CATANIA- Il “Dizionario sulle Mafie” arriva nella città etnea. La conoscenza è un’arma indispensabile per combattere il fenomeno mafioso. Lo sanno bene i settantasette autori del dizionario presentato questa mattina nell’aula delle adunanze del Tribunale di Catania. Un’opera importante soprattutto in un momento storico come quello attuale caratterizzato da due fenomeni speculari: la scarsa memoria dei fatti (soprattutto tra le nuove generazioni) e l’abuso di certa terminologia che rischia di annacquare i contenuti.
Per dirla come Dario Montana di Libera, uno dei relatori intervenuti questa mattina: “E’ necessario indicare il significato delle parole quando queste vengono svuotate di senso”. “Oggi le parole legalità, giustizie, mafia, antimafia sono spesso utilizzate a sproposito per dare una patente di agibilità anche a chi non se la merita”, spiega Montana. “E’ un’opera utilissima per la conoscenza del fenomeno mafioso, una raccolta di voci che vanno dalla terminologia specifica ai personaggi che hanno fatto la storia della mafia”, spiega Angelo Busacca, Segretario distrettuale- Unità per la Costituzione.
Il dizionario, strutturato in lemmi ripartiti in ordine alfabetico, scandaglia il fenomeno mafioso offrendo uno spaccato di tipo storiografico, sociologico, antropologico e giudiziario. Del resto “storia criminale e storia sociale vanno di pari passo”, come spiega il sociologo Fabio Iadeluca, curatore del volume. Lo studio del rapporto tra il territorio e della ramificazione delle varie organizzazioni criminali, infatti, non si limita a indicare la genesi delle mafie, ma consente di ipotizzare “gli scenari futuri”.
L’opera, inoltre, “risponde all’esigenza di fare ordine e memoria, perché troppe cose vengono date per scontate” sottolinea Mariano Sciacca, componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Un fine questo possibile anche perché come spiega il Procuratore della Repubblica di Palmi Giuseppe Creazzo: “Si tratta di un testo di facile accesso, un’opera divulgativa per il grande pubblico e per gli addetti ai lavori”. I destinatari privilegiati dell’opera sono i giovani, gli stessi che, secondo una recente statistica, poco o nulla sanno del cancro mafioso.“Il 50% degli studenti non sa chi era Falcone e cosa accadde a Capaci ventidue anni fa, per questo il dizionario è un’esperienza che va condivisa con i giovani” dice Mario Amato presidente di sezione del Tribunale di Caltanissetta. “Un primo passo per costruire una rete volta a mantenere viva la memoria e la coscienza civile” secondo Francesco D’Alessandro, Presidente della sezione della Corte di Appello di Catania.