giovanni Francolini e Vincenzo Leotta, lo ritiene però “socialmente pericoloso”. Le sue dimissioni e l’annuncio di non volersi più candidare non bastano, secondo il Tribunale, per recidere i rapporti con gli ambienti mafiosi.