PALERO – Un dedalo di viuzze. Nel cuore del rione Zisa il suk della droga era aperto ad ogni ora del giorno. Le venti persone arrestate oggi nel blitz dei carabinieri – fra carcere e domiciliari – e le tre raggiunte da un obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria facevano parte di due bande che si erano divise il territorio. Una, capeggiata secondo l’accusa da Luca Giardina e Umberto Machì, si occupava di hashish e marijuana. L’altra, specializzata in cocaina ed eroina, sarebbe stata guidata da Antonino Stassi e Claudio Messaghi. Ai loro ordini si sarebbe mossa una schiera di picciotti assoldati in tre famiglie della zona: Catalano, Messaghi e Cardinale.
La base operativa dello spaccio delle droghe leggere sarebbe stato un piccolo minimarket all’incrocio fra via De Perche e vicolo Alcadino da Siracusa. È davanti alla bottega che i clienti giungevano sapendo di trovarvi un pusher pronto a soddisfare la sua richiesta. Le dosi erano conservate in alcuni appartamenti nel vicolo dove le donne di casa le custodivano e poi le calavano giù dal balcone dentro un paniere. A giudicare dai guadagni – duemila euro al giorno – gli affari andavano a gonfie vele. Ed erano sempre le donne a spostare la droga e i soldi dall’attività commerciale alle abitazioni.
A gestire i traffici della droga pesante sarebbe stato, invece, Luca Giardina al quale neppure la detenzione agli arresti domiciliari avrebbe impedito di fare affari. Saltava giù dalla finestra al piano terra della sua abitazione, in via Re Tancredi, e in caso di allarme per l’arrivo di una pattuglia vi faceva rientro. Sempre attraverso la finestra, naturalmente.
Dall’inchiesta dei carabinieri della compagnia di San Lorenzo e del Reparto Territoriale, coordinati dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dal sostituto Siro De Flammineis, emerge che gli arresti non fermano lo spaccio. Nel 2014, nella stessa zona, erano finite in manette 33 persone. Un anno dopo la situazione non è cambiata. Ce n’è abbastanza per fare dire alla Principato che per contrastare il fenomeno ala radice ci sono due strade: “La liberalizzazione (naturalmente nel caso delle droghe leggere) oppure pene più pesanti” per chi spaccia sulla scia di quanto già previsto per chi si associa al fine di organizzare i traffici illeciti. In quest’ultimo caso il codice prevede stangate giudiziarie superiori ai vent’anni di carcere. Fino ad allora per le strade di Palermo, come avviene in tante altre città italiane, si assisterà al predominio delle bande di spacciatori. Alla Zisa l’organizzazione era meticolosa. C’erano i pusher, i cassieri-rifornitori e le vedette pronte a dare l’allarme.
Risultato: le strade erano diventate un fortino che sembrava inespugnabile. Sembrava appunto, visto che i carabinieri hanno piazzato, tra mille difficoltà, telecamere e microspie che hanno registrato almeno duecento cessioni di stupefacenti. Il prezzario aggiornato ci dice che una dose da un quarto di gromma di cocaina costa 15 euro. Se ne compri un grammo ti fanno pure lo sconto: trenta euro. Prezzi modici e clienti in aumento. In ventidue sono stati segnalati alla prefettura.