E Berlusconi disse: Micciché. Passi avanti forse decisi nel centrodestra siciliano per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. Fino a ieri, si parlava di un “testa a testa” tra il leader di Grande Sud e il rettore di Palermo Roberto Lagalla. Ma l’ex sottosegretario sembra aver decisamente “messo la freccia”, grazie all’intervento in prima persona dell’ex premier.
Berlusconi, infatti, ha incontrato l’esponente del Pdl catanese Pino Firrarello, alla presenza di Altiero Matteoli e ovviamente del segretario del partito Angelino Alfano. Un incontro mirato ad abbattere gli steccati alzati nei giorni scorsi soprattutto dal duo Castiglione-Firrarello, appunto, alla candidatura di Micciché. E l’incontro avrebbe sortito gli effetti sperati. Da quell’ala del partito, infatti, il Cavaliere avrebbe ricevuto un “nulla osta”. Sofferto. A denti stretti, a dire il vero. Perché nel Pdl etneo la delusione sarebbe tanta, e anche i dubbi sulle capacità “inclusive” del leader di Grande Sud.
Ma del resto, Berlusconi aveva già deciso: Micciché. L’uomo di Publitalia, del mitico 61-0 in Sicilia raccontato ancora oggi come una delle pagine più gloriose del centrodestra italiano. Un ritorno all’antico, che, al di là del rischio di presentare una formula “opaca” dal punto di vista degli interpreti, ha il pregio di riunire sotto lo stesso tetto partiti recentemente dilaniati, divisi e spesso dai rapporti tesissimi.
A dire il vero, non è che al momento l’idea-Micciché abbia sopito le polemiche. Anzi. L’ala del Pdl riferibile ad Angelino Alfano e a Francesco Cascio avrebbe preferito altro. Se non la candidatura dello stesso presidente dell’Ars, quantomeno la soluzione-Lagalla. Gradito, tra l’altro, anche agli alleati del Cantiere popolare e all’area del Pdl che fa capo a Leontini, Mancuso e Beninati. Ma a dire il vero, per questa frazione di coalizione, anche la scelta di Micciché non desterebbe particolari problemi. Non a caso, anche nelle settimane scorse, Grande Sud ha dichiarato di “guardare con estrema attenzione” al movimento-lista-partito voluto da Leontini e Maira. Dimostrazione di una certa “sintonia” quantomeno sui temi, sulle idee, sui progetti.
E quasi certamente, quindi, l’interprete di queste idee sarà Gianfranco Micciché. L’uomo buono per ricostruire un centrodestra ampio, più ampio possibile. Non a caso, oggi, è arrivata una dichiarazione che suona quasi come un “sondaggio” da parte del Nuovo polo. Quello, per intenderci, che comprende, oltre a Fli e Api, anche l’Mpa di Lombardo e il Movimento popolare siciliano di Savona. “Il candidato presidente? – ha dichiarato il capogruppo all’Ars dell’Mps Paolo Ruggirello – Crediamo debba essere necessariamente frutto di un ragionamento non solo tattico, ma anche strategico. Abbiamo già qualche idea in merito: un candidato autonomista, di area centrista, e palermitano”. Autonomista (e il riferimento, in senso lato, va alla caratterizzazione “sicilianista” del partito di Grande Sud), centrista e palermitano. L’identikit porta proprio a Micciché. Che ha sorpassato Lagalla. E che domani incontrerà il segretario del partito Angelino Alfano. Che gli consegnerà, quasi certamente, le chiavi del centrodestra. Una macchina d’epoca, alla quale restituire il vecchio splendore, e la grinta di un tempo. Il pilota nella cronoscalata verso Palazzo d’Orleans sarà comunque lui, l’uomo di Publitalia e del 61-0. Lo ha deciso Berlusconi.