Il comune di Catania torna alla normalità e ricomincia dal pagamento degli arretrati. Ci sono da saldare i debiti con le oltre cento cooperative sociali, che attendono soldi da mesi. Il decreto del Cipe di 140 milioni – che non dovranno essere restituiti, a sentire il primo cittadino Raffaele Stancanelli – ha salvato Catania: ora è tempo di cominciare a passare al saldo.
Il Governatore Lombardo ha dichiarato che la Regione restituirà i fondi destinati a Catania? “Non ha detto questo – ha dichiarato Stancanelli – Il Presidente della Regione, nel corso di un dibattito a Capri, ad alcuni nordisti che rimproveravano il governo per questo contributo a Catania, che ci penserà la Regione eventualmente a restituire i soldi entro cinque anni. E’ chiaro che nella polemica politica ci sta tutto. Catania lavorerà partendo da questi 140 milioni”. Stancanelli ha ringraziato il Governo, bacchetta gli oppositori, in particolare il cosiddetto “partito del dissesto” e si prende qualche merito per la “credibilità” dimostrata al Ministro Tremonti. “Sono il sindaco di Catania, io ho il dovere di difendere Catania. Sarà un privilegio ma sono contento che siamo riusciti ad avere delle somme per Catania” ha tagliato corto Stancanelli, in riferimento alle polemiche suscitate dal decreto del Cipe”.
Stamane, il primo cittadino, con al fianco il presidente del consiglio comunale Marco Consoli, il vice Puccio La Rosa, il ragioniere generale del comune, fino al 30 settembre scorso, Francesco Bruno e il neodirettore generale Maurizio Lanza , dopo un incontro con il mondo sindacale e delle cooperative, ha avuto un faccia a faccia con i giornalisti. E sono venute fuori notizie e qualche spunto polemico, soprattutto contro parte della stampa nazionale, che nelle ultime settimane ha seguito le vicende catanesi del paventato dissesto. Stancanelli non ha gradito alcuni passaggi di stampa e alcuni articoli e non le ha mandate a dire, con toni talora al vetriolo.
Comunque, il rischio dissesto è scongiurato, anzi c’è un calendario per i creditori: cooperative socio-assistenziali, Enel ed imprese di erogazione elettrica e di manutenzione degli impianti, per fare tornare la luce in alcuni quartieri. Per questa ultima esigenza il comune pagherà subito nove milioni di euro entro il 31 dicembre, il resto settembre 2009. Da estinguere ci sono circa ventuno milioni di euro. Per le cooperative, con un credito di quindici milioni, il calendario è questo: quattro milioni subito, sei milioni a novembre e il resto entro dicembre.
Il sindaco ha illustrato, in sintesi, l’intervento per Catania, che spiegherà lunedì sera in consiglio comunale: il cosiddetto “piano di rientro” è incardinato, in primis, su dismissioni d’immobili, secondo le procedure semplificate della legge 133 dell’agosto 2008 e, sempre nel solco di questa legge, cambio di destinazione d’uso, prima della vendita, di immobili non utilizzati. Nessun “sacco di Catania” -ha detto Stancanelli.
Sono previste anche tutta una serie di misure di risparmio, a cominciare dai costi della politica, come il “no” alle macchine di rappresentanza, il progetto di riduzione da dieci a cinque delle Municipalità, l’assenza di consulenze esterne, il “taglio” degli affitti e un nuovo corso gestionale delle aziende partecipate del comune. Si prepara anche un piano per la vendita di 2400 alloggi popolari per ricavare altri trenta milioni. “Si prevede – ha spiegato il sindaco – la cessione in proprietà agli inquilini delle case popolari di proprietà anche del comune, che vi abitano, che siano in regola con la morosità, che possano anche sanare la morosità, ad un prezzo non di mercato, ma ad un prezzo sociale previsto dalla legge”. Insomma, si è ancora agli inizi: la strada è ancora in salita per uscire dalle difficoltà. Su questo il messaggio del sindaco è stato chiaro: si dovrà stringere la cinta a Palazzo degli Elefanti.
Nello stesso tempo, l’amministrazione Stancanelli mira ad aumentare le entrate, attraverso anche alcune delibere, già approvate dal consiglio comunale, su Irpef ed Ici che consentiranno di ricavare 22 milioni di euro fino al 2015. Sulle responsabilità del disastro economico-finanziario, poi, il sindaco ha annunciato la costituzione di una commissione, da lui nominata, composta da cinque persone, cinque “saggi” al di sopra delle parti, che dovranno valutare cosa è successo alle casse comunali in questi anni. Ma a quanto ammonta il debito del comune? “La situazione debitoria del comune di Catania è di 357 milioni di euro” ha dichiarato ai giornalisti Stancanelli, non senza punte polemiche verso chi ha parlato e scritto di cifre diverse. Nello specifico, il “buco” è ripartito in varie voci: “quasi cento milioni per i disavanzi del 2003, 2004, 2006, in cento milioni duecentoundicimila per le aperture di credito che ci hanno fatto due istituti di credito, con scadenze al dicembre del 2008 e al dicembre del 2009. L’apertura di credito del 2008 è quasi 55 milioni di euro, 44, invece, quella del 2009.
Il resto sono le perdite dell’Amt (l’azienda municipale trasporti, ndr) dal 2003 al 2007 e sono 82 milioni di euro e i debiti fuori bilancio di 70 milioni. Il totale è 357 milioni, questo è, al di là di tutte le affermazioni che possono essere fatte sui giornali, dai grandi scienziati della politica, dell’economia, dai grandi economisti che vanno a fare i dibattiti e dicono che è meglio che si sia il dissesto. Ci sono economisti, professori universitari che hanno detto questo, c’è addirittura un partito. Questa è la realtà dei fatti” E ancora: “Non nego che è possibile che nel corso dei mesi o degli anni possano spuntare dei debiti fuori bilancio che è una cosa diversa, per chi ha qualche conoscenza elementare di amministrazione e anche di conti, i debiti fuori bilancio proprio perchè sono fuori bilancio non esiste che ci sia qualcuno che possa dire che si sono altre somme a debito. Non lo può dire nessuno. Quindi, questa è la situazione vera. A questo va aggiunto, non mi nascondo dietro un dito, un indebitamento complessivo al 31 dicembre del 2007 delle ‘partecipate’. Quando parlo di partecipate non parlo dell’Amt, che, invece, è una municipalizzata e va inserita nei 357 milioni. Sono debiti per 101 milioni di euro”.
Qualche “sassolino” Stancanelli se l’è tolto anche in riferimento a chi parla di altre cifre. “Chi arriva ad miliardo di euro lo fa sapendo di mentire perché quando parliamo dei 549 milioni di euro per le rate di mutui in ammortamento alla data del primo luglio del 2008 parliamo di un fatto assolutamente fisiologico in qualsiasi comune d’Italia. I comuni d’Italia si forniscono di denaro facendo i mutui. Fino ad un certo punto la legislazione, fino al 2001, prevedeva che i mutui si potessero contrarre anche per coprire i disavanzi – infatti fino al 2000, fino all’amministrazione in carica nel 2000, sono stati fatti mutui anche per coprire i disavanzi dell’Amt. Dal 2001, grazie a Dio, non si possono fare più mutui per questo obiettivo e tutti i mutui che abbiamo successivamente sono mutui soltanto in conto capitale per opere, infrastrutture, per investimenti.
Le rate di mutui in ammortamento sono 549 milioni, che è debito del comune, ma è un debito assolutamente fisiologico, tanto è vero che non siamo per nulla sofferenti sotto questo profilo, in quanto regolarmente, essendoci l’istituto della delegazione di pagamento, il Banco di Sicilia, che è il tesoriere del comune di Catania, trattiene ogni mese le somme necessarie per pagare queste rate di mutuo, che sono state sempre regolarmente pagate e saranno regolarmente pagate per l’avvenire. Questo per chiarire una volta per tutte. Non mi nascondo che è un grande disavanzo, stiamo attenti non è che sto parlando di bruscolini, ma certo non è un miliardo o settecento milioni”
Il sindaco ha continuato spiegando che “a fronte di queste realtà, abbiamo degli aspetti di natura giuridica che dovevano attenzionare. Se non riuscissimo a chiudere il disavanzo di amministrazione relativo agli anni 2003, 2004, 2006 accertato, che è quasi cento milioni di euro, il consiglio comunale, in base alla legge, dovrebbe dichiarare il dissesto del comune di Catania per motivi di natura tecnico-giuridica. Io so che c’è stato un partito a Catania – non parlo di partito in termini tradizionali- trasversale che ha chiesto chi, in maniera aperta, il prof. Caserta, noto professore di economia dell’Università di Catania, in un intervento a ‘Cittainsieme’ (associazione di società civile, ndr) dov’è si è confrontato col dott. Bruno ha detto che per Catania era meglio il dissesto. Io rispetto gli economisti, perché loro hanno un punto di vista scientifico, siccome io però la vedo dal punto di vista dell’uomo politico, che è sindaco di tutti i catanesi, e capisce che il dissesto significherebbe o avrebbe significato la disoccupazione di migliaia di catanesi, il disastro di Catania.”