Duplice delitto alla Piana di Catania, ergastoli in Cassazione

Fucilate e duplice delitto alla Piana di Catania, ergastoli in Cassazione

Massimo della pena per Giuseppe Sallemi e Luciano Giammellaro
IL PRONUNCIAMENTO
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CATANIA – Sono definitivi gli ergastoli inflitti per il duplice omicidio della Piana di Catania del 9 febbraio 2020. Il carcere a vita è stato inflitto a Giuseppe Sallemi e Luciano Giammellaro, guardiani di un campo di agrumi dove Massimo Casella e Agatino Saraniti, assieme a Gregorio Signorelli, erano andati a raccogliere arance.

Sallemi è stato ritenuto colpevole di entrambi i delitti e del tentato omicidio di Signorelli, che invece riuscì a sfuggire agli assassini, mentre Giammellaro “solo” dell’omicidio di Saraniti. Signorelli (ovviamente) divenne il principale teste dell’accusa. La Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato dai legali dei due imputati.

Il verdetto

In questo modo la sentenza di condanna, emessa dalla Corte d’assise e confermata in appello a Catania, passa ora in giudicato. Il duplice omicidio avvenne, come detto, tra le campagne in territorio di Lentini.

Le parti civili

Le parti civili sono assistite dagli avvocati Fabio Presenti, Emiliano Bordone, Rossana Scibetta, Laura Lo Presti, Angelo Cassone, Pierpaolo Montalto, Emilio Laferrera e Barbara Ronsivalle.

A Sallemi è stata inflitta anche la sanzione accessoria dell’isolamento diurno per un anno e sei mesi. “Le prove acquisite in giudizio – scrisse la Corte d’assise in primo grado – dimostrano che Giuseppe Sallemi ha esploso un primo colpo di fucile all’indirizzo di Gregorio Signorelli, e immediatamente dopo, un secondo colpo che raggiungeva Massimo Casella provocandone la morte”.

Le tesi a confronto

Il verdetto di primo grado poi è stato confermato nei due gradi successivi. La sentenza, i giudici di piazza Cavour, l’hanno emessa ieri sera. Sallemi, va ricordato, in un primo momento parlò di “legittima difesa”, poi confessò puntando l’indice contro il co-imputato.

Secondo il testo della sentenza di primo grado, inizialmente Sallemi e Giammellaro avrebbero inseguito fino a raggiungere i ladri di arance, forse solo allo scopo di interrompere il furto. Poi però Sallemi avrebbe fatto fuoco per una “reazione per il furto di arance, probabilmente accentuata dall’atteggiamento delle vittime che suonava come una messa in discussione del suo potere sul territorio”.


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