PALERMO – Difficile ipotizzare che si tratti di un cane sciolto. Emanuele Rizzo, 31 anni, trasportava due chili di hashish e nascondeva in casa duecento mila euro in contanti. Della droga ha cercato di disfarsi due notti fa lanciandola dal finestrino della macchina, prima di schiantarsi contro un palo della luce. I poliziotti lo hanno inseguito in viale Regione Siciliana e arrestato nei pressi della rotonda di via Oreto, in direzione Catania.
Aveva ritirato la roba oppure la stava consegnando, magari fuori città? I soldi erano divisi in mazzette pronti per essere dati a qualcuno. Rizzo ha precedenti penali specifici. È uno spacciatore del rione Ballarò, dove vive, ma non può avere fatto tutto da solo. Potrebbe essere fra i componenti di una banda capace di smerciare grosse quantità di droga.
Ed è forse seguendo altri che i poliziotti si sono messi sulle sue tracce. Per chi lavora Rizzo? Ballarò è una delle principali piazze di droga della città, tradizionalmente controllata dalla mafia. Mafia che è tornata a fare affari con cocaina, marijuana e hashish per affrontare i conti in rosso.
Una recente inchiesta sul clan di Porta Nuova, mandamento che include anche Ballarò, svelò che stava per esplodere una guerra di mafia. La gestione di Salvatore Mulè, affiancato secondo l’accusa da Alessandro Bronte, aveva creato inimicizie. I malumori principali erano legati alla spartizione dei proventi della droga. E così Mulè rischiò di essere ammazzato, mentre Bronte fu pestato a sangue.
I protagonisti di quella stagione sono tutti in carcere, mentre altri sono di recente tornati in libertà. Seguire il filo che parte dai duecento mila euro trovati a casa di Rizzo potrebbe portare gli investigatori dritto a coloro che oggi reggono il mercato della droga in una delle principali piazze cittadine dove i pusher vengono a rifornirsi anche da fuori città. Sempre che Rizzo non fosse in affari con qualcuno che non lavora a Ballarò.