CATANIA – Dicevano che fosse un “ente inutile” e alla fine, inutile, lo è diventata davvero. La Provincia regionale di Catania è ormai un ricordo. Ma lontano per quanto si vuole, il suo corpo esiste ancora. Inerme, forse. Congelato cioè da una riforma degli Enti di area vasta in Sicilia che ne ha cambiato il nome, ma non la sostanza. Da luglio, infatti, si chiama Città Metropolitana; in pochi, però, se ne sono accorti. Ed è mutato anche l’indirizzo del sito ufficiale, che da www.provincia.ct.it è divenuto www.cittametropolitana.ct.it. Tuttavia c’è da stare tranquilli, perché i contenuti del portale sono gli stessi di sempre: compresi il template, l’archivio e le altre funzionalità. Anche il vecchio logo ufficiale resta immutato.
Nessuna abolizione, dunque. C’è semmai un travaso di patrimonio e risorse umane non privo di sbavature. Ed è infatti questo, per ora, l’esito dell’azione riformatrice di Rosario Crocetta partita nelle prime settimane del 2013 con l’ormai famoso annuncio lanciato dallo studio televisivo di Massimo Giletti. Da allora ci hanno pensato ben tre commissari a gestire la baracca dell’ex Provincia: Antonella Liotta, Giuseppe Romano e l’attuale Paola Gargano. Ma ne potrebbe arrivare addirittura un quarto nelle prossime settimane. Di mezzo c’è che a fine novembre di quest’anno si avrebbe dovuto eleggere il primo sindaco metropolitano. Peccato che la spada di Damocle dell’impugnativa da parte governo Renzi su di una legge ritenuta contraddittoria, ha reso inutile i lavori del già insediato ufficio elettorale.
Intanto, in attesa che l’Ars possa riscrivere il tutto, e stando agli ultimi comunicati diramati dal Centro direzionale di via Nuovaluce, sembra che ultimamente di sussulti ce ne siano stati davvero pochi lì dentro. In effetti, tra la messa natalizia celebrata martedì mattina e la nota che assicura gli orari di apertura dei musei di pertinenza dell’Ente (Dello sbarco e del Cinema presso le Ciminiere; Della Fotografia e la Mostra del fischietto a Caltagirone) sono scarse le notizie da diffondere. Di rilievo ci sono, semmai, le note sull’ex Ostello della Gioventù di Trecastagni, che sarà utilizzato come distaccamento dell’istituto alberghiero Rocco Chinnici di Nicolosi e sui lavori per l’ammodernamento della strada provinciale 44, nel tratto di Biancavilla, ultimati per un costo complessivo di un milione di euro.
Ma dietro l’apparente paralisi dell’ex Provincia, c’è da fare i conti con le inquietudini connesse al taglio dei trasferimenti nazionali e regionali all’Ente. Ma non solo: con la diminuzione delle immatricolazioni auto, la disponibilità di cassa in via Nuovaluce si è assottigliata di parecchio. Una sofferenza di Bilancio che rischia di avere effetti imprevedibili sia sui servizi erogati che sul controllo del territorio. Lancia l’allarme Maurizio Attanasio, segretario territoriale della Cisl di Catania: “Il punto – spiega – è che i cittadini non hanno ancora contezza di quali siano i servizi erogati e quali stanno venendo meno. Penso alla manutenzione stradale, a quella scolastica, alla lotta ai reati ambientali, gli interventi per gli ipovedenti e gli audiolesi, l’assistenza igienico-sanitaria per gli studenti portatori di handicap, per citarne alcuni. Oggi – continua Attanasio – c’è il rischio enorme che diminuendo la disponibilità per i servizi, essi possano sparire del tutto”.
Insomma, c’è un allarme connesso ai servizi, ma c’è anche un possibile riflesso che riguarda nello specifico i lavoratori dell’Ente (attualmente 740, 1100 calcolando anche l’indotto dei dipendenti della Pubbliservizi spa). Sul loro futuro c’è l’ombra dell’incertezza. E solo con l’attribuzione definitiva delle competenze alla Città Metropolitana, infatti, essi potranno essere rassicurati sul mantenimento delle professionalità e sulla salvaguardia, in ultima istanza, del posto di lavoro. Intanto dalla Cisl parte un appello inequivocabile alla politica: “Facciano presto all’Ars”.