Don Miguel picchiato in ginocchio| Zen, fermato uno dei rapinatori - Live Sicilia

Don Miguel picchiato in ginocchio| Zen, fermato uno dei rapinatori

La refurtiva rubata nella chiesa dello Zen

Ha confessato di avere partecipato al colpo, ma difende i suoi complici.

Gli agenti del commissariato dello Zen con il tabernacoloPALERMO – Il giovane è crollato giovedì sera negli uffici del commissariato San Lorenzo. Ha confessato di avere rapinato padre Miguel Pertini. Almeno per il momento, però, ha difeso i suoi complici. I poliziotti della sezione investigativa hanno fermato Sami Ben Mazrag, 28 anni, su richiesta del pubblico ministero Enrico Bologna. Il fermo è stato convalidato e il giovane è rimasto nel carcere Pagliarelli. Il suo legale, l’avvocato Max Molfettini, sta già lavorando per ottenere dal Riesame una misura meno afflittiva.

Gli agenti lo braccavano da 48 ore. Il suo volto era rimasto impresso nei video delle telecamere di sicurezza della chiesa di San Filippo Neri. Si era tolto il passamontagna durante la fuga. Lo zoom ha consentito di mettere a fuoco un tratto distintivo di Sami a cui manca una falange della mano sinistra. La stessa mano sinistra che teneva in mano uno dei calici rubati in chiesa.

È stata la madre ad accompagnare il figlio in commissariato. Poco prima gli uomini della sezione investigativa di San Lorenzo, guidati dal dirigente Luca Salvemini e dal vice questore aggiunto Davide Mattaliano, avevano bussato alla porta di casa sua, in via Costante Girardengo. Sami non c’era. Era chiaro che lo avessero identificato. Gli agenti di San Lorenzo, che conoscono i movimenti degli spacciatori della zona, hanno passato le informazioni alla Squadra mobile che adesso dà la caccia a tre, forse quattro complici.

I loro volti si riconoscono appena nel video. Nonostante fossero travisati con sciarpe e cappellini più di un indizio porta alla loro identificazione. A nulla potrebbe servire il tentativo del giovane di proteggere gli altri autori del raid del 26 dicembre. Ha parlato di “conoscenti” che lo avevano chiamato mentre beveva in una taverna dello Zen. Quindi, a piedi sono andati nella vicina parrocchia dove hanno sorpreso il prete, gli anziani genitori e la badante nel cuore della notte. È stato lui a raccontare di averli minacciati impugnando una pistola di cui si è disfatto dopo il colpo. Ed è stato sempre lui a fare ritrovare il tabernacolo abbandonato tra le sterpaglie di un terreno. I calici per l’Eeucarestia e le ciotole per le ostie, invece, erano già stati abbandonati – dai complici e non dal fermato – sul muretto della chiesa.

Dalla dinamica del colpo emergono nuovi particolari che testimoniano la violenza del gruppo di giovani rapinatori. Padre Miguel è stato costretto a mettersi in ginocchio, sotto la minaccia della pistola. Gli urlavano contro ogni tipo di insulto. E sempre in ginocchio ha percorso il corridoio per raggiungere i genitori. Quando ha cercato di aiutare il padre, riverso per terra, i rapinatori lo hanno picchiato con violenza. Sami ha confessato. Per dare un volto ai complici sono al lavoro gli uomini del capo della Mobile, Rodolfo Ruperti.


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