"Transfughi e dirigenti portaborse | Roma fermi questo Pd" - Live Sicilia

“Transfughi e dirigenti portaborse | Roma fermi questo Pd”

Intervista a Fabrizio Ferrandelli. "Credo che il partito regionale vada commissariato. Non è il partito di Raciti e di Cardinale, delle alleanze che può essere la risposta ai 5 stelle".

PALERMO – Fabrizio Ferrandelli guarda al Palazzo da fuori. L’ex deputato del Pd, dopo le clamorose dimissioni dall’Ars, chiede un azzeramento della classe dirigente. E il commissariamento del partito. Un partito che è ormai un tutt’uno con la cosa pubblica e con i gabinetti degli assessori. E che con “operazioni di trasformismo” pensa “a somme algebriche che per gli elettori sarano sottrazioni”.

Lei ha lasciato dichiarando esaurita la stagione di Crocetta. E invece ora si discute della nascita di un Crocetta quater. Che gliene sembra?

“Forse dovremmo arrivare a quota novanta assessori, così accontentano tutti. Al di là della battuta, il mio non era il gusto della battaglia interna al Partito democratico. Me ne potevo stare lì a fare la voce critica. Il mio gesto eclatante delle dimissioni ha voluto sancire un punto fermo: non siamo tutti gli stessi. Ci può essere una politica che all’interesse personale antepone l’interesse della Sicilia. Il tema vero è il licenziamento di un’intera classe dirigente. Chi non ha cambiato le cose per 15 anni non le cambierà nei prossimi 15 mesi. Una classe politica fallita che immagine può dare di rilancio del Mezzogiorno?”.

Ma proprio sul rilancio del Sud il suo partito sta incentrando la Festa dell’Unità. Lei è scettico?

“Io credo che vada commissariato il partito regionale. Noi abbiamo un tracollo della Sicilia, anche finanziario, che è sotto gli occhi di tutti. E un gruppo politico che invece rimane in piedi. E tutto nell’interesse della Sicilia”.

Anche sul fronte dei conti il suo partito sta lavorando a un tentativo di risanamento…

“Sì, con le borse della Regione chiuse fino a dicembre, e altri imprenditori che saranno costretti al fallimento. Qui c’è il tracollo della Sicilia che può diventare anche il tracollo del partito nazionale. Qualcuno a Roma nel partito e nel governo tiri le somme e si prenda qualche responsabilità. La Sicilia se fa default trascina l’Italia. E allo stesso modo il Pd siciliano al default trascina quello nazionale. È arrivato il momento che qualcuno batta un colpo. Non è il partito di Raciti e di Cardinale, delle alleanze che può essere la risposta ai 5 stelle. Non si può tornare a vincere con questa classe politica”.

Chi dovrebbe “tirare le somme” come dice lei?

“Io credo il partito nazionale e il governo”.

Perché è critico verso la politica delle alleanze?

“Le formazioni politiche fatte di transfughi i siciliani le hanno già bocciate. Io non precludo l’allargamento a un elettorato che ha guardato in passato altrove. Ma qui stiamo parlando di gruppi dirigenti. Di un’operazione di trasformismo, di riciclaggio. È la migliore ricetta per consegnare la Sicilia alla palude e al disastro. Io sto percorrendo un’altra strada, che è fatta di associazioni, di militanza, di apertura ad esperienze diverse. Il partito pensa ad altro”.

A cosa?

“Non si è visto mai un partito così immischiato nei quadri dirigenti nel controllo della cosa pubblica. Io leggo la famosa intervista della questione morale di Belringuer, che diceva che non bisogna lottizzare. Quello che io dico è che se il responsabile organizzativo regionale del partito è in un gabinetto e così il segretario di Catania, il responsabile dell’organizzazione di Palermo… Un gruppo dirigente così dentro la cosa pubblica è un gruppo dirigente che lucidamente può decidere di licenziarsi o no?”.

E lei invece ritiene che dovrebbero essere licenziati?

“Giorno dopo giorno questi provocano danni all’economia, qualcuno un colpo lo deve battere. Queste sommatorie, Cardinale più questo più quello, nel loro immaginario saranno delle somme algebriche, ma nei fatti sono sottrazioni. Non è questa la ricetta con la quale penso si possa vincere contro gli avversari. io ho scelto un’altra strada, quella della militanza. Ma se ne rendono conto che le nostre piazze sono sempre vuote?”

Alla Festa dell’Unità la gente c’è…

“Precettati”.

Lei c’è stato?

“No. E vorrei vedere chi ci sarebbe andato se non fosse stato per i cantanti. Quale idea di Sud è uscita fuori dalla Festa dell’unità? Quale strategia? Ma mi chiedo: questo è davvero un partito che può pensare che abbiamo qualcosa in comune con Castiglione e con la gestione del Cara di Mineo?”.

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