Il segretario generale del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) Donato Capece, ospite di KlausCondicio, ha parlato di come entro le mura delle case circondariali italiani possano verificarsi dinamiche di ricostituzione delle cosche criminali. “In carcere – ha detto – si ricostituiscono gruppi mafiosi e cosche camorristiche. Il carcere e’ diventato scuola di delinquenza, si esce dai penitenziari con la laurea da delinquente abituale o professionale. Bisogna creare istituti diversificati a seconda della tipologia del detenuto oppure, nell’ambito stesso dell’istituto, non si puo’ mettere insieme l’ergastolano con chi e’ stato arrestato per guida senza patente. I soggetti vanno diversificati e per questo va potenziata l’area penale esterna. Colui che commette un piccolo reato e che non crea allarme sociale o comunque che e’ incensurato, non va arrestato e messo in cella insieme all’ergastolano. Va inserito in un settore, in un’area riservata attraverso la quale si puo’ recuperare e reinserire. Il carcere deve avere una speranza e deve servire a rieducare il soggetto”.
Sul regime di carcere duro, Capece ha poi sottolineato: “Il 41bis? È molto attenuato rispetto ad una volta. Se lo si volesse applicare in maniera pressante sarebbe efficace. Purtroppo questo non avviene per una serie di questioni, una tra queste e’ la carenza di personale. Con un 41bis attenuato i mafiosi riescono a comunicare piu’ facilmente con l’esterno, attraverso segnali in codice lanciati ad esempio durante le videoconferenze che vengono fatte per celebrare processi, o durante colloqui e incontri, momenti nei quali fanno passare messaggi in codice. Comunque abbiamo degli esperti che studiano questo tipo di comunicazione gestuale. Ma credere che il 41 bis isoli completamente i mafiosi e’ sbagliato. E’ efficace solo se praticato con severita’”. Lo ha dichiarato Donato Capece,