Dovevano chiudere, sono ancora lì | Gli enti "immortali" della Regione - Live Sicilia

Dovevano chiudere, sono ancora lì | Gli enti “immortali” della Regione

La chiusura di Esa e Iacp oltre ad alcuni accorpamenti erano nella Finanziaria. Tutto rimandato

LA MANOVRA
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PALERMO – I “duri a morire”, proprio come in quel vecchio action movie, resistono ancora. E il carosello della finanziaria non li ha portati via. Quando il governo presentò la sua manovra, quella “snella” di una trentina di articoli, il superamento di una serie di enti e carrozzoni era il nocciolo duro della legge. Ma poi le cose sono andate diversamente. Le norme di riforma sono finite fuori dalla manovra, in un collegato che è sempre più legge omnibus e il cui cammino all’Ars adesso si annuncia tutto in salita per più di una ragione. E così, i duri a morire resistono ancora. Come l’Esa, l’Ente per lo sviluppo agricolo che il governo vorrebbe chiudere e che ancora là sta, dopo anni di ping pong sul suo destino. Addirittura in finanziaria c’era chi proponeva di stanziare altri soldi in suo favore. Nelle intenzioni del governo c’era la messa in liquidazione in 120 giorni con le competenze che verrebbero dirottate all’assessorato regionale all’Agricoltura mentre il personale verrebbe trasferito in altri enti regionali. Un’idea che non piace ai sindacati, pronti a dare battaglia.

Se ne riparlerà nel collegato. Così come della fusione tra Ircac e Crias, altro punto qualificante della strategia del governo al momento fermo ai box. Per la creazione del super-Irfis in commissione erano arrivati ben tre scritture dalla maggioranza, era stata votata quella del governo. Le resistenze all’accorpamento di Crias e Ircac nella nuova Mediobanca sicula non mancherebbero. Così come qualche resistenza potrebbe esserci sul fronte degli Iacp. Il governo vuole pensionare gli Istituti delle case popolari per battezzare la nascita dell’Agenzia regionale per le politiche abitative. La scadenza dell’incarico degli ultimi commissari nominati, infatti, è prevista per il 30 settembre 2018, data nella quale – si presume – diventerà operativo il nuovo ente. Sempre che il collegato veda la luce senza impantanarsi. È possibile che rispetto allo smantellamento previsto in partenza si passi a una soluzione mediana, con una riduzione da 10 a 7 degli Iacp e la messa in sicurezza di un po’ di posti di sottogoverno.

Era rimasto in finanziaria invece l’accorpamento tra l’Istituto Incremento Ippico per la Sicilia e l’Istituto sperimentale zootecnico per la Sicilia, che ne avrebbe assorbito le funzioni, i beni ed il personale assumendo la denominazione di Istituto zootecnico e per l’incremento ippico di Sicilia. La norma era contenuta nell’articolo 2 della manovra ed è stata impallinata in Aula al pronti via, bocciata. Sarà la commissione Attività produttive ad occuparsi, adesso, del disegno di legge sull’accorpamento tra istituto zootecnico e incremento ippico che il Partito democratico sta preparando. “Il settore della zootecnica ha bisogno di una norma specifica che deve nascere da un esame approfondito del parlamento” , dicono i deputati del Pd Catanzaro e Cafeo. Intanto l’accorpamento è saltato. Aspettando la prossima riforma. E allungando la vita dei duri a morire.


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