La discarica è esausta, Cantarella: "Dovremo portare rifiuti all'estero"

Discarica, rischio emergenza: “Porteremo i rifiuti all’estero”

L'assessore all'Ambiente del Comune di Catania Fabio Cantarella lancia l'allarme su quel che succederà a partire da maggio.
GROTTE SAN GIORGIO
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CATANIA – Trenta giorni e poi sarà emergenza. A fine mese, la discarica Grotte San Giorgio non potrà accogliere più i rifiuti. L’assessore all’Ambiente del Comune di Catania Fabio Cantarella lancia l’allarme su quel che succederà a partire da maggio. Il 30 aprile è infatti previsto l’esaurimento dell’impianto della Sicula Trasporti, dove conferiscono i rifiuti tantissimi comuni, tra cui quelli della Srr Città Metropolitana.

Le ricadute su Catania

Le ricadute su Catania e, in generale, per l’area metropolitana, saranno inevitabili. “La discarica in questione, per anni, ha abbancato rifiuti di mezza Sicilia – afferma Cantarella. La sua chiusura significa innanzitutto che dobbiamo trovare un’alternativa e l’unico scenario, attualmente, è quello di portare i rifiuti all’estero. Significherebbe per i Comuni sostenere costi impossibili”.

Lo spettro dell’emergenza

Con la discarica chiusa potrebbe essere caos. “Il sindaco, giovedì mattina, ha convocato i tre commissari nominati dal tribunale per la Sicula, me, il direttore e il dirigente del servizio per studiare una soluzione prima che scoppi l’emergenza – dice Cantarella. Ma l’unica soluzione prospettata resta quella di portare i rifiuti all’estero o in Emilia Romagna. Ma questo aggraverebbe i costi in modo esponenziale e non sarà semplice”.

La Regione faccia la sua parte

Portare i rifiuti fuori significa aumentare i costi di smaltimento di molto. Fino al trecento per cento in più. Costi che dovrebbero pagare i cittadini. “Già sosteniamo spese altissime rispetto al resto dell’Italia – continua l’assessore. Per questo i sindaci della Srr hanno chiesto alla Regione di coprire la differenza. Da tempo si sapeva che la Sicula sarebbe arrivata al limite. Perché non si è fatto nulla per prepararsi al dopo?

Impianti al palo

La raccolta dell’umido, che rappresenta la frazione più importante, finisce ancora in discarica. Nonostante le Srr siano state spinte non solo a incrementare i livelli di raccolta della differenziata, ma anche a pensare a impianti per la sua trasformazione. “Oltre il 30% della raccolta differenziata è rappresentata dall’umido – conferma Cantarella. Sin dall’inizio del nostro mandato, ci era stato detto di accelerare al fine di trovare siti in cui realizzare impianti. Noi lo abbiamo fatto in tempo record: abbiamo individuto il sito del Comune di Catania che in passato utilizzavamo per i mezzi della nettezza urbana. La convenzione è passata in consiglio comunale ed è stata votata da tutti i sindaci della Srr Città metropolitana. “Ci aspettavamo un iter accelerato – prosegue Cantarella: dobbiamo prendere atto che sono passati tre anni e siamo ancora a questo punto. Aspettiamo che ci dicono come dobbiamo muoverci. I Comuni devono sapere dove devono conferire i rifiuti”.

I paradossi e la denuncia

“Da una parte ci chiedono, giustamente, di innalzare i livelli di raccolta differenziata in città – continua l’assessore Cantarella – dall’altra man mano che estendiamo con enormi sacrifici la raccolta porta a porta, la piattaforma dell’umido ce lo respinge perché non riesce a gestirlo. E così, due settimane fa, ho presentato una denuncia ai carabinieri del Noe perché la piattaforma non si prendeva l’umido mercatale, un prodotto di ottima qualità perché più puro in quanto lo raccogliamo durante lo svolgimento del mercato. Adesso finalmente ce lo stanno facendo conferire ma a tutt’oggi ci rifiutano ancora parte dell’umido che raccogliamo negli step del porta a porta. Assurdo e mi chiedo che fine abbia fatto per oltre un mese l’umido raccolto nei mercati e che fina faccia l’umido raccolto negli step del porta a porta ancora oggi rifiutato dalla piattaforma: finisce in discarica contro ogni principio giuridico, etico e ambientale?”.

Il pressing sulla Regione

Sostenere economicamente i Comuni, da una parte, e accelerare sull’impiantistica dall’altra. Queste le richieste dei Comuni alla Regione. “Se no sarà sempre emergenza e sempre più grave – sottolinea l’esponente della giunta Pogliese. Conferire l’umido in un impianto nostro ci consentirebbe di dimezzare i costi e permetterebbe anche introiti con la produzione di gas. Abbiamo – conclude – una struttura già pronta”.

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