L'Ars a Crocetta: "No a più tasse | Disabili, ecco dove trovare i soldi" - Live Sicilia

L’Ars a Crocetta: “No a più tasse | Disabili, ecco dove trovare i soldi”

La proposta della commissione Bilancio. Fondi per i disabili? Crocetta alza le tasse

PALERMO – La proposta presto si trasformerà in un vero e proprio emendamento alla manovra finanziaria. La commissione Bilancio l’ha già presentata nelle mani dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei e servirà a garantire ai disabili siciliani i fondi necessari all’assistenza, senza per questo “costringere” i siciliani a pagare i livelli massimi di Irpef e Irap.

Era stata questa, infatti, l’idea del presidente della Regione per reperire i fondi destinati all’assistenza. Una “corsa” iniziata dopo le “puntate” alla Regione prima delle Iene e poi di Pif che portarono dapprima alle dimissioni dell’assessore alla Famiglia Gianluca Micciché, quindi a un confronto ad alta tensione (e anche ad altra voce) tra il governatore e il regista.

In quell’occasione Crocetta assicurò che presto sarebbe stata trovata la soluzione definitiva. Poi, da lì, una serie di polemiche sui numeri ballerini dei disabili siciliani, fino alla “trovata”: i soldi? Basta alzare le tasse. O meglio, lasciarle al livello massimo.

Una scelta, quella di mantenere alte le addizionali Irpef e Irap in Sicilia, nata molti anni fa dalla necessità di “colmare” il buco della Sanità: quel piano di rientro avviato da Massimo Russo e che si è sostanzialmente concluso. Per questo, era stata prevista l’abrogazione della norma che portava al massimo quelle aliquote. E così finalmente, all’abbassamento delle tasse. E invece, proprio da quelle imposte il governo ha provato a reperire oltre 135 milioni l’anno per l’assistenza. Decisione che ha scontentato tutti. A cominciare dai diretti interessati, cioè le associazioni che assistono i disabili, ma anche le parti sociali, i sindacati, la Confcommercio. E, appunto, l’Assemblea regionale. Che ha quindi lavorato a una proposta alternativa.

In cosa consiste? Come detto, nel mantenimento di quella norma che riabbassa le tasse, conservando, così come previsto, solo una piccola quota di entrate legate a quelle aliquote: non più 135,64 milioni come previsti dal governo per il 2017 e il 2018, ma appena 59 milioni per gli stessi anni. Ridotti anche gli stanziamenti previsti dal Fondo per la disabilità: da 36 a 16 milioni. Mancherebbero, a questo punto, quasi cento milioni l’anno.

Come pensa l’Ars di recuperarli? Intanto iscrivendo in bilancio le somme previste dal riconoscimento degli introiti legati all’Iva, frutto dell’accordo tra Stato e Regione: 47 milioni di euro l’anno. Altri cinquanta milioni, invece, arriveranno dai risparmi – che sarebbero già stati certificati – che verranno ottenuti dagli appalti portati avanti dalla Centrale unica per gli acquisti. Una struttura, però, che ultimamente è finita nel mirino proprio del governatore Crocetta, assai critico nei confronti del “sistema Consip” (la Centrale opera appunto rivolgendosi principalmente alla Centrale nazionale per l’acquisto di beni e servizi).

Il resto rimarrebbe invariato: la somma complessiva sarà il frutto dei fondi del Sistema sanitario nazionale (404 milioni di euro), del Fondo nazionale per le non autosufficienze (68 milioni nel 2017 e 36 milioni per i due anni successivi), il “Pac anziani non autosufficienti” (26 milioni l’anno), i fondi della legge sul “dopo di noi” (sette milioni), altri otto milioni (ma solo per il 2016). infine, sarebbero il frutto di economie degli anni precedenti relative ad assegnazioni da parte dello Stato. Questi i fondi regionali. Poi, contribuiranno anche le ex Province con una quota di 23,1 milioni l’anno e i Comuni, ai quali verrà vincolata una somma di 34 milioni, corrispondente al 10 per cento dei trasferimenti complessivi.

Così, la cifra complessiva per il 2016 individuata dall’Ars ammonterebbe a 648,28 milioni, quasi trenta milioni in più rispetto alla proposta del governo. La proposta dell’Assemblea, poi consentirebbe di ottenere quasi la stessa cifra (un po’ superiore) per il 2018 e il 2019. Senza nemmeno alzare le tasse.


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