Avrebbero prestato danaro pretendendolo poi indietro con interessi che variavano dal 60 al 120 per cento. Questa l’attività di usura smantellata dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Palermo, che ha arrestato Giuseppe Romeo e Alfonso Neri, e sequestrato ai due uomini beni mobili e immobili per un valore di circa due milioni di euro. Titolari dell’inchiesta sono i sostituti procuratori Marco Verzera e Dario Scaletta coordinati dal procuratore aggiunto Roberto Scarpinato.
Le indagini, che rientrano nell’operazione “Bloodsuckers” (letteralmente “succhia sangue”), hanno portato alla luce il complesso sistema, già ipotizzato dagli uomini delle forze dell’ordine, che può riassumersi nella massima “nessun usuraio ha una sola vittima, nessuna vittima ha un solo usuraio”. Non è raro, infatti, che per far fronte alle richieste pressanti di un aguzzino, le vittime chiedano aiuto ad un altro usuraio, inserendosi così in un perverso meccanismo dal quale è sempre più difficile trarsi fuori.
Disoccupato con diversi precedenti penali, Giuseppe Romeo era solito prestare danaro a commercianti e piccoli imprenditori sparsi in tutta la città, con un interesse mensile pari al 10 %. Proprio durante quello che per i magistrati era il suo “quotidiano giro di riscossione” l’uomo è stato arrestato e sorpreso con in tasca alcuni assegni pronti per l’incasso. La stessa sorte occorsa ad Alfonso Neri lo scorso mese di novembre quando l’uomo, ufficialmente “operatore cinematografico”, fu beccato ad intascare il danaro da una vittima.
“C’è una parte silente di Palermo e del resto d’Italia che risente della crisi economica che stiamo attraversando: é il popolo degli usurati, che per sopperire alle proprie esigenze entra nel labirinto dell’usura. Purtroppo assistiamo ancora all’ampia forbice esistente tra il numero reale delle vittime e quanti trovano il coraggio di denunciare i propri aguzzini”. A dare una notevole spinta alle indagini che hanno portato all’arresto, sono state le intercettazioni ambientali. Uno strumento del quale il procuratore Scarpinato sottolinea l’importanza. “Una legge che vada a modificare l’attuale assetto relativo a rilevamento e gestione delle intercettazioni, priverebbe la magistratura di ottenere questi importanti risultati, ma soprattutto negherebbe una speranza alle vittime di un odioso reato com’è quello dell’usura”.