Se il buongiorno si vede dal mattino, questo dicembre si preannuncia assai caldo sul fronte dei tormentati rapporti tra governo regionale e Ars. Stamattina non c’è stata l’annunciata compresenza all’Ars tra Francesco Cascio e Raffaele Lombardo. Il presidente della Regione, a quanto si apprende impegnato fuori Palermo (al suo posto l’assessore Uccio Missineo), non ha preso parte alla cerimonia per la convenzione tra Agcom e Corecom a Palazzo dei Normanni. Cascio, invece, c’era, e con i giornalisti ha parlato senza risparmiare niente al governo. In particolare, rispondendo ai cronisti a proposito della sessione di bilancio, il presidente dell’Ars ha detto di credere “dalle ultime notizie in arrivo che si vada verso l’esercizio provvisorio. Non ho ricevuto comunicazioni ufficiali al riguardo. È grave che vi si ricorra per il quarto anno di fila”.
Ma non solo. Quello che promette di essere un altro possibile pomo della discordia, il presidente dell’Ars lo tira fuori quasi per caso, quando parla del destino del ddl “taglia deputati”: “E’ in Aula, ma in conferenza dei capigruppo abbiamo discusso della possibilità di inserire in questo ddl altre riforme”. Quali? Ed ecco rispuntare il pomo: “un’ipotesi di modifica è quello di svincolare il destino dell’Assemblea da quello del presidente. Quindi in caso di dimissioni non finirebbe automaticamente la legislatura”. Alla domanda se lo stesso varrebbe in caso di sfiducia del presidente da parte del Parlamento con la possibilità di sostituirlo con un altro governatore, leggasi sfiducia costruttiva o, come amano dire altri, ribaltone, Cascio ha detto “no, di questo non si è mai discusso” ma che lo spirito della norma non sarebbe questo. Eppure, accettando il principio che separa i destini di governatore e parlamento, sarebbe coerente anche l’istituto della sfiducia costruttiva. E c’è da aspettarsi che proprio su questa ipotesi di riforma il clima torni ad arroventarsi, proprio come accadde quando una riforma dello Statuto dai contenuti analoghi arrivò al Parlamento nazionale per mano dei berluscones. All’epoca Lombardo gradì pochissimo e in una circostanza pubblica volle rimarcare che il disegno di legge contemplava fra le cause che non portavano allo scioglimento dell’Ars anche la morte del governatore, sottolineando il concetto con drammaticità.
Si tornerà a litigare anche su questo? Possibile. Tanto che lo stesso Cascio dice espressamente di propendere per un voto sul ddl taglia deputati così com’è, senza emendamenti che allungherebbero i tempi di approvazione: “Non voglio dare l’impressione di un’Ars che prende tempo”. Se così fosse, la mannaia sul numero dei deputati regionali potrebbe cadere già mercoledì prossimo, almeno a Palazzo dei Normanni. Ma le premesse per una melina d’Aula, con un inserimento di massa di riforme che non si realizzeranno mai, ci sono. Ad ogni modo, anche se l’Ars voterà il ddl nudo e crudo, lo snellimento del Parlamento non sarà automatico. La norma dovrà approdare al Parlamento nazionale ed essere approvata in doppia lettura. E considerate le faccende tutt’altro che marginali in cui le Camere sono impegnate al momento, l’approvazione entro la legislatura non sarebbe affatto scontata.