PALERMO – Banca Nuova, nuovi guai. Dopo la condanna dell’ex direttore generale Francesco Maiolini e la richiesta di condanna dei vertici per usura bancaria, sull’Istituto siciliano presto potrebbe cadere una pioggia di denunce e richieste di risarcimenti. “E’ stato compiuto un ricatto democratico” spiega con una metafora l’avvocato Angela Blando, responsabile siciliano dell’Adusbef, associazione a difesa degli utenti dei servizi bancari e finanziari, per descrivere quello che sta accadendo in Banca Nuova. “Hanno venduto azioni che valevano zero, in qualche caso accendendo mutui solo a condizione che il correntista acquistasse quelle stesse azioni fasulle”. E a “cascarci”, sarebbero stati in tanti. Eccola, la democrazia: dal pensionato all’imprenditore. Sono già una cinquantina le richieste di risarcimento giunte all’Adusbef. “E quasi tutte negli ultimi giorni”. Non è difficile prevedere che presto saranno molte di più.
In Sicilia, in effetti, solo adesso sta arrivando l’eco della vicenda che sta travolgendo la Popolare di Vicenza e che vede il presidente Giovanni Zonin, noto imprenditore vitivinicolo, indagato per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Solo l’ultimo dei gravi colpi all’immagine della Banca nata in Sicilia nel 2000, poi fusa con la Banca del Popolo di Trapani, e completamente partecipata dalla Popolare vicentina. “Oggi Banca Nuova – annota Giuseppe Pipitone sul Fatto quotidiano – ha più di cento sportelli tra la Sicilia e la Calabria, ha eguagliato se non sorpassato l’influenza sull’isola di Unicredit, che ha acquisito lo storico Banco di Sicilia, e gestisce miliardi di euro di fondi pubblici grazie ai legami con la Regione Siciliana, che a Palazzo dei Normanni, sede del Assemblea regionale, ospita uno sportello bancomat della controllata di Pop Vicenza”.
Pochi giorni fa, il pm Claudia Ferrari ha chiesto la condanna a tre anni e tre mesi ciascuno per il presidente di Banca Nuova, Marino Breganze, e il direttore dell’area commerciale, Rodolfo Pezzotti, entrambi accusati di usura bancaria. L’ex direttore generale dell’istituto di credito Banca Nuova, Francesco Maiolini, era stato condannato per lo stesso reato a otto mesi con il rito abbreviato. Secondo l’accusa, gli indagati non avrebbero impedito che venissero applicati interessi usurai sui conti di due società tra il 2009 e il 2010.
Le nuove ombre su Banca Nuova sono legate, anche stavolta, al comportamento dei vertici che -secondo l’Adusbef – avrebbero potuto controllare cosa accadeva alle azioni della Popolare vicentina e non l’hanno fatto, danneggiando così i clienti. In che modo? La vicenda risale al tentativo della Popolare di Vicenza (proprietaria per intero di Banca Nuova) di operare una ricapitalizzazione di fatto richiesta dalla Bce. Una ricapitalizzazione che si scoprirà essere “fittizia”, visto che le azioni vendute – questa l’ipotesi dei pm che stanno indagando sull’Istituto – erano ‘fasulle’: ovvero il loro valore – autodeterminato dalla banca in 62,5 euro – era pari a dieci centesimi. Una cifra complessiva che ammonterebbe a 6 miliardi di euro, spalmati su 119 mila soci. A vendere quelle azioni, però, è stata anche, ovviamente, Banca Nuova, “figlia” siciliana della Popolare di Zonin. Le azioni sono presenti in alcuni portafogli dei clienti, ma sono state anche proposte agli stessi in cambio di una sorta di “corsia preferenziale” per ottenere un mutuo. Un “premio fedeltà”, apparentemente, in tempi in cui l’accesso al credito è difficilissimo.
E i “fedeli” sono tanti. E di ogni estrazione. Dal pensionato all’imprenditore. Le somme spese per l’acquisto delle azioni “vuote” vanno da poche a centinaia di migliaia di euro. È il caso di un grosso imprenditore siciliano del settore dell’abbigliamento, così come di qualche imprenditore del settore dell’edilizia. Volete il prestito? Acquistate le azioni, insomma. Questa sarebbe stata la richiesta della Banca. Che sarebbe però andata oltre. “Hanno venduto azioni a tappeto – prosegue l’avvocato Blando– anche a costo di finanziare quello stesso acquisto”. E il paradosso nel paradosso sta proprio lì: per il cliente che non aveva la liquidità per acquistare le azioni fittizie, – questo il racconto di chi oggi si è rivolto ai legali per richiedere il risarcimento in sede civile – la Banca era pronta a offrire un finanziamento. In pratica, l’azionista sarebbe stato “gabbato” due volte: acquistando per migliaia di euro azioni che non valevano nulla, e sarebbe stata la stessa banca a facilitare l’operazione. Accuse che Livesicilia ha provato a rigirare alla Banca Popolare di Vicenza, ma finora non è stato possibile mettersi in contatto con l’ufficio stampa dell’Istituto vicentino*.
Il numero azioni da zero euro (o poco più) vendute, ovviamente, – stando alle denunce dei correntisti – variavano sulla base del mutuo o del finanziamento richiesto. Dal pensionato all’imprenditore, insomma. Eccolo, il “ricatto proporzionato, la fregatura democratica”, come la descrive l’avvocato Blando, che racconta: “Negli ultimi giorni è un via vai di clienti spaventati e in qualche caso disperati. Alcuni temono di aver perso i propri risparmi e la nostra paura, sentendo le loro storie, è che qualcuno di loro possa fare qualche sciocchezza”.
E presto, come detto, su Banca Nuova arriverà una pioggia di denunce: risarcimenti in sede civile, intanto. Poi, l’associazione prevede anche di costituirsi parte civile nell’eventuale processo che potrebbe aprirsi a carico dei vertici della Popolare di Vicenza. E insieme a quelle denunce, ne arriveranno altre dalla Calabria, dove Banca Nuova può contare su 16 filiali: sei a Cosenza, cinque a Reggio Calabria, quattro a Catanzaro, e una a Vibo Valentia. “Qui hanno fatto un macello – racconta Elena Mancuso, responsabile dell’Adusbef di Catanzaro – e le richieste di risarcimento giunte alla nostra associazione, solo da alcune province calabresi, sono già oltre cinquanta e continuano ad arrivare minuto dopo minuto. Hanno distrutto la vita di tante persone e in un certo senso la vicenda della Popolare di Vicenza ricorda il crack della Parmalat”. E così, Banca Nuova sembra già pensare alle prime soluzioni per uscire da una vicenda che rischia di minare definitivamente la credibilità dell’Istituto. A cominciare dall’ipotesi di un mega-risarcimento ai correntisti, un ipotesi non certo favorita da un bilancio non proprio in salute e che nell’ultimo esercizio ha fatto registrare una perdita di 150 milioni. Mentre il nuovo piano industriale della popolare vicentina prevede il taglio di numerose filiali in Italia, con oltre a 500 posti di lavoro a rischio secondo le associazioni di categoria. Ma all’orizzonte c’è anche il tentativo di “sganciamento” dalla Popolare vicentina, l’epicentro del nuovo terremoto bancario.
* Banca Nuova e Banca popolare di Vicenza, tramite il proprio ufficio stampa, fanno sapere di non voler commentare in questa fase la vicenda.