Disabili, pagano anche i Comuni | Ma la norma del governo è un bluff - Live Sicilia

Disabili, pagano anche i Comuni | Ma la norma del governo è un bluff

Crocetta riscrive il provvedimento. Ma per l'assistenza non cambierà molto.

PALERMO – La Regione destina ai disabili soldi che c’erano già. E’ questo il paradosso emerso dalla seduta dell’Ars nel corso della quale si sta esaminando la Finanziaria regionale. Una discussione che ha assunto in qualche caso toni surreali. Si stava discutendo dell’articolo che destina i finanziamenti annuali ai Comuni. Tra i commi, quello che prevede di vincolare la quota del dieci per cento di quei contributi per l’assistenza ai disabili. Una somma pari a 34 milioni di euro.

Soldi aggiuntivi? Per nulla. Si tratta di soldi che i Comuni in parte destinano già alle fasce più deboli, attraverso la cosiddetta legge 328 del 2000. Una legge che tutela minori e anziani, malati e, appunto, disabili. E che i Comuni sono obbligati a rispettare, destinando già a queste fasce il trenta per cento dei propri bilanci. Uno stanziamento complessivo da oltre 100 milioni di euro.

E il “nuovo” stanziamento per i disabili? E’ ovviamente uno stanziamento “vecchio”. Semplicemente, all’interno dei fondi per le politiche sociali, una quota pari al dieci per cento dei bilanci dovrà essere utilizzata per l’assistenza ai disabili gravi. Togliendo, evidentemente, spazio e fondi ad altre fasce deboli.

Ma anche qui, ecco i dubbi. Emersi in Aula dove diversi deputati hanno chiesto: Destinare il dieci per cento ai disabili significa togliere o aggiungere somme per l’assistenza?”. Il chiarimento, solo apparente, è giunto a quel punto direttamente dal presidente della Regione Rosario Crocetta. Ed è davvero paradossale. “Preso atto”, che i Comuni destinano già quel trenta per cento ai più deboli, la “riserva” del dieci per cento prevista nella norma in discussione, secondo il governatore, andava letta come “il dieci per cento di quel trenta per cento. Stiamo creando una priorità per i disabili gravi, evitando che la spesa sociale sia finalizzata a concerti o cose inutili”.

Una decisione che si sarebbe tradotta addirittura in una diminuzione dei fondi per i disabili. Così, ecco piovere a Sala d’Ercole una riscrittura di quella norma. Che non risolve granché. Un paradosso emerso anche dall’intervento in Aula del deputato di Forza Italia Franco Rinaldi: “Questa è chiaramente una presa in giro: stiamo dando ai disabili soldi che hanno già. Soldi che negli anni sono sempre stati dati. Non c’è, in questa norma, nessuna somma aggiuntiva”. E in effetti è così. 

E a queste considerazioni si aggiungono altri dubbi. Il nuovo testo del governo parla unicamente di “disabili gravi”. Una definizione fin troppo larga, secondo molti deputati, che finirebbe per includere disabili psichici e altre categorie in sofferenza.

Un capolavoro. Che arriva a margine di una discussione a tratti surreale. “Sui disabili – ha detto ad esempio Crocetta – dovremmo aprire un contenzioso con lo Stato, perché i soldi che manda sono pochi, è uno stanziamento ridicolo. Dobbiamo chiedere scusa ai disabili, ma al concorso della spesa – ha aggiunto – devono partecipare tutti. Perché c’è una competenza dello Stato, dei Comuni e della Regione ai quali dobbiamo chiedere di più”.

Da lì, una sfilza di critiche: Certo che gli ultimi vanno aiutati – ha detto il deputato del Movimento Cinque stelle Sergio Tancredi rivolgendosi al governo – ma voi governatore da quattro anni e mezzo. Perché non lo avete fatto prima?”. Sarcastico il deputato di Forza Italia Giuseppe Milazzo: “Nuovi contenziosi con lo Stato? Ma se in questi anni – ha ricordato – abbiamo rinunciato pure a quelli che avremmo potuto vincere di fronte alla Corte costituzionale… In passato avete dato la colpa al Commissario dello Stato, mentre siete stati voi incapaci di scrivere le leggi correttamente. Vincolare una somma del dieci per cento creerà disparità tra Comuni che devono assistere un solo disabile e chi ne dovrà assistere decine. Per oltre quattro anni, la parola disabile in questa Aula non è mai stata pronunciata. Questa è una farsa”.


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