Sono sicuro che qualche lettore, leggendo questo articolo, rimarrà perplesso se con i problemi in cui navighiamo giornalmente mi soffermo su un argomento relativamente secondario.
Eppure, mi perdonerà il gentile lettore, sono convinto che dietro questioni apparentemente minime è possibile porre sul tavolo considerazioni importanti. Entriamo in tema.
Doppie e triple file
Camminando a piedi e, raramente, in auto mi sono accorto di una singolare abitudine di molti automobilisti palermitani: fermarsi in doppia o, addirittura, tripla fila (fin qui nessuna novità) con accese le quattro frecce d’emergenza. Cioè, azionando il pulsante solitamente rosso con disegnato un triangolo posto in evidenza sulla plancia delle auto.
Qual è il meccanismo mentale alla base di siffatto comportamento? Probabilmente il seguente: so di commettere un’infrazione fermandomi in seconda fila ma ritengo che azionando il segnale di emergenza delle quattro frecce sono a posto o quasi, chiamiamola una sorta di auto assoluzione.
Refrattari alle regole
Un meccanismo mentale da indisciplinati, da refrattari al rispetto delle regole che non regge per niente. Infatti, non solo commettiamo un’infrazione occupando la carreggiata con la sosta in doppia fila, commettiamo pure un’ulteriore infrazione nel momento in cui attiviamo il segnale d’emergenza senza la sussistenza di una delle condizioni previste dal codice della strada, altro che auto assoluzione.
Cosa dice il Codice della strada
Tra le situazioni d’emergenza, va da sé, non è inclusa la necessità di recarsi al supermercato o dal barbiere. L’articolo 153 del codice della strada elenca con precisione le situazioni in cui possiamo azionare la segnalazione luminosa di pericolo (rallentamento improvviso della normale viabilità su strade extraurbane e autostrade, quando si deve posizionare il triangolo, o segnale mobile di pericolo, in caso di improvvisa avaria al mezzo, in caso di ingombro della carreggiata). In breve, “in tutti i casi in cui la fermata di emergenza costituisce pericolo, anche momentaneo, per gli altri utenti della strada”.
Naturalmente vi è consolidata giurisprudenza circa l’esclusione di responsabilità in particolari casi di imminente pericolo o grave danno alla persona. L’art. 158, secondo comma, del codice della strada, invece, punisce la sosta in doppia fila con una sanzione amministrativa.
Ma, attenzione, impedire a chi è parcheggiato regolarmente di uscire dal parcheggio ci può spostare in campo penale. Potrebbe configurarsi il reato di violenza privata (Corte di Cassazione, sentenze n. 24614 del 2005 e n. 48346 del 2015).
“Un minuto soltanto…”
Per carità, a tutti è capitato di doversi fermare irregolarmente per sbrigare una veloce incombenza personale, se si tratta davvero del fatidico: “un minuto, solo un minuto”. La realtà è ben diversa.
Una delle ragioni principali del caotico traffico veicolare, a Palermo e immagino altrove, è il vizio di parcheggiare a lungo in seconda fila restringendo sensibilmente la carreggiata, che in numerose vie cittadine è decisamente angusta, determinando incolonnamenti o rallentamenti.
L’inquinamento acustico
E lo si fa con una strafottenza tale da costringere chi non può uscire dal parcheggio a suonare ininterrottamente il clacson con conseguente inquinamento acustico. È evidente che tutto ciò accade perché minimi sono i controlli.
Rarissimo osservare agenti della polizia municipale in strada. La prevenzione è insufficiente e insufficiente è l’attività sanzionatoria ordinaria (non parliamo di quella straordinaria in cui magari si elevano centinaia di verbali). Non c’è regolarità, costanza, presenza quotidiana dei caschi bianchi.
Istituzioni responsabili
Di chi la colpa? Della polizia municipale che deve occuparsi di mille cose con una significativa carenza di personale? Ovviamente no. La responsabilità è sempre della politica e delle istituzioni.
Però, va notato che Palermo ha bisogno, se vuole rinascere davvero dal punto di vista della civiltà, del rispetto dei beni comuni e del prossimo, di una visibile e permanente presenza dei vigili urbani.
Incivili ed egoisti
Inutile negarlo, buona parte dei palermitani, e non c’entrano nulla le condizioni economiche, i titoli accademici o le zone di residenza, siamo incivili, sporcaccioni, egoisti.
Non siamo capaci di autogestirci sul piano dell’osservanza di norme e regolamenti, occorre qualcuno investito di pubblica autorità che ci aiuti a essere bravi cittadini. Con il sorriso sulle labbra e, al contempo, con mano ferma. Fermissima.